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sabato 13 gennaio 2018

La "mostra sospesa" dal golpe di Pinochet riappare a Bologna

Quell’11 settembre 1973 era tutto pronto al Museo Nacional de Bellas Artes di Santiago del Cile. Due giorni dopo si sarebbe dovuta inagurare la mostra dedicata ai tre grandi della pittura messicana: Gabriel Orozco, Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros. Gli inviti spediti, le 169 opere montate e il curatore Fernando Gambo davvero soddisfatto: a tagliare il nastro l’indomani sera ci sarebbe stato il presidente Salvator Allende in persona a testimonianaza di solidarietà e amicizia con il Messico finalmente arrivato alla democrazia dopo una sanguinosa rivoluzione. Avrebbe dovuto essere un giorno di festa davanti ai murales, nuovo simbolo di espressione popolare e della libertà conquistata. E invece no. Alle 9,10 del mattino, assediato dall’esercito guidato dal generale Augusto Pinochet, dal suo ufficio al palazzo della Moneda il presidente Allende via radio pronunciava le ultime parole prima di togliersi la vita: «Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento».

venerdì 8 gennaio 2016

Contributo sull'arte e potere politico nelle società occidentali del XX secolo

il murales di Diego Rivera
Qui di seguito trovate un contributo al post "Ossa, sesso, bambini impiccati: l'arte che rende ricchi" della poetessa e artista, nonchè mia amica, Stefania De Lino.
Ti posto di seguito un passo secondo me interessante e che non ti tornerà nuovo, visto che abbiamo afrontato l'argomento anche altre volte. Leggendo mi si sono aperti scenari del tutto sconosciuti su alcuni meccanismi e infiltrazioni, su contaminazioni del tutto "spurie" tra arte e potere, sempre nell'ottica di quale libertà espressiva noi siamo portatori e quale libertà sia effettivamente possibile... di Piero Flecchia "Il Poeta e gli Assassini" .