lunedì 8 luglio 2013

«Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione»



"Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione", scriveva Emma Goldman nella sua biografia. Io voglio ballare con lei in quella che è la mia rivoluzione quotidiana. Una rivoluzione interiore, di piccoli gesti, di semi gettati in terreni aridi, di riflessioni fatte ad alta voce accompagnate dal pensiero di una delle più grandi donne della storia.
Anarchica, femminista ante-litteram, Emma Goldman (1869 – 1940) precorse le idee di quel movimento che troverà poi il suo sviluppo negli Sessanta. Tenendo diverse conferenze sull'emancipazione della donna, sull'amore libero, sull'uso dei contraccettivi ed il controllo delle nascite, Emma Goldman tentò di tradurre in pratica tutto il suo ideale teorico e le sue aspirazioni libertarie, spesso scontrandosi con gli stessi anarchici e con il loro «istinto maschile di possesso, che non vede altro dio all’infuori di se stesso». La Goldman sosteneva «l’impossibilità per l’amore di esistere quando è imposto e non è libero», affermando che la donna doveva porsi nei confronti dell'uomo «come individuo dotato di una personalità e non come un bene sessuale».

 
«La storia - scriveva la Goldman - ci ha insegnato che ogni classe oppressa ha ottenuto la sua liberazione dagli sfruttatori solo grazie alle sue stesse forze. È dunque necessario che la donna apprenda questa lezione, comprendendo che la sua libertà si realizzerà nella misura in cui avrà la  forza di realizzarla. Perciò sarà molto più importante per lei cominciare con la sua rigenerazione interna, facendola finita con il fardello di pregiudizi, tradizioni ed abitudini. La richiesta di uguali diritti in tutti i campi è indubbiamente giusta, ma, tutto sommato, il diritto più importante è quello di amare e di essere amata. Se dalla parziale emancipazione si passerà alla totale emancipazione della donna, bisognerà farla finita con la ridicola concezione secondo cui la donna per essere amata, moglie e madre, debba comunque essere schiava o subordinata. Bisognerà farla finita con l'assurda concezione del dualismo dei sessi, secondo cui l'uomo e la donna rappresentano due mondi agnostici».
Russa, figlia di un autoritario genitore, a soli quindici anni quando emigrò negli Stati Uniti ebbe occasione di interessarsi tramite la stampa alle vicende giudiziarie seguite agli incidenti avvenuti a Chicago (4 maggio 1886) fra lavoratori in sciopero e polizia. Infatti, in seguito alla morte di alcuni poliziotti, erano stati arrestati cinque esponenti anarchici, particolarmente noti e combattivi, con l'evidente scopo di colpire il movimento di emancipazione dei lavoratori. La Goldman fu sconvolta dalla tragica fine dei cinque rivoluzionari che furono impiccati nella piazza di Haymarket (11 novembre 1887). L'episodio fu una della più indegne montature giudiziarie di quel periodo negli Stati Uniti. Emma sentì crescere in lei l'ammirazione per quegli uomini, per il loro comportamento coerente e fiero, per le loro idee. Le loro idee divennero le sue.

Nel 1892 Henry Clay Frick, padrone di alcune fabbriche siderurgiche a Homestead (Pennsylvania), senza riconoscere alcun sindacato od organizzazione del lavoro, minacciò il licenziamento di diversi operai e dichiarò il suo potere decisionale sui salari. Persino la stampa conservatrice lamentò i suoi metodi drastici e arbitrari. Durante uno sciopero numerosi lavoratori, tra cui un ragazzino, furono uccisi da crumiri armati fino ai denti, protetti dalle guardie di Pinkerton e guidati da Frick. La Goldman e  Alexander Berkman, suo compagno di vita, decisero di vendicare la morte di quegli operai. Emma procurò la pistola e discusse con il suo compagno l'azione. Il 23 luglio di quello stesso anno Berkman entrò nell'ufficio di Frick e gli sparò a bruciapelo. Non riuscì però ad ucciderlo, anche se Frick rimase gravemente ferito. Il ventunenne attentatore anarchico fu arrestato, processato e condannato.

Nel 1894 fu lei ad esser condannata ad un anno di carcere sotto l'accusa di «aver incitato alla sovversione» un gruppo di disoccupati nel corso di un comizio. Da allora in poi anche la stampa cominciò ad occuparsi regolarmente di lei, delle sue attività, delle sue vicissitudini giudiziarie e le fu applicato il soprannome di Red Emma.  Tutti i principali centri degli Stati Uniti e del Canada la ebbero veemente oratrice: teatri stracolmi di gente a Boston, a New York, a Montreal, così come ovunque la chiamassero gruppi di lavoratori in lotta. La polizia le impedì più di una volta di parlare, altre volte irruppe nella sala interrompendo il suo discorso e cercando di disperdere i partecipanti. I padroni dei teatri furono diffidati dal concedere i locali in occasione delle sue conferenze, oramai era divenuta una temuta agitatrice, apprezzata negli ambienti rivoluzionari per il suo attivismo e per questo perseguitata dalla polizia. Nel decennio successivo Emma e Alexander si opposero al militarismo ed al fanatismo che accompagnò lo scoppio della Prima guerra mondiale ed a tal fine costituirono una Lega Anti-Coscrizione che intendeva spingere i giovani a rifiutare la cartolina-precetto ed a disertare. Naturalmente furono arrestati e condannati tutti e due ed espulsi dagli Stati Uniti.

Fu così che si imbarcarono alla volta della Russia rivoluzionaria dove pensavano di trovare una collaborazione con i bolscevichi. Ma la realtà era ben altra da quella che avevano immaginato. Lenin alla richiesta di spiegazioni sulla repressione compiuta nei confronti dei compagni anarchici rispose facendo il finto tonto: "Noi abbiamo in galera solo banditi e machnovisti, non veri anarchici". Dopo la rivolta di Kronstadt (3-18 marzo 1921) repressa dall'Armata Rossa di Lev Trotsky, i due anarchici decisero di lasciare la Russia e di continuare altrove, in migliori condizioni, la lotta anarchica. Da allora l'attività di Emma Goldman riprese pur tra molte difficoltà, espulsioni, noie ed arresti.

Fu a Stoccolma, a Monaco, in altre città finché si stabilì per un periodo a Londra. Nel 1936 fu a Barcellona, nella capitale dell'anarchismo catalano ed iberico, in occasione del comizio internazionale anarchico di solidarietà con la rivoluzione spagnola in corso. Accanto ai rivoluzionari ed ai lavoratori accorsi da ogni dove c’era anche lei. La stessa che mezzo secolo prima aveva pianto la morte dei "martiri di Chicago" e si era ripromessa di continuare la lotta. Si stabilì poi definitivamente in Canada, dove morì nel 1940 in seguito ad un malessere che la colse durante una conferenza.

per altre informazioni su Emma Goldman consultare Anarchopedia

2 commenti:

  1. che meraviglia! grazie, non conoscevo questa storia. Red Emma...una donna intensa. Una DONNA! Stefania

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  2. Entusiasmante. Un grande coraggio. Coraggio...che bella parola. Ieri sera questa parola l'ho sentita ricordare dalla Pivetti, mentre raccontava la storia di un ragazzo, durante la trasmissione di Gramellini. Che bella parola quando è reale. Grazie al coraggio di combattere e di non tirarsi indietro, si può ottenere che le cose diventino eque. Grazie per aver condiviso questa interessante storia.

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