lunedì 30 settembre 2019

Artiste scandalose, emigrate dimenticate, pittrici di genere: quanti capolavori sconosciuti

Pan Yuliang
Parigi,1957. Le campane della Cappelle des Auxiliatrices suonano cinque rintocchi e Pan Yuliang congeda due modelle, si versa un bicchiere di vino e viene inaspettatamente raggiunta dai ricordi. Inizia così il romanzo di Jennifer Cody Epstein La pittrice di Shanghai (Rizzoli, 2008) che racconta la vita della scandalosa artista che nei primi decenni del secolo scorso ha scioccato la Cina con i suoi nudi. Una vita incredibile che inizia nel 1895 nella provincia di Jiangsu, lungo la costa est della Cina. Lei - al secolo Chen Xiuqin - rimane orfana a otto anni; viene sfruttata come serva dei parenti e poi venduta dallo zio a un bordello di Wuhu. Lì, nella "Casa dell'eterno splendore" dove le ragazze come lei si comprano e si vendono per pochi soldi, conosce la violenza ma anche l'amore che la farà diventare Yuliang (Buona giada). E impara a coltivare in segreto il vizio portentoso che un giorno la renderà libera: la passione assoluta e inviolabile per la pittura. Quando nel 1977 muore in un attico nella periferia di Parigi lascia agli eredi qualcosa come quattromila opere.
Concetta Scaravaglione
Gluck

mercoledì 25 settembre 2019

de Chirico, una grande scoperta

Autoritratto nudo, 1943
Quando René Magritte, per la prima volta, si trovò a tu per tu con un quadro di Giorgio de Chirico rimase folgorato. «Vidi il pensiero per la prima volta», disse. In effetti dopo la visita a Palazzo Reale a Milano, dove ieri si è tenuta la preview della mostra dedicata al «pictor optimus», l’impressione è proprio quella di essere riusciti a varcare una soglia, quella del suo inconscio. Piazze vuote, manichini senza volto, colonne e busti di marmo, ritratti e autoritratti: le opere di Giorgio de Chirico sono attimi rubati a un sogno, catturati e trasposti sulla tela, come testimonianze di un inconscio che si confessa in un quadro e non tra le pagine di un diario.

lunedì 23 settembre 2019

Le stanze delle meraviglie non stupiscono più, ma insegnano a ragionare #Prada


Le Wunderkammer erano le stanze dove, a partire dal Rinascimento, sovrani e signori d’Europa - non contenti di circondarsi di opere d’arte tradizionali - mettevano insieme stupefacenti collezioni di pezzi rari, curiosi ed esotici, naturalia et artificialia. Non c’era, apparentemente, alcun criterio logico. Quell’assemblaggio improbabile di oggetti aveva una sola funzione: quella di stupire gli ospiti.
E oggi? Cosa cercherebbe un collezionista per il suo gabinetto delle meraviglie? E come lo allestirebbe? Le risposte vengono dalla mostra Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori appena aperta alla Fondazione Prada di Milano che propone ai visitatori 538 opere d’arte e oggetti provenienti dai musei viennesi Kunsthistorisches e Naturhistorisches.

mercoledì 18 settembre 2019

Training Humans: l'intelligenza artificiale non è poi così intelligente

Entri un una stanza e guardando due monitor ti accorgi non solo che sei stata ripresa da qualche telecamera nascosta chissà dove, ma anche che sei stata “schedata” e “interpretata” da un’intelligenza artificiale. Nel mio caso in maniera sbagliata. Non solo ha sbagliato l’età, mi ha “letto” più giovane di un lustro (e questo potrebbe anche essere un motivo di vanto) nonostante i miei capelli siano tinti di bianco, ma soprattutto ha preso un abbaglio sul mio stato d’animo. Secondo lei sono in preda alla paura. Perchè dovrei aver paura visto che sono in un posto splendido, circondata da tante persone rassicuranti e garbate, e sto vedendo una mostra? La risposta è una: l’intelligenza artificiale è meno intelligente di quel che si pensi. O meglio: chi l’ha addestratata non le ha fornito informazioni elaborate correttamente. E proprio su questo si concentra Training Humans, la mostra concepita da Kate Crawford, professoressa e studiosa nell’ambito dell’intelligenza artificiale, e Trevor Paglen, artista e ricercatore, che ha appena aperto all’Osservatorio Fondazione Prada di Milano. 

domenica 15 settembre 2019

Millia ed Emilia tornano a casa e svelano a tutti il segreto di Tiziano

Quella figlia illegittima avuta dalla serva doveva rimanere un segreto, di quelli che non conviene rivelare per evitare imbarazzi, ma ancora di più perché dividere un’eredità con degli estranei non è piacevole. Deve averlo pensato anche Pomponio, il figlio del grande Tiziano Vecelio, quando alla morte del padre, nel 1576, trovò nel suo studio a Venezia un dipinto non terminato che ritraeva una donna così somigliante alla loro domestica Millia insieme ad una bambina. Era un quadro incompiuto, eppure splendido, eseguito con la massima cura dalle mani di un artista innamorato che non potendo gridare al mondo il suo amore si doveva accontentare di vederlo riprodotto su una tela.

giovedì 12 settembre 2019

Mangrané, l'artista che ci spinge a ripensare il nostro ruolo nel mondo

C’è un padiglione realizzato con filtri fotografici arancioni dove farsi una spremuta da assaporare tranquillamente seduti. Là dentro, ma ancor di più quando si esce, ci si accorge che la percezione dello spazio e dei colori cambia: qualcuno vede tutto più blu, altri trovano alterate le distanze e altri ancora si sentono in preda ad una sensazione di straniamento. A dimostrazione che ha ragione Daniel Steegmann Mangrané. L’artista, nato a Barcellona ma da 15 anni di casa in Brasile, con "Orange Oranges" sovverte categorie di pensiero che caratterizzano il nostro modo di percepire la realtà. In questa relazione il filtro fotografico è come a una membrana attraverso cui le informazioni e sensazioni vengono proiettate dall’interno all’esterno e viceversa.