Questo è il report degli anarchici in piazza il 12 aprile a Roma. Il pezzo è pubblicato sul numero 13 di Umanità Nova.
Compratela, leggetela, diffondetela, attaccatela sui muri
Più di 20mila persone, con una composizione prevalentemente romana fra
cui moltissimi migranti e giovani. Percorso militarizzato come ormai di
consueto, con un dispositivo pesante. Lo
Striscione: "Ribaltiamo il governo Renzi, Cancelliamo il decreto Lupi e
Jobs Act" campeggia nel corteo. Ancora si legge “Il nostro piano casa,
occupiamo tutto”. Sui muri manifestini che dicono “Potete chiamarci
Neet, ma rimaniamo precari incazzati” (acronimo inglese che indica chi
non studia, non lavora e non fa formazione, e aggiungiamo se fa sport,
non è d'elite, ma nelle palestre popolari, non guarda la tv, sta nelle
strade e nelle curve, nei centri sociali, non crede nelle rapporti
fissi, ma cerca comunque l'amore).
Qualche manifestante orina davanti
alle sedi dei ministeri, come un gruppo di donne a difesa della legge
sull’aborto, all’ingresso di quello della Salute. Tutto sempre
documentato in diretta su Twitter e sugli altri social network e sulle
radio di movimento. Negli “scontri”, sul selciato restano tantissimi
k-way azzurri, uno dei simboli della giornata. Ci auguriamo di non
vederli più. Soprattutto di non vederli correre dando le spalle alla
polizia, che come un cane da caccia fiuta la preda e viene ancor più
aizzata dalla corsa. Una volta i cordoni erano l'ossessione di ogni
gruppo politico, misura e vanto di ogni collettivo, specchio della forza
e della loro capacità di tenuta, per difendersi dalle forze del
disordine, certo, ma anche da fasci e alla bisogna purtroppo da usare
contro chi la pensava diversamente. Ragionevolmente sono scomparsi, per
la loro capacità di respingere la gente, quando era la fase della
cosidetta società civile, finalmente divenuta moltitudine; ma oggi che
la crisi avvicina le persone nei bisogni e nella giusta necessità di
lottare per esistere, forse occorre ripensare all'utilità del sapersi
disporre in piazza, nel necessità di dover difendere un corteo dalla
brutalità della polizia. Le ambulanze soccorrono i manifestanti e gli
agenti contusi, quattro cariche di alleggerimento, decine di minuti di
“scontri”. La giornata del 12 risolta in escalation dalla lattuga alle
bombe carta, l'assedio al palazzo termina con una ritirata che poteva
risultare ben più disastrosa, del ferito grave alla mano e dagli fermi e
arresti. Corpi schiacciati, impauriti, sofferenti, occhi di bambine.
Quale ricordo rimarrà, in quale coscienza vivrà? Il Governo Renzi, ha
avviato col Job Act e il decreto Lupi, l'ennesimo attacco alle fasce
popolari. Due atti che influenzeranno la vita di milioni di persone, la
maggior parte dei quali vive sotto la soglia di povertà, limite fissato
dagli istituti governativi e filopadronali, da loro stessi cioè. In una
società meritocratica e classista, il benessere la felicità hanno dei
parametri. Le risorse, però, sono solo per le imprese, le loro banche, e
i loro governi. Lacrime e sangue nei cantieri, nelle fabbriche (una
volta), oggi nei CIE, nelle campagne, nei cosiddetti paesi in via di
sviluppo, figuriamoci in quelli che ne hanno solo l'aspetto della
distruzione e devastazione delle vite e di interi territori. La lotta
per la casa esprime l'universale diritto ad avere un tetto, il benessere
che oltre a soddisfare un bisogno, con la lotta, prova a immaginare un
futuro conquistato a spinta, per non vivere più come schiavi. È nella
casa che si spende la maggior parte della vita, in cui l'umano, morale e
materiale e i sentimenti nascono e vivono, dove si pensa di vivere in
serenità con la propria famiglia e amici più cari; dove poter curare la
crescita dei propri figl*. La lotta per la casa s'intreccia con la lotta
per la difesa del territorio, per fermarne il consumo, occupare case
vuote per fermare la vorace speculazione edilizia. Se i confini fra gli
stati sono quasi ormai inesistenti per le merci, se quasi sembrano più
labili per le donne e gli uomini, che girano il mondo in cerca di un
esistenza, non è così per le lotte. Va costruito con urgenza un tessuto
internazionalista e federalista, perché gli occhi di quella bambina non
era italiana, e chissà a quale miseria e guerra ha già assistito. Come
pure la mano che ha fermato la porta della metro per fare entrare
giovani compagn*, mentre con l'altra fermava i controllori-guardie. La
giornata del 12 non ha vissuto quella pluralità di pratiche che è
auspicabile per la crescita e rafforzamento del movimento. È stata una
giornata, però, caratterizzata dall'incapacità di (auto)gestire la
piazza, di auto-tutelarsi, e dall'uso spregiudicato delle lotte per le
esigenze di spettacolarizzazione di certe aree. Le lotte sui bisogni
primari sono delle lotte fondamentali, necessarie per riappropriazione
di spazi e la creazione di autonomia di classe. Proprio per questo non
possono essere lasciate in mano ai "dirigenti di movimento". Solo gli
oppressi potranno essere i protagonisti della loro emancipazione. Le
lotte non sono una questione di estetica. Le lotte si costruiscono
giorno per giorno, sporcandosi le mani nelle e con contraddizioni.
Altro dato che è emerso con forza dalla giornata romana è stata la forte
volontà repressiva del governo Renzi. Un governo che ha approvato, dopo
pochissimo tempo dal suo insediamento, una serie di provvedimenti che
attaccano direttamente il movimento per la casa (d'altra parte quando si
mette un ciellino come Lupi alle infrastrutture e un legacoop al
lavoro...).
Proprio per questo è urgente costruire e ampliare un
movimento reale, scevro da avanguardismi e in grado di portare avanti
una risposta, sempre più urgente, alla macelleria sociale.
Orestes
cordoni e il servizio d'ordine servivano, come sarebbero serviti gruppi nomadi esterni al corteo per creare diversivi e vie di fuga... la manifestazione è stata una manifestazione dei movimenti per il diritto all'abitare e come numeri è stata un successo, c'era anche uno spezzone contro il jobsact, ma purtroppo non era molto nutrito. La battaglia tra anarchici e comunisti al momento è inutile (ma forse lo è stata sempre e Marx aveva un brutto carattere), sia perché i comunisti sono sempre più libertari, sia perché comunismo e anarchia restano utopie al momento irrealizzabili e sia perchè per me finchè le battaglie sono condivise gli anarchici sono miei compagni (e concedetemela spesso anche più divertenti). Forse i puffi erano semplicemente giovani e ognuno può venire in manifestazione col look che vuole a parte che il comitato organizzatore non abbia deciso il dress-code. È facile prendersela col movimento quando le cose vanno male, quello che mancava non è il movimento che è spontaneo ed eterogeneo e composto da tantissime realtà che è da poco che organizzano cose insieme e si frequentano.
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