Sembrano abiti, in realtà sono delle vere e proprie sculture realizzate con incredibile perizia e talento creativo da Isabelle de Borchgrave. E Villa Necchi Campiglio è la location ideale per ammirarle in tutta la loro bellezza: in questa splendida dimora degli anni Trenta in pieno centro a Milano, i vestiti di carta dell' artista belga dialogano con gli spazi progettati dall' eclettico architetto Piero Portaluppi offrendo ai visitatori un assaggio di quella fertilissima stagione della moda, dell'architettura e del design d'inizio Novecento. Laddove vivevano Angelo Campiglio e le sorelle Gigina, moglie di Angelo, e Nedda Necchi (delle famose macchine da cucire), nelle camere da letto, nel giardino d'inverno, nelle stanza da bagno, nel guardaroba e nel salone dove ricevevano gli ospiti, e persino nell'alloggio della domestica e nei locali di servizio, le 30 sculture della de Borchgrave - vere e proprie installazioni - evocano il lusso di un'epoca passata.
sabato 10 dicembre 2016
Da Dior a Chanel: gli abiti di carta di Isabelle de Borchgrave
Sembrano abiti, in realtà sono delle vere e proprie sculture realizzate con incredibile perizia e talento creativo da Isabelle de Borchgrave. E Villa Necchi Campiglio è la location ideale per ammirarle in tutta la loro bellezza: in questa splendida dimora degli anni Trenta in pieno centro a Milano, i vestiti di carta dell' artista belga dialogano con gli spazi progettati dall' eclettico architetto Piero Portaluppi offrendo ai visitatori un assaggio di quella fertilissima stagione della moda, dell'architettura e del design d'inizio Novecento. Laddove vivevano Angelo Campiglio e le sorelle Gigina, moglie di Angelo, e Nedda Necchi (delle famose macchine da cucire), nelle camere da letto, nel giardino d'inverno, nelle stanza da bagno, nel guardaroba e nel salone dove ricevevano gli ospiti, e persino nell'alloggio della domestica e nei locali di servizio, le 30 sculture della de Borchgrave - vere e proprie installazioni - evocano il lusso di un'epoca passata.
Macchine, vapori e archivi nei musei portatili di Dayanita Singh
Musei portatili, da allestire dove e quando serve. Dentro le sue foto. Dayanita Singh è la protagonista della mostra in corso al Mast (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna: una incredibile esposizione di oltre trecento scatti che raccontano il lavoro e la produzione, la vita, la sua gestione quotidiana e la sua archiviazione attraverso gli occhi di una donna fuori dal comune. L' artista indiana, una delle figure più rilevanti della fotografia contemporanea, non solo ha sviluppato una personale ricerca documentaristica e poetica, ma ha anche elaborato una modalità espositiva assolutamente originale. I suoi lavori, suddivisi in serie e capitoli, sono proposti su strutture modulabili e autoportanti in legno - paraventi, carrelli, tavoli che riprendono il concetto di griglia modernista - che edificano strutture mobili e autonome per esporre.
mercoledì 7 dicembre 2016
I capricci dei veneti
«I pittori e i poeti hanno la
facoltà di inventare qualunque cosa a loro piace». Il vedutista veneziano
Bernardo Bellotto mette questa citazione dell’Ars Poetica di Orazio nel suo autoritratto datato 1764 per
rivendicare, qualora ce ne fosse bisogno, la sua libertà di artista. Ingaggiato dalle
più importanti corti italiane ed europee, il nipote di Canaletto la scrive su
un manifesto affisso su una delle colonne del monumentale portico che fa da
scenografia alla sua celebrazione insieme alle locandine degli spettacoli del
teatro di corte di Dresda: in
una, pittorescamente strappata, si riesce a individuare il titolo dello
spettacolo L’enfant prodigue di Voltaire; sulla colonna più in fondo è annunciato Rodogune di
Corneille, entrambe opere che Bellotto conosceva bene, facendo parte della sua
ricca biblioteca.
sabato 29 ottobre 2016
Ogni libreria che chiude apre un varco all'omologazione
giovedì 27 ottobre 2016
Basquiat, il randagio maledetto di Brooklyn che diventò re
mercoledì 5 ottobre 2016
Lo sguardo delle donne sulla storia
Le ragazze di Prima Linea Giovanna Borgese, Torino 1981 | ||
I colleghi delle agenzie e dei quotidiani scattavano le loro
foto del processo e tornavano di corsa in redazione. Lei, invece, non avendo
tempi da rispettare, poteva restare fino alla fine e scrutare i volti di quelle
persone rinchiuse dietro le sbarre per cogliere con la sua macchinetta le loro
espressioni di dolore, strafottenza, incoscienza. La foto Le ragazze di
Prima Linea scattata da Giovanna Borgese a Torino nel 1981 è una delle
150 fotografie esposte nella mostra L'altro sguardo che inaugura
oggi 5 ottobre alla Triennale di Milano e che raccoglie i lavori di sessanta
fotografe italiane, di varie generazioni, realizzati nell’arco di
cinquant’anni, dal 1965 al 2015. Foto collezionate con passione e competenza da
Donata Pizzi come «atto politico» e che
fanno il punto sulla storia della fotografia italiana al femminile, ma non
solo.
mercoledì 21 settembre 2016
Lo tsunami del "Mondo Fluttuante" che travolse l'arte occidentale
Un'onda tempestosa che minaccia alcune imbarcazioni. Sullo sfondo il Monte Fuji. È questa l'immagine più famosa del cosiddetto «Mondo Fluttuante» (l'ukiyoe), la cultura giovane e impetuosa che fiorì tra il XVII e il XX secolo nelle città di Edo (oggi Tokyo), Osaka e Kyoto, dedita al godimento di ogni singolo momento, al piacere e al divertimento in ogni sua forma, in contrapposizione all'etica del samurai.
martedì 13 settembre 2016
Gli anni d'oro degli anarchici a Milano
Carlo Carrà, I funerali dell'anarchico Galli |
giovedì 11 agosto 2016
L'esibizionismo pornografico del curatore
Massimiliano Gioni |
lunedì 1 agosto 2016
Le belle donne di Winogrand, uno schiaffo al maschilismo
Sicure di sé, senza complessi, fiere e decise, fresche e vitali: le donne di Garry Winogrand, protagoniste indiscusse di quegli anni di fermento che investì la società tra gli anni Sessanta e Settanta, sono emblema dell’autodeterminazione. Incuranti di quello che gli altri potrebbero pensare di loro al pari del fotografo che le ha immortalate girano disinvolte per le strade di New York, nei parchi, allo zoo, nei centri commerciali, nei musei, negli aeroporti, si divertono alle feste. Ognuna di loro ha una storia e Garry Winogrand, padre della street photography (influenzato dalla fotografia sociale di Robert Frank e Walker Evans) la racconta utilizzando obiettivi grandangolari che restituiscono allo spettatore uno spazio esterno al soggetto. I dettagli esterni inclusi nella cornice della foto, in questo modo contribuiscono ad accrescere la forza e il significato della donna ritratta.
sabato 23 luglio 2016
Ho incontrato Klein: sfacciato, provocatore, tagliente
Milano, Palazzo della Ragione. Davanti a me c' è il maestro William Klein. Non
ci penso un attimo: tiro fuori il cellulare e lo fotografo. Lui di tutta
risposta prende la macchinetta che porta appesa al collo e a sua volta
mi scatta una foto. Interessato al gesto, attore e spettatore, il
rivoluzionario Klein a ottantotto anni suonati non smette di
sorprendersi e provocare. Curioso delle persone, audace, pronto a essere
frainteso fa quello che ha fatto per una vita: scatta foto a me, ai
giornalisti, ai fotoreporter e alla maggior parte degli invitati alla
preview della mostra Il mondo a modo suo che celebra il suo ritorno
nella città che sessant' anni fa accolse la sua prima esposizione. Il
ribelle, anticonformista, antiperbenista che volle, fortissimamente
volle infrangere le regole assiomatiche della fotografia, (come lo
definisce il direttore di Palazzo della Ragione Domenico Piraina),
arrivò a Milano nel 1952 invitato da Giorgio Streheler per una mostra al
Piccolo Teatro.
mercoledì 20 luglio 2016
Nessuna deroga sull'anonimato delle donne denuncianti
Le chiacchiere stanno a zero, servono i fatti. Le donne subiscono maltrattamenti ogni giorno tra le quattro mura domestiche, eppure se ne parla - a volte anche in maniera morbosa - solo quando i riflettori della cronaca nera illuminano i casi dove non c’è più niente da fare. Viene invocata tolleranza zero nei confronti degli stalker, ci sono appelli mediatici dalle più alte cariche istituzionali affinché le donne denuncino, si facciano aiutare ad allontanare il maltrattante, ma poi quando c’è da fare qualcosa di concreto l’emergenza sembra lontana, un intervento appare rimandabile. Le beghe burocratiche prendono il sopravvento e l’urgenza di aiutare le vittime viene derubricata a una delle tante voci nei bilanci degli enti locali. Tra tagli di risorse e finanziamenti mai arrivati la crisi viene scaricata ancora sulla pelle delle donne, di quelle che hanno trovato il coraggio di condividere con persone competenti il loro dramma, che sono state supportate nella difficile decisione di allontanarsi da casa e dal pericolo di un marito o ex compagno violento, che hanno scelto di vivere.
domenica 26 giugno 2016
Perdersi nelle opere di Escher
Andate a vederla e perdetevi. Se lo scopo di una recensione su una
mostra deve essere quello di scoraggiare o incoraggiare il lettore a
visitarla, questo è un invito esplicito ad acquistare il biglietto per
entrare a Palazzo Reale e immergervi nel fantastico mondo di Escher.
Perdetevi nelle sue oltre 200 opere come fa il ragazzo nella Galleria di Stampe (1957) intento a guardare una stampa in cui è rappresentato il porto de La Valletta nell' isola di Malta, esposta in una galleria. L' immagine (qui a fianco) si ingrandisce sotto i suoi occhi, aumenta le sue dimensioni a tal punto da uscire dalla sua cornice fino a confondersi con il paesaggio esterno alla stampa e alla galleria; la sensazione è quella di essere rinviati dall' interno all' esterno e dall' esterno all' interno, in una specie di moto perpetuo in cui i piani si mescolano e si intersecano tanto da non poter più capire dove finisca l' interno e dove cominci l' esterno, e viceversa. Perdetevi nelle Mani che disegnano (1948), in cui si vedono due mani ognuna della quali disegna l' altra, o nel famoso triangolo impossibile del matematico Roger Penrose, nel nastro di Moebius o nel cubo tenuto in mano dal ragazzo seduto alla base della villa, anch' essa impossibile, nella litografia Belvedere (1958), realizzabile sul foglio ma non nello spazio.
Perdetevi nelle sue oltre 200 opere come fa il ragazzo nella Galleria di Stampe (1957) intento a guardare una stampa in cui è rappresentato il porto de La Valletta nell' isola di Malta, esposta in una galleria. L' immagine (qui a fianco) si ingrandisce sotto i suoi occhi, aumenta le sue dimensioni a tal punto da uscire dalla sua cornice fino a confondersi con il paesaggio esterno alla stampa e alla galleria; la sensazione è quella di essere rinviati dall' interno all' esterno e dall' esterno all' interno, in una specie di moto perpetuo in cui i piani si mescolano e si intersecano tanto da non poter più capire dove finisca l' interno e dove cominci l' esterno, e viceversa. Perdetevi nelle Mani che disegnano (1948), in cui si vedono due mani ognuna della quali disegna l' altra, o nel famoso triangolo impossibile del matematico Roger Penrose, nel nastro di Moebius o nel cubo tenuto in mano dal ragazzo seduto alla base della villa, anch' essa impossibile, nella litografia Belvedere (1958), realizzabile sul foglio ma non nello spazio.
sabato 25 giugno 2016
Sol LeWitt, l'arte concettuale e Giotto
«Mi piacerebbe produrre qualcosa che non mi vergognerei di mostrare a Giotto», diceva Sol LeWitt progettando i suoi Wall Drawing.
Era il frescante di Assisi il Maestro a cui l’artista americano guardava mentre prendevano forma quelle grandi opere murali dove le figure geometriche si accendevano di rossi sgargianti, gialli solari, da blu elettrici. Opere di facile lettura che lo resero uno dei più amati artisti contemporanei ma che in realtà nascono da ragionamenti complessi su teoremi matematici e regole apprese studiando la pittura del Quattrocento italiano. In particolare gli affreschi dove, spiega Sol LeWitt «non veniva usata la prospettiva lineare ma un sistema di prospettiva isometrica che appiattiva le forme». Come Giotto, che settecento anni prima aveva interpretato l’arte come una misurazione mentale del mondo, così l’artista americano mirava a sollecitare prima di tutto la mente dell’osservatore piuttosto che il suo occhio e le sue emozioni.
Era il frescante di Assisi il Maestro a cui l’artista americano guardava mentre prendevano forma quelle grandi opere murali dove le figure geometriche si accendevano di rossi sgargianti, gialli solari, da blu elettrici. Opere di facile lettura che lo resero uno dei più amati artisti contemporanei ma che in realtà nascono da ragionamenti complessi su teoremi matematici e regole apprese studiando la pittura del Quattrocento italiano. In particolare gli affreschi dove, spiega Sol LeWitt «non veniva usata la prospettiva lineare ma un sistema di prospettiva isometrica che appiattiva le forme». Come Giotto, che settecento anni prima aveva interpretato l’arte come una misurazione mentale del mondo, così l’artista americano mirava a sollecitare prima di tutto la mente dell’osservatore piuttosto che il suo occhio e le sue emozioni.
venerdì 24 giugno 2016
La passerella di Christo: arte viva, ponte tra passato e futuro
«Questa non è arte», tuonano i detrattori di The Floating Piers
liquidando l’opera come attrazione da luna park o da sagra di paese o
peggio ancora come mera operazione di marketing. Niente di più
sbagliato: la passerella di Christo sul Lago di Iseo è un capolavoro sia
se la si guardi dalla cima del Monte Isola, sia se ci si cammini sopra a
piedi nudi, così come consiglia l’autore. È una pennellata d’oro
sull’acqua azzurra del Sebino che toglie il fiato a quanti arrivano dopo
aver percorso la vecchia mulattiera fino al Santuario della Madonna
della Ceriola. Quello che gli spettatori si trovano davanti è una tela
dipinta da un artista che è riuscito nell’impresa delle imprese:
dipingere sull’acqua. Prima di lui era solo un’improbabile utopia. Ci
voleva una mente visionaria, ostinata e intraprendente come quella di
Christo per concretizzare un’idea che gli frulla in testa da
quarant’anni. E alla fine c’è riuscito.
lunedì 6 giugno 2016
Mea culpa di una madre: Sofia ha vinto
Sono una madre rompipalle lo so: l'ultima in ordine cronologico a farmelo notare è stata la mia amica Benedetta con un messaggio su WhatsApp. Mia figlia, invece, si limita a guardarmi per poi come se nulla fossa rimettersi a fare quello che stava facendo: niente, i miei rimproveri le entrano da un orecchio e le escono dall'altro. Sorride con le cuffie a palla mentre si mette lo smalto alle unghie, prova qualche nuova pettinatura o cerca quella maglietta sepolta sotto cumuli di abiti abbandonati da giorni sul pavimento vicino a libri, quaderni, penne mozzicate e calzini sporchi. "Metti a posto la stanza che se viene qualcuno", è il mio disperato appello quotidiano (tanto che è diventato una canzone di Dario dedicata a lei).
venerdì 27 maggio 2016
Santexuperine Scalze nell'arte contemporanea
Il «Mondo dell’Arte Contemporanea» descritto da Tommaso Labranca nel suo nuovo libro Vraghinaroda lo conosco bene. Il mio ex marito aveva una galleria in via Margutta e un’altra a Trastevere. Se un giorno siamo andati davanti a un giudice per dirci addio, è stato proprio perché non ne potevo più di lui, delle Santexuperine Scalze, dei Charlie, dei curator, delle new urban family, degli Ai Weiwei e dei Vraghinaroda che danno il titolo al volume edito da 20090.eu. Chi sono? Nel suo viaggio allucinante fra creatori, mediatori e fruitori dell’arte, Labranca li racconta con ironia e pure disprezzo, lo stesso che provavo io dopo dieci anni di frequentazioni forzate dal sacro vincolo matrimoniale.
sabato 21 maggio 2016
Eadweard Muybridge, l'assassino nudo
Un colpo di pistola dritto al cuore e il sindaco di San Francisco, Harry Larkyns, stramazzò a terra morto. Era il 17 ottobre 1874. A sparare era stato il fotografo Eadweard Muybridge in un raptus di gelosia. «Era l’amante di mia moglie Flora», si giustificò l’inglese immigrato negli States confessando il delitto. Poi fuggì in Messico lasciando sul più bello lo straordinario esperimento che stava compiendo con la sua macchina fotografica: dimostrare che «i cavalli volano».
martedì 3 maggio 2016
"Da questa parte del mare", l'ultimo pugno nello stomaco di Gianmaria Testa
Un pugno nello stomaco che fa ancor più male perché chi te l’ha dato non c’è più. Gianmaria Testa è morto a 57 anni il 30 marzo scorso dopo una lunga malattia; venti giorni dopo è uscito il suo libro "Da questa parte del mare" (Einaudi, pp. 112, € 12) che costringe a fermarti, pensare, interrogarti, conoscere. Proprio come fa lui - senza retorica con una lingua poetica e tagliente, burbera ed emozionata - in questa che Erri De Luca chiama «multibiografia di persone e di luoghi, dove sei anche tu». C’è Testa, figlio di contadini che ha rinunciato al posto fisso da ferroviere e che ci ha regalato 30anni di canzoni necessarie, precise. Canzoni che raccontano la vita, i sentimenti, ma anche i drammi del nostro presente.
mercoledì 13 aprile 2016
Plagio o atto rivoluzionario? Il letto di Magistretti si vende al grande magazzino
Rifare, copiando alla perfezione la Gioconda di Leonardo Da Vinci, non rappresenta un atto creativo, né artistico. Se qualcuno la vendesse sarebbe accusato di plagio, oltre che di truffa. Quando però Marcel Duchamp, nel 1919, rifece tale e quale Monna Lisa aggiungendole dei baffi, una barbetta e la firmò LHOOQ («elle a chaud au cul»: si concede facilmente) compì un atto assolutamente creativo e rivoluzionario. Non era una copia e quando la espose provocò scandalo. Rivoluzionario e scandaloso può essere considerato anche il letto Max esposto da MondoConvenienza. Anche questo oggetto è tale e quale al famoso Nathalie di Vico Magistretti, uno dei più apprezzati architetti e designer del ’900, ma il dettaglio del prezzo (viene venduto ad almeno un decimo di quello griffato) è talmente provocatorio, radicale, avanzato da meritarsi un applauso. Chi ha avuto l’idea di rendere accessibile a tutte le tasche un’opera di design pregiata come quella di Magistretti non può essere perseguito, quanto piuttosto considerato un benefattore dell’intera umanità oltre che un genio. Vivere in mezzo alle cose belle non può essere una prerogativa esclusiva delle persone facoltose: tutti, avendo il gusto di sceglierle, devono goderne; tutti devono potersi circondare di oggetti belli che notoriamente migliorano la qualità della vita e della socialità.
giovedì 31 marzo 2016
Women in action: esibire il proprio corpo per sovvertire
Sovvertire i valori costituiti attraverso la manipolazione e
l’esibizione del proprio corpo. Abolire la distanza tra artista e
pubblico facendo dell’arte un fondamento della comunicazione sociale,
uno specchio e un laboratorio dei cambiamenti in atto. Il pubblico non è
più considerato uno spettatore passivo, ma parte integrante dell’opera
stessa. È la Body Art, signori! Una rivoluzione culturale che fin dagli
anni Sessanta ha visto le donne grandi protagoniste con performance in
ogni parte del mondo rivendicate come scelta politica per la parità di
genere proprio negli anni cruciali del movimento femminista. Volutamente
effimere e legate al qui ed ora dell’accadimento, molte delle creazioni
di queste artiste hanno natura essenzialmente concettuale e sono
arrivate a noi attraverso riproduzioni in forma fotografica o filmica
oppure attraverso la conservazione di oggetti impiegati in occasione
delle azioni.
venerdì 18 marzo 2016
La contropittura di Pablo Echaurren
Ultimi giorni a disposizione per non perdere una bella mostra alla GNAM di Roma.
Artista nel senso di artefice e inventore a tutto campo (pittura, ceramica, illustrazione, fumetto, scrittura, video), indifferente agli steccati e alle gerarchie che solitamente tendono a comprimere la creatività, per oltre 45 anni ha prodotto opere mettendosi a “servizio” di diverse realtà e necessità, dall’industria pubblicitaria all’editoria, dai centri sociali al carcere. Lui è Pablo Echaurren e il filo rosso di tutta la sua attività va cercato nell’impegno politico che connota tutte le sue opere: dai “quadratini”, acquerelli e smalti di piccole dimensioni che riflettono i miti generazionali, alla famosa copertina del romanzo Porci con le ali (il diario sessuo-politico di due adolescenti scritto nel 1976 da Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera); dai collage legati all’esperienza dei cosiddetti Indiani metropolitani che nel 1977 si sono appropriati dei linguaggi estetici dell’avanguardia artistica per denunciare il mondo illusionistico dei media, alle illustrazioni per Lotta Continua dove fu chiamato a collaborare direttamente da Adriano Sofri.
Artista nel senso di artefice e inventore a tutto campo (pittura, ceramica, illustrazione, fumetto, scrittura, video), indifferente agli steccati e alle gerarchie che solitamente tendono a comprimere la creatività, per oltre 45 anni ha prodotto opere mettendosi a “servizio” di diverse realtà e necessità, dall’industria pubblicitaria all’editoria, dai centri sociali al carcere. Lui è Pablo Echaurren e il filo rosso di tutta la sua attività va cercato nell’impegno politico che connota tutte le sue opere: dai “quadratini”, acquerelli e smalti di piccole dimensioni che riflettono i miti generazionali, alla famosa copertina del romanzo Porci con le ali (il diario sessuo-politico di due adolescenti scritto nel 1976 da Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera); dai collage legati all’esperienza dei cosiddetti Indiani metropolitani che nel 1977 si sono appropriati dei linguaggi estetici dell’avanguardia artistica per denunciare il mondo illusionistico dei media, alle illustrazioni per Lotta Continua dove fu chiamato a collaborare direttamente da Adriano Sofri.
martedì 15 marzo 2016
Se l'educazione a scuola ha bisogno di badge e chiavistelli
La parola «educare» proviene dal latino «ex ducere» e significa «condurre fuori», ovvero aiutare qualcuno a dare il meglio di sé, a esprimere compiutamente se stesso. Per farlo, ovviamente, bisogna essere capaci: bisogna essere bravi educatori. La scuola pubblica italiana, purtroppo in caduta libera, sta dimostrando ancora una volta che di non essere in grado di educare i nostri ragazzi. Due notizie apparse in questi giorni sulla stampa lo confermano. A Milano, lo storico liceo il Parini ha detto “addio” all’appello all’inizio delle lezioni in favore del badge che gli studenti devono “strisciare” all’ingresso. Una macchina, insomma, controllerà presenze, ritardi e movimenti degli studenti che senza, d’ora in poi, non potranno più entrare a scuola.
lunedì 7 marzo 2016
David? No l'autoritratto di Michelangelo
Mi tocca riandare alla Galleria dell'Accademia a Firenze e guardare con nuovi occhi la meravigliosa statua realizzata nel 1504 da Michelangelo. Quell'uomo di quattro metri scolpito nel marmo bianco, ritenuto un emblema del Rinascimento, non rappresenta David, ma lo stesso Buonarroti all’età di 26 anni. Lo sostiene lo storico dell’arte Mauro Di Vito in un articolo pubblicato sul sito della Treccani, in cui afferma che «Michelangelo vuole autoritrarsi nel David, e farsi riconoscere, firmandolo col proprio corpo e col proprio strumento di lavoro».
mercoledì 2 marzo 2016
Jacob Tuggener, l'uomo che rese poesia l'altoforno
E' uno dei dieci più importanti fotografi industriali nel mondo, eppure in
Italia Jakob Tuggener (1904-1988) è conosciuto per lo più dagli addetti ai
lavori: il suo libro “Fabrik” uscito nel 1943 -
in cui ripercorre la storia dell’industrializzazione e illustra il potenziale
distruttivo del progresso tecnico indiscriminato il cui esito era la guerra in corso - è una pietra miliare nella storia dell'editoria
fotografica al pari di “Paris
de nuit” di
Brassaïs del 1933 e a “The
English at Home” di Bill
Brandt del 1936.
lunedì 25 gennaio 2016
Calais, i lacrimogeni e Colette: Bansky contro Francia
Bansky colpisce ancora. Le sue bombolette spray stavolta hanno lasciato il segno a Londra su un muro delll'ambasciata di Francia colpevole di aver usato la forza contro contro i migranti accampati a Calais, nel campo noto anche come The Jungle. Basnky dipinge una ragazza, Cosette, protagonista de "I Miserabili" di Victor Hugo, che lacrima copiosamente. A terra una latta di gas CS, il nome usato per il l'orto-clorobenziliden-malononitrile, usato dalle forze dell'ordine come gas lacrimogeno durante i disordini e le manifestazioni di piazza, dietro Bansky ha dipinto una bandiera francese. Ma nel graffito compare anche un QR code: basta inquadrarlo e lo smartphone appare un video con lanci di gas lacrimogeni e pallottole di gomma durante un attacco al campo dei rifugiati a Calais, il 5 gennaio scorso.
sabato 23 gennaio 2016
Tina Modotti, la nuova rosa
Le Rose (1925), immortalate in tutta l’opulenza dei petali aperti, tentano lo spettatore ad affondarvi il naso per sentirne l’odore e a toccarle per godere della consistenza di velluto. Di fronte alla Madre incinta con bambino in braccio (1929) si può immaginare la fotografa che dopo aver scattato abbia poi aiutato la donna a tenere quel cucciolo paffutello per farla riposare. L’autrice di queste foto è Tina Modotti alla quale Udine, sua città natale, rende omaggio con la raccolta più vasta delle sue opere tratte dai negativi originali.
giovedì 21 gennaio 2016
Oggi è esce il mio nuovo libro: "Le bombe di Roma"
Piccolo spazio pubblicità!
Ebbene sì, oggi esce il mio nuovo libro "Le bombe di Roma" edito da Castelvecchi. Dopo tre anni di ricerche e un'odissea editoriale alla fine ce l'ho fatta.
Prima di raccontarvi di cosa parla, però, voglio pubblicare i ringraziamenti, che per motivi di spazio sono saltati dall'edizione in libreria.
Eccoli:
Ebbene sì, oggi esce il mio nuovo libro "Le bombe di Roma" edito da Castelvecchi. Dopo tre anni di ricerche e un'odissea editoriale alla fine ce l'ho fatta.
Prima di raccontarvi di cosa parla, però, voglio pubblicare i ringraziamenti, che per motivi di spazio sono saltati dall'edizione in libreria.
Eccoli:
Questo libro è dedicato a Enrico Di Cola, a Roberto
Gargamelli, al “22 marzo”. Senza di
loro, senza il loro supporto e incoraggiamento, senza la loro memoria e gli
atti giudiziari, sarebbe stato difficile riuscire a venire a capo di questa
storia inedita, complicata, complessa. Grazie.
La mia riconoscenza va inoltre a Franco Schirone che con
grande generosità ha aperto i suoi archivi e mi ha aiutato a trovare la strada
e a Elda Necchi che per prima ha letto il manoscritto. Un grazie speciale a Cristina Guarnieri, Francesca Carbone,
Miriam Capaldo, Alessandro Sparatore,
Eleonora Tesconi. Sono debitrice nei confronti di Marco Capoccetti Boccia per
i suggerimenti e le puntualizzazioni ma soprattutto per la prefazione che rende
il libro prezioso. Tutta la mia gratitudine va infine a Sofia e a Dario che
hanno sopportato i lunghi periodi di ricerche, gli studi e la scrittura di
questo libro.
Grazie
venerdì 8 gennaio 2016
Contributo sull'arte e potere politico nelle società occidentali del XX secolo
il murales di Diego Rivera |
Ti posto di seguito un passo secondo me interessante e che non ti tornerà nuovo, visto che abbiamo afrontato l'argomento anche altre volte. Leggendo mi si sono aperti scenari del tutto sconosciuti su alcuni meccanismi e infiltrazioni, su contaminazioni del tutto "spurie" tra arte e potere, sempre nell'ottica di quale libertà espressiva noi siamo portatori e quale libertà sia effettivamente possibile... di Piero Flecchia "Il Poeta e gli Assassini" .
sabato 2 gennaio 2016
Ossa, sesso, bambini impiccati: l'arte che rende ricchi
"Amore e psiche" di Koons |
Di fronte a tutto ciò in molti si chiedono: «Ma questa è arte?».
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