L’installazione fa parte della mostra personale "A Leaf-Shaped Animal Draws The Hand" che apre oggi al Pirelli Hangar Bicocca di Milano (con la curatela di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli) nella quale Mangrané indaga - con disegni, sculture, oleogrammi, video, foto, installazioni, realtà virtuale - le relazioni tra individuo e società ponendo al centro la dimensione sensoriale dello spettatore che viene coinvolto soprattutto in un confronto intimo con la rappresentazione della natura e delle sue componenti animali e vegetali.
Ecco allora "Transparent Leaf Instead Of The Mouth": un terrario con piante e arbusti lombardi all’interno del quale vivono insetti foglia, insetti stecco e mantidi di origine asiatica: 70 esemplari che si mimetizzano e costringono i visitatori, che devono individuarli in mezzo alla vegetazione, a guardare bene e riflettere su quel particolare ecosistema. Ma c’è anche "Phantom"con la ricostruzione virtuale immersiva della Mata Atlantica. Indossato un visore ci si ritrova in un ambiente tridimensionale in bianco e nero, polveroso, che riproduce in ogni dettaglio un’area della foresta. Guardando in basso il visitatore non vede però i propri piedi, ma solo piante e vegetazione, così da sentirsi smaterializzato, quasi vivesse un sogno.
Il filo conduttore delle opere di Mangrané è comunque la foresta pluviale brasiliana: è il suo studio, il suo fornitore di materiale, la sua musa e la sua ossessione.«Entrarci per la prima volta, 15 anni fa, è stato come prendere una droga fortissima», ha detto l’artista durante la preview. «Questa esperienza ha cambiato la mia percezione del nostro ruolo nel mondo». La scommessa è che visitando la mostra (gratuita al Pirelli Hangar Bicocca fino al 19 gennaio 2020) succeda anche a voi.
Daniel Steegmann Mangrané e me |
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