Ultimi giorni a disposizione per non perdere una bella mostra alla GNAM di Roma.
Artista nel senso di artefice e inventore a tutto campo (pittura, ceramica, illustrazione, fumetto, scrittura, video), indifferente agli steccati e alle gerarchie che solitamente tendono a comprimere la creatività, per oltre 45 anni ha prodotto opere mettendosi a “servizio” di diverse realtà e necessità, dall’industria pubblicitaria all’editoria, dai centri sociali al carcere. Lui è Pablo Echaurren e il filo rosso di tutta la sua attività va cercato nell’impegno politico che connota tutte le sue opere: dai “quadratini”, acquerelli e smalti di piccole dimensioni che riflettono i miti generazionali, alla famosa copertina del romanzo Porci con le ali (il diario sessuo-politico di due adolescenti scritto nel 1976 da Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera); dai collage legati all’esperienza dei cosiddetti Indiani metropolitani che nel 1977 si sono appropriati dei linguaggi estetici dell’avanguardia artistica per denunciare il mondo illusionistico dei media, alle illustrazioni per Lotta Continua dove fu chiamato a collaborare direttamente da Adriano Sofri.
«Vedevo i contestatori come dei noiosi savonarola in grigio verde. Militarizzati, inquadrati, omologati. E moralisti. Maoisti. Catto-comunisti, insomma. Eppure capivo di dover stare dalla loro parte. Anche controvoglia», scrive Echaurren nel libro Il mio ’77. «Ma disegnare sui giornali o sulle copertine dei libri rafforzava la mia idea di poter fuoriuscire dalla cornice. Di poter andare oltre le inutili polemiche sull’accorciare le distanze tra autore e spettatore. Mi pareva che il mondo dell’arte su questo problema girasse a vuoto, che esprimesse una buona dose di ipocrisia e falsa coscienza. La carta stampata invece circolava senza il filtro del sistema, arrivava dappertutto».
All’impegno politico di Echaurren (figlio del pittore cileno Sebastian Matta e grande collezionista di libri sul Futurismo) è dedicata Contropittura, la mostra aperta fino al 3 aprile alla Galleria d’Arte Moderna di Roma che è anche il titolo del catalogo edito da Silvana Editoriale curato da Angelandreina Rorro in cui sono raccolti i saggi del critico-gallerista Arturo Schwarz (senza di lui non ci sarebbe stato il Dada-Surrealismo), dell’artista Gianfranco Baruchello e di Kevin Repp, curator Beinecke Library della Yale University, che indaga proprio l’impegno politico di Echaurren partendo dal periodo della sospensione dell’attività artistica per immergersi nel clima sociale del periodo.
Cuore della mostra e del volume sono i disegni e collage dove appare evidente il desiderio di trasformare l’esclusiva ricerca di Marcel Duchamp in uno strumento a disposizione di tutti, secondo un progetto di collettivizzazione dell’avanguardia storica. Seguono una serie di grandi tele degli anni ’80 e ’90, che fanno i conti con gli eventi contemporanei e con la problematica ambientale, e alcuni collage degli anni ’90 composti con manifesti politici e pubblicitari. Non mancano le più recenti «pitture da muro», che creano un nuovo alfabeto simbolico, una serie di quadri sul sistema dell’arte che rivelano la dimensione critica del lavoro dell’artista e i lavori di dimensioni minori, come le Decomposizioni floreali, e i fumetti con i quali la pittura “scende” fino al foglio stampato con una riflessione concettuale di stampo Dada-futurista che stimola una visione ironica del presente. «Pensavo che l’arte dovesse circolare anche fuori dai canali convenzionali, spalmarsi sulla vita, sporcarsi con la realtà», rivendica Echaurren. «Mettersi in gioco e mandare affanculo chi restava ancorato a un meccanismo datato, arretrato, ormai condannato a essere giubilato (collezionisti, galleristi, artisti con la puzza-sotto-il-naso)».
Nessun commento:
Posta un commento