Quell’11 settembre 1973 era tutto pronto al Museo
Nacional de Bellas Artes di Santiago del Cile. Due giorni dopo si
sarebbe dovuta inagurare la mostra dedicata ai tre grandi della pittura
messicana: Gabriel Orozco, Diego Rivera, David Alfaro
Siqueiros. Gli inviti spediti, le 169 opere montate e il curatore
Fernando Gambo davvero soddisfatto: a tagliare il nastro l’indomani sera
ci sarebbe stato il presidente Salvator Allende in persona a
testimonianaza di solidarietà e amicizia con il Messico
finalmente arrivato alla democrazia dopo una sanguinosa rivoluzione.
Avrebbe dovuto essere un giorno di festa davanti ai murales, nuovo
simbolo di espressione popolare e della libertà conquistata. E invece
no. Alle 9,10 del mattino, assediato dall’esercito
guidato dal generale Augusto Pinochet, dal suo ufficio al palazzo della
Moneda il presidente Allende via radio pronunciava le ultime parole
prima di togliersi la vita: «Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i
lavoratori! Sono certo che il mio sacrificio non sarà
invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà
la fellonia, la codardia e il tradimento».
Ovviamente la mostra era l’ultimo dei problemi di
fronte al colpo di stato che avrebbe portato il Cile a subìre
diciassette anni di feroce dittatura, ma per Fernando Gambo, che aveva
portato dal Messico la preziosa raccolta, quelle opere
erano fonte di grande preoccupazione. «Sono angosciato per il pericolo e
per l’assoluta mancanza di sicurezza che in ogni istante minaccia la
sicurezza della prestigiosa collezione Carrillo Gil con le sue 169
pitture di Orozco, Rivera e Siqueiros. Sono tutte
opere di valore inestimabile per la storia e il patrimonio culturale
del Messico. Sono imballate in 27 casse, conservate nel museo nazionale,
un luogo che dovrebbe essere sicuro e sacro per i cileni per ciò che
rappresenta ma che purtroppo non lo è. È stato
appena colpito duramente dalle mitragliatrici di quattro carri armati
alle cinque e mezza del pomeriggio», scriveva Gambo il 15 settembre
1973. Da lì a poco la decisione: metterle sullo stesso volo su cui
viaggiavano la vedova e i figli di Allende. Fortunatamente
ci riuscì. I dipinti, che appartenevano ad Alvaro Carrillo Gil (uno
dei più grandi collezionisti messicani), vennero imbarcati su un aereo
dell’Aeroméxico e successivamente donati al governo del suo paese. Ma
quella mostra rimase pendente, sospesa, perché
nessuno si prese la briga di allestirla nuovamente.
A quarantaquattro anni da quella fuga rocambolesca
la mostra ha rivisto la luce (almeno in parte) a Bologna (la prima città
europea ad ospitarla), dopo aver fatto tappa a Santiago, Città del
Messico e Buenos Aires nel 2015. Nelle sale di
Palazzo Fava è infatti in corso Mexico. La mostra sospesa con una
selezione della fase cubista di Diego Rivera, ventidue pezzi tra
pitture, litografie e bozzetti di David Alfaro Siqueiros, e gran parte
del lavoro con contenuto politico di José Clemente Orozco
ha preceduto la sua fase muralista: 68 opere in tutto che riproducono
fedelmente lo spirito e il disegno concettuale dell’esposizione
originale.
La exposición pendiente si compone per la quasi
totalità di dipinti e disegni che testimoniano, in modo efficace e
coinvolgente, la poetica dei tre muralisti, emblema della modernità nel
mondo, che intorno agli anni Venti del Novecento
utilizzaro i grandi affreschi sui muri pubblici per veicolare
attraverso una forma compresa da tutti i valori della rivoluzione
messicana.
Alle opere esposte si affianca un’ampia
documentazione dei murales originali, realizzata con moderne tecnologie
di video animazione HD che consentono di ammirare e localizzare le opere
principali dei tre muralisti nelle varie città del
Messico. A corredo della mostra sono esposti, inoltre, alcuni documenti
storici: gli articoli dei giornali, i telegrammi e le lettere
manoscritte di solidarietà e di interscambio culturale che intercorsero
tra il Messico e il Cile nel 1973.
L’esposizione, curata da Carlos Palacios e
realizzata grazie alla collaborazione tra il Museo d’Arte Carrillo Gil
di Città del Messico, la Fondazione Carisbo, Genus Bononiae Glocal
Project Consulting, si potrà visitare fino al 18 febbraio
prossimo.
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