martedì 28 marzo 2017

Codice di Avviamento Fantastico: ecco come ti rivoluziono gli appartamenti del principe

Nanda Vigo e la sua astronave
Un'astronave è precipitata a Palazzo Reale. La navicella spaziale, luminosa, colorata, ricoperta di Alcantara è rimasta "incastrata" tra le pareti di una delle stanze dell'Appartamento del Principe aprendo un varco verso un nuovo mondo, un giardino alieno dove zampilla una fontana di luce. È l'ouverture della mostra "Codice di avviamento fantastico" - aperta gratuitamente a Palazzo Reale fino al 30 aprile - affidata alla designer Nanda Vigo: un intervento che destabilizza e introduce in un percorso costruito come una successione di "camere delle meraviglie", che fa rivivere l'Appartamento del Principe, solitamente chiuso, come un infinito serbatoio di ispirazioni.

Aki Kondo e il suo Eden

venerdì 24 marzo 2017

Ma dai! Casanova, femminista ante litteram

Casanova (Milo Manara)
Chi l'avrebbe mai detto! Giacomo Casanova avventuriero, scrittore, massone, spia al servizio della Serenissima,  fu un femminista ante litteram. Lo dimostra il saggio pubblicato nel 1772 a Bologna nel quale il seduttore si inserisce in un dibattito tra due medici sulle differenze tra i sessi contestando vigorosamente l'idea della subordinazione della volontà femminile ai capricci uterini. Casanova beffeggia Petronio Ignazio Zacchini e Germano Azzoguidi che avevano pubblicato appena due libri sulle differenze psicologiche e fisiologiche della donna rispetto all'uomo sostenendo che le prime sono vittime del "furore uterino" ovvero ragionano con l'utero. «Un problema di lana caprina», definisce la discussione Casanova sostenendo che anche certi maschi manifestano gli stessi disturbi come le donne. E "Lana caprina" è il titolo del prezioso libro (sono in circolazione solo 15 esemplari dei 500 stampati) che la Libreria Antiquaria Drogheria 28 di Trieste presenterà alla Mostra Internazionale Libri Antichi e di Pregio che inaugura oggi (24 marzo 2017) al Salone dei Tessuti, in via San Gregorio 29.

martedì 21 marzo 2017

«È morto Pollock! Sono io il più grande»

Primi anni Cinquanta. Seduti sul marciapiede davanti a un bar del Greenwich Village di New York, due artisti visibilmente ubriachi, bevono dalla stessa bottiglia. Si scambiano ad alta voce complimenti del tipo: «Sei tu il più grande pittore d’America», diceva uno. «No, no sei tu il più grande pittore d’America», risponde l’altro.  Il teatrino va avanti fino a quando uno dei due perde i sensi.  Era Jackson Pollock . L’altro era Willem de Kooning
Erano amici. Ma per loro la “grandezza” era un’autentica ossessione, era la lotta per trovare un posto di rilievo sul mercato, per chi riusciva a spingersi più in là nella sperimentazione artistica. Così, benché si stimassero e nutrissero sentimenti di affetto, erano “rivali”. Successe che Pollock, rispetto all’immigrato De Kooning, venne usato dal potere come prova del vero talento americano rispetto ai geni soffocati dalla censura del blocco sovietico; successe che De Kooning – che non riusciva a trovare una netta separazione tra linguaggio astratto e figurativo -  fosse  geloso del fatto che Pollock era diventato famoso facendo sgocciolare dal pennello che muoveva in aria disegnando nello spazio vuoto la vernice sulla tela appoggiata sul pavimento.  Pollock lo derideva e De Kooning soffriva.  Alla fine, quando nel 1956 Jackson guidando ubriaco perse il controllo della sua Oldsmobile, si schiantò contro due alberi e morì sul colpo, De Kooning esclamò: «È morto. È finita. Sono io il numero uno».  A meno di un anno dal funerale, De Kooning iniziò una relazione con la ragazza dell’amico-nemico, l’unica sopravvissuta a quell’incidente, e ne fece la sua compagna di vita.

mercoledì 15 marzo 2017

Chinamen, un secolo di cinesi a Milano

Correva l'anno 1906. A Milano era in corso l'Esposizione Universale e in città arrivarono i primi mercanti cinesi. Provenivano dal distretto di Qing Tian nella regione Zhejiang e vendevano statuette di simil giada e collane che sembravano di perle ma che perle non erano. I milanesi le chiamavano "perle matte". Presero delle stanze in una locanda di via Canonica al civico 35, vicino alla fiera. Quel ristretto gruppo di intrepidi commercianti (si contavano sulle dita di una mano) fece da apripista al flusso migratorio del 1926 costituendo il nucleo della grande comunità cinese in città.

lunedì 13 marzo 2017

I biglietti dell'Atm diventano opere d'arte

Dai collage di Picasso alle accumulazioni di stracci di Pistoletto passando per gli assemblaggi di Man Ray, i ready made di Duchamp, i sacchi di Burri, i combine painting di Rauschenberg, le raccolte di Arman: i rifiuti trovano una seconda vita nell' arte. E rifiuti sono anche i biglietti del bus e del metrò che i viaggiatori, dopo averli usati, gettano per strada, senza rendersi conto che quel gesto contribuisce al degrado della città. Recuperarli, farli sopravvivere al nulla, alla dissoluzione cui sono destinati lasciando una traccia, un indizio della storia che c' è dietro, è l' obiettivo dell'artista Roberto Sironi che ha appena inaugurato la mostra "Un biglietto del tram".

sabato 11 marzo 2017

Follia e creatività. Nella storia dell'arte così come nella vita

Il cassetto di Alda Merini
«Entrate, ma non cercate un percorso. L’unica via è lo smarrimento», è la scritta che accoglie i visitatori del Museo della Follia inaugurato ieri a Salò. La attribuiscono al curatore Vittorio Sgarbi, ma lui stesso smentisce. «L’ho fatta mia, ma l’ha inventata la mia collaboratrice Sara Pallavicini», ha ammesso mentre presenta il Museo. Che non è un museo, ma una mostra itinerante che affronta il complesso tema della follia e che volutamente nasconde più di quanto esponga. «È tutto un inganno», ha fatto notare Sgarbi. Già l’inganno. Lo stesso che ha tenuto rinchiuse dentro i manicomi persone non classificabili, non omologabili, che rifiutavano di sottostare alle regole imposte dalla società. A loro è dedicata l’esposizione.  Ecco allora le streghe esemplificate da un dipinto di Tranquillo da Cremona (1837–1878), donne perseguitate solo perché non volevano sposarsi o fare figli; gli omosessuali rappresentati da due opere e alcuni disegni che Francis Bacon regalò all’uomo dei suoi desideri; i perseguitati politici che, ha spiegato Giordano Bruno Guerri, direttore del MuSa, «venivano ricoverati all’interno dei manicomi perché era la maniera più semplice per renderli inoffensivi, per neutralizzarli, evitando processi che avrebbero messo in luce la loro innocenza»; i poeti sognatori e visionari come Alda Merini presente in apertura di mostra con il suo cassetto pieno di sigarette, una collana di perle, biancheria intima, un rossetto, un taccuino, una penna.
L'olio di Adolf Hitler

sabato 4 marzo 2017

Non è facile sentirsi clandestino a 20 anni. Non lo è mai

Asleei viene dal Marocco. E non so scrivere il suo nome.
Asleei è partito a 17 anni, spagna, francia, italia, 
Avrà vent'anni ora.
Il sabato sera lo passa in una panchina del parco. Sorride e ammette che avrebbe voluto fare festa. Come tutti i  ventenni aggiungo io.
Sorride, e mi racconta del suo sabato sera, una caccola di fumo, due cartine mezza sigaretta, ed un vecchio cellulare che suona una canzone, mentre lo schermo rotto mostra un video.
Un rap melodico arabo italiano di “mamma” e “clandestino” parole ripetute che svelano il dolore negli occhi di chi le ascolta.
Non è facile sentirsi clandestino a vent'anni, o a  dieci o a novanta, non lo è mai.. Ma questo non oscura il suo sorriso.
Partito perché i politici in Marocco rubano e noi non abbiamo soldi, mi racconta.
Rubano anche qui gli racconto.
Mi guarda, sorride, e fa si con la testa. Tutti uguali mi dice.
Tutti uguali gli dico.
Ci salutiamo, ognuno per la sua strada.
Lo ringrazio per la compagnia, mi ringrazia per l'amicizia.
Cerco le parole per fargli un augurio che non sia un buona fortuna.
Perché so bene che non è una questione di fortuna, ma di ben precise responsabilità.
L'abbraccio mi volto, abbasso lo sguardo e vado via.
Rabbia e vergogna  tornano a casa con me.

(dnA)

venerdì 3 marzo 2017

Il Rinascimento elettronico di Bill Viola

Entrare in un ambiente ed essere investiti da immagini in movimento, suoni, luci e colori; sentire il cuore che accelera, provare emozioni che producono turbamento o stupore, veder affiorare ricordi e scoprire nuovi punti di vista. È la videoarte, signori: l’opera esce dagli schemi tradizionali e diventa situazione, azione, ricerca di nuovi e diversi processi della comunicazione estetica relazionandosi con il cinema, con la musica, con la scultura o la pittura o l’ambientazione.  Maestro di questo linguaggio artistico è Bill Viola che da oltre trenta anni con l’uso delle tecnologie più avanzate crea videoinstallazioni architettoniche, ambienti totali che avvolgono la visione nell’immagine e nel suono. Reinterpretando anche capolavori presi in prestito dalla storia dell’arte, le sue opere sono meditazioni sull’essere umano, sulla barriera illusoria che separa la nascita dalla morte.