domenica 28 ottobre 2018

Giulio Paolini e la ricerca del Bello ideale (l'arte concettuale è più semplice di quel che appare)

Giulio Paolini e le sue fonti di ispirazione. La mostra del Bello ideale appena inaugurata alla Fondazione Carriero di Milano illustra il percorso introspettivo del maestro, indiscusso pioniere dell’arte concettuale, interrogandosi se questo oissa essere costituito da un'unica opera continua, una costante variazione originata dal suo primo lavoro Disegno Geometrico del 1960 con la squadratura a inchiostro della superficie di una tela dipinta a tempera bianca. Questo gesto preliminare di qualsiasi rappresentazione rimarrà il punto di “eterno ritorno” dell'universo di pensiero paoliniano: momento topico e istante originario che rivela l'artista a se stesso, rappresenta il fondamento concettuale di tutto il suo lavoro futuro.

venerdì 26 ottobre 2018

Le provocazioni degli "scugnizzi inglesi" che rivoluzionarono l'arte (da Gilbert&George a Damien Hirst)

Damin Hirst, Problems
Napoli. Palazzo Zevallos è un magnifico edificio del Seicento nel cuore di Napoli. I proprietari avrebbero preferito che la loro dimora fosse realizzata nei Quartieri Spagnoli, ma essendo troppo affollati dovettero ripiegare su via Toledo, «la strada più popolosa e allegra del mondo», come la definì Stendhal. E anche tra le più "focose": nel corso dei tumulti popolari del 1647, l' edificio venne preso d' assalto e dato alle fiamme.
«Una torcia accesa per la nostra mostra», avrebbe detto Gary Hume di fronte a quelle scena. Lui, insieme ad alcuni compagni di studio in uno dei college più prestigiosi di Londra, il Goldsmith, fondarono alla fine degli anni Ottanta il gruppo Young British Artist. Capeggiati da Damien Hirst (quello dello squalo immerso nella formaldeide, delle vetrine con pillole o strumenti chirurgici, dei "mandala" costituiti di farfalle, del teschio ricoperto di diamanti), quei giovani artisti erano dei provocatori bisognosi di esplodere come meteoriti in rotta di collisione con la Terra. Cresciuto nello York-shire operaio, tra educazione cattolica e vinili dei Sex Pistols, tra un arresto per taccheggio e l' altro, fu proprio Hirst ad ideare e promuovere la prima mostra degli youngbrit che si svolse nel 1988 negli ex uffici portuali della Londra. Volle chiamarla Freeze perché l' obiettivo doveva essere quello di stupire, colpire, in una parola, congelare. Il caso volle che proprio il giorno dell' inaugurazione, scoppiò un incendio in un caseggiato vicino alla sede espositiva. A Gary Hume sembrò un presagio e pronunciò la famosa frase: e davvero la mostra fu la miccia che fece esplodere una nuova modalità di espressione, aggressiva nella sua volontà comunicativa, riflesso di una posizione spesso causticamente cinica nei confronti della società.

giovedì 25 ottobre 2018

La "città irreale" di Mario Merz diventa realtà dopo 50 anni #Igloos


La “città irreale” di Mario Merz è diventata realtà. Ci si può camminare e ci si può perdere: tanto c’è da vedere, tanti sono i messaggi da cogliere. Una passeggiata in solitaria sarebbe il massimo, ha suggerito la figlia Beatrice presidente della Fondazione Merz. E in effetti camminando senza fretta attorno ai trenta igloo sistemati nelle Navate e nel Cubo del Pirelli HangarBicocca i pensieri sono davvero molti: quelle strutture architettoniche sferiche delimitano uno spazio, un territorio ma nello stesso tempo offrono allo sguardo del visitatore l’interno; la forma è la stessa per tutti, ma ognuna di quelle “capanne” è unica come l’essere umano; ci si può girare attorno percependo il moto circolare del tempo; è un “ventre”, diceva Merz, dal quale possono nascere delle cose. 

giovedì 18 ottobre 2018

Quel rivoluzionario di Picasso che si ispirava all'antico

Anche l’antico un tempo è stato moderno. Lo sa bene il rivoluzionario Pablo Picasso distruttore del Bello canonico. Proprio in quell’antico il maestro spagnolo scoprì le forme adatte alla metamorfosi dei codici della pratica artistica accademica che lo portarono nel 1907 a inventare le Demoiselles d’Avignon, opera riconosciuta come il manifesto di una nuova estetica. Le radici, il passato sono gli elementi ricorrenti e costanti della sua poetica e del suo fare artistico: ha assorbito e fatto suo il mondo antico, quello del Mediterraneo, di Grecia, Spagna, Italia, Cicladi e Cipro. Ha indagato miti e mitologia; ha reinterpretato divinità, fauni, satiri, ninfe e menadi dando loro dolore, gioia e vita. Egli stesso è entrato nell’Olimpo nelle vesti di Pan dopo essere stato Zeus.

giovedì 11 ottobre 2018

Così Leonardo da Vinci preparò l'Ultima Cena

L'Ultima Cena di Leonardo da Vinci oggi risulta un'immagine così familiare che quasi viene data per scontata. Invece entrare nel Refettorio del Convento Domenicano di Santa Maria delle Grazie a Milano e trovarsi davanti a quel dipinto, alla sua profonda vulnerabilità e al suo giganteggiare sempre più sulle proprie disgrazie (a cinquant'anni dalla realizzazione Giorgio Vasari notava come fosse diventato una macchia indistinta di colori a causa dell'umidità; sfuggì miracolosamente alla distruzione di gran parte del convento e dello stesso Refettorio durante la Seconda Guerra Mondiale; poi sopravvisse alle condizioni proibitive cui fu abbandonato per mesi prima di essere messo in sicurezza) è un'esperienza quasi mistica. Nella penombra in cui viene conservata la grandiosa opera sembra possibile vedere Leonardo al lavoro, mentre prepara la parete con due strati di calcina fresca e si prepara ad usare tempera e olio di lino come se stesse realizzando un piccolo dipinto su tavola. E intorno a lui i disegni preparatori, gli studi dei particolari, gli schizzi della composizione.
Oggi quei preziosissimi fogli sono ritornati nel Refettorio di Santa Maria delle Grazie e l'emozione di vederli "dialogare" con l'opera finita è grande.


lunedì 8 ottobre 2018

Banksy in attesa della mostra non autorizzata di Milano: il primo sucidio di un'opera d'arte in diretta

L'autodistruzione della "Bambina con il palloncino"
«Aggiudicata». Non appena il battitore di Sotheby's a Londra ha pronunciato la parola magica, con il martello che inchiodava il prezzo finale stratosferico a 1.042.000 sterline (si partiva da 200mila), l'opera si è autodistrutta. La tela di Banksy "La bambina e il palloncino" appena comprata da un anonimo collezionista al telefono ha cominciato a scivolare dietro il vetro per finire sezionata in tante striscioline da un tritadocumenti nascosto nella parte inferiore della pesante cornice. Le facce di chi era presente a questo coup de théâtre alla Contemporary Art Evening Sale descrivono chiaramente lo stupore, la paura, ma anche la consapevolezza di essere testimoni del primo suicidio di un'opera d'arte in diretta.
Non era mai successo nella storia, e non sorprende che uno degli scherzi più audaci nella storia dell'arte l'abbia messo in campo Banksy, il "terrorista dell'arte". Non è chiaro se l'artista fosse presente in sala ed abbia azionato egli stesso, con un telecomando, il meccanismo nascosto. Poco dopo l'incidente, un uomo vestito di nero con cappello e occhiali da sole è stato visto discutere animatamente con le guardie all'ingresso della casa d'aste.
Quel che è certo è che Banksy ha pubblicato la scena sul suo profilo Instagram - l'unico canale social che usa per far conoscere le sue opere - commentando soddisfatto il suo ennesimo sberleffo al criticato mercato dell'arte: «Going, going, gone...», «Sta andando, sta andando, andato...».
Per poi pubblicare un video in cui svela il micidiale meccanismo con la frase di Picasso: «La voglia di distruggere è anche un desiderio creativo».

venerdì 5 ottobre 2018

Il reportage di Tanzini sul mercato Tsukiji che verrà smantellato per le olimpiadi

© Nicola Tanzini, TokyoTsukiji
Domani, 6 ottobre,  le ruspe entreranno in azione a Tokyo e distruggeranno per sempre uno dei suoi simboli: il mercato di Tsukiji, tempio delle aste mondiali del tonno, dove vengono vendute ogni anno 700mila tonnellate di pesce. Un posto “magico”, frequentato dagli addetti ai lavori (lì sono i venditori di pesce che scelgono i clienti, non il contrario) e dai turisti di tutto il mondo, che il fotografo italiano Nicola Tanzini è riuscito a immortalare prima che venga definitivamente smantellato per far posto a un parcheggio per le Olimpiadi del 2020.