sabato 4 marzo 2017

Non è facile sentirsi clandestino a 20 anni. Non lo è mai

Asleei viene dal Marocco. E non so scrivere il suo nome.
Asleei è partito a 17 anni, spagna, francia, italia, 
Avrà vent'anni ora.
Il sabato sera lo passa in una panchina del parco. Sorride e ammette che avrebbe voluto fare festa. Come tutti i  ventenni aggiungo io.
Sorride, e mi racconta del suo sabato sera, una caccola di fumo, due cartine mezza sigaretta, ed un vecchio cellulare che suona una canzone, mentre lo schermo rotto mostra un video.
Un rap melodico arabo italiano di “mamma” e “clandestino” parole ripetute che svelano il dolore negli occhi di chi le ascolta.
Non è facile sentirsi clandestino a vent'anni, o a  dieci o a novanta, non lo è mai.. Ma questo non oscura il suo sorriso.
Partito perché i politici in Marocco rubano e noi non abbiamo soldi, mi racconta.
Rubano anche qui gli racconto.
Mi guarda, sorride, e fa si con la testa. Tutti uguali mi dice.
Tutti uguali gli dico.
Ci salutiamo, ognuno per la sua strada.
Lo ringrazio per la compagnia, mi ringrazia per l'amicizia.
Cerco le parole per fargli un augurio che non sia un buona fortuna.
Perché so bene che non è una questione di fortuna, ma di ben precise responsabilità.
L'abbraccio mi volto, abbasso lo sguardo e vado via.
Rabbia e vergogna  tornano a casa con me.

(dnA)

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