Ebbene sì, oggi esce il mio nuovo libro "Le bombe di Roma" edito da Castelvecchi. Dopo tre anni di ricerche e un'odissea editoriale alla fine ce l'ho fatta.
Prima di raccontarvi di cosa parla, però, voglio pubblicare i ringraziamenti, che per motivi di spazio sono saltati dall'edizione in libreria.
Eccoli:
Questo libro è dedicato a Enrico Di Cola, a Roberto
Gargamelli, al “22 marzo”. Senza di
loro, senza il loro supporto e incoraggiamento, senza la loro memoria e gli
atti giudiziari, sarebbe stato difficile riuscire a venire a capo di questa
storia inedita, complicata, complessa. Grazie.
La mia riconoscenza va inoltre a Franco Schirone che con
grande generosità ha aperto i suoi archivi e mi ha aiutato a trovare la strada
e a Elda Necchi che per prima ha letto il manoscritto. Un grazie speciale a Cristina Guarnieri, Francesca Carbone,
Miriam Capaldo, Alessandro Sparatore,
Eleonora Tesconi. Sono debitrice nei confronti di Marco Capoccetti Boccia per
i suggerimenti e le puntualizzazioni ma soprattutto per la prefazione che rende
il libro prezioso. Tutta la mia gratitudine va infine a Sofia e a Dario che
hanno sopportato i lunghi periodi di ricerche, gli studi e la scrittura di
questo libro.
Il 12 dicembre 1969, mentre a Milano si consumava la strage
di piazza Fontana, tre bombe scossero la Capitale. Tre ordigni piazzati
sull’Altare della Patria e all’interno della Banca Nazionale del Lavoro di via
Veneto scoppiarono nelle stesse ore seminando il panico nel centro di Roma.
Stesso tipo di esplosivo, stesse dinamiche, stessa vana ricerca degli autori
materiali: solo per circostanze fortuite non ci furono vittime, ma gli
attentati romani furono altrettanto significativi in quella che fu la strategia
delle stragi di Stato. Significativi, ma finora poco conosciuti e studiati.
Ecco allora il libro "Le bombe di Roma", edito da Castelvecchi: il primo ad accendere una luce
sugli attentati del '69 nella Capitale. Il libro parte dalla storia di un personaggio alquanto particolare,
il tedesco Udo Lemke, che la mattina del 13 dicembre 1969 si presentò in
caserma dichiarando di aver visto gli attentatori in azione all'Altare della
Patria e di averli riconosciuti. Attraverso la sua complicata e mai chiarita
vicenda viene raccontata l'inchiesta e il processo che si è concluso con un
nulla di fatto: i responsabili non sono mai stati individuati, mentre persone
innocenti hanno trascorso in carcere diversi anni della loro vita pur non
avendo fatto niente.
La storia di Lemke si intreccia con quella di un'artista
islandese, una femminista anarchica, Roska Oskardottir, che si mise sulle sue
tracce per farlo testimoniare al processo su Piazza Fontana. Cosa che le
riuscì, ma non fu sufficiente. Udo Lemke nell'agosto 1972 venne condannato per
calunnia e rispedito in Germania dove si sono perse le sue tracce. Ma la
ricerca continua: sul blog “Le bombe di Roma” si continuano a raccogliere
testimonianze, segnalazioni, documenti su questo personaggio che, seppur
minore, o marginale, rispetto all’intrigata vicenda del 12 dicembre 1969, può
offrire spunti di riflessione sul modus operandi di chi ha orchestrato il
tutto.
«Per uno storico come il sottoscritto la scelta di raccontare la storia come un "romanzo" lascia sempre quantomeno perplessi. È stata una delle prime cose che ho scritto a Nicoletta», scrive Marco Capoccetti Boccia nella prefazione. «Ma è verissima la risposta che lei mi ha dato: il suo lavoro rende accessibile a tutte e tutti, anche a chi ha poca dimestichezza con atti, verbali e veline, la vicenda senza la freddezza e a volte la noiosità di molti lavori storiografici. Ogni episodio, però, che ha in parte romanzato, ha delle solide basi testimoniali ampiamente inserite nei documenti in pdf.
Nicoletta mi scrisse tempo fa, in risposta alle mie a volte pedanti annotazioni critiche: «Io non sono una storica, sono piuttosto una divulgatrice di storie».
Una frase che mi è piaciuta subito e che ho imparato ad apprezzare ogni giorno di lettura e rilettura del suo lavoro. Appunto per questo, per soddisfare le legittime richieste di spiegazioni di chi invece vuole andare più in profondità ha creato il blog dove saranno pubblicati tutti i documenti: dai verbali degli interrogatori, alle veline, agli articoli di giornale che attestano tutto ciò che l'autrice ha raccontato. Non solo. Il blog servirà per ampliare la storia, per raccogliere testimonianze e altri elementi che spero possano accrescere e gettare luce su questa vicenda ancora oscura».
«Per uno storico come il sottoscritto la scelta di raccontare la storia come un "romanzo" lascia sempre quantomeno perplessi. È stata una delle prime cose che ho scritto a Nicoletta», scrive Marco Capoccetti Boccia nella prefazione. «Ma è verissima la risposta che lei mi ha dato: il suo lavoro rende accessibile a tutte e tutti, anche a chi ha poca dimestichezza con atti, verbali e veline, la vicenda senza la freddezza e a volte la noiosità di molti lavori storiografici. Ogni episodio, però, che ha in parte romanzato, ha delle solide basi testimoniali ampiamente inserite nei documenti in pdf.
Nicoletta mi scrisse tempo fa, in risposta alle mie a volte pedanti annotazioni critiche: «Io non sono una storica, sono piuttosto una divulgatrice di storie».
Una frase che mi è piaciuta subito e che ho imparato ad apprezzare ogni giorno di lettura e rilettura del suo lavoro. Appunto per questo, per soddisfare le legittime richieste di spiegazioni di chi invece vuole andare più in profondità ha creato il blog dove saranno pubblicati tutti i documenti: dai verbali degli interrogatori, alle veline, agli articoli di giornale che attestano tutto ciò che l'autrice ha raccontato. Non solo. Il blog servirà per ampliare la storia, per raccogliere testimonianze e altri elementi che spero possano accrescere e gettare luce su questa vicenda ancora oscura».
I colleghi giornalisti interessati a recensirlo possono mettersi in contatto con l'ufficio stampa di Castelvecchi Giulia Magi: giuliamagi@ castelvecchieditore.com
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