Quell’11 settembre 1973 era tutto pronto al Museo
Nacional de Bellas Artes di Santiago del Cile. Due giorni dopo si
sarebbe dovuta inagurare la mostra dedicata ai tre grandi della pittura
messicana: Gabriel Orozco, Diego Rivera, David Alfaro
Siqueiros. Gli inviti spediti, le 169 opere montate e il curatore
Fernando Gambo davvero soddisfatto: a tagliare il nastro l’indomani sera
ci sarebbe stato il presidente Salvator Allende in persona a
testimonianaza di solidarietà e amicizia con il Messico
finalmente arrivato alla democrazia dopo una sanguinosa rivoluzione.
Avrebbe dovuto essere un giorno di festa davanti ai murales, nuovo
simbolo di espressione popolare e della libertà conquistata. E invece
no. Alle 9,10 del mattino, assediato dall’esercito
guidato dal generale Augusto Pinochet, dal suo ufficio al palazzo della
Moneda il presidente Allende via radio pronunciava le ultime parole
prima di togliersi la vita: «Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i
lavoratori! Sono certo che il mio sacrificio non sarà
invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà
la fellonia, la codardia e il tradimento».
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sabato 13 gennaio 2018
La "mostra sospesa" dal golpe di Pinochet riappare a Bologna
Quell’11 settembre 1973 era tutto pronto al Museo
Nacional de Bellas Artes di Santiago del Cile. Due giorni dopo si
sarebbe dovuta inagurare la mostra dedicata ai tre grandi della pittura
messicana: Gabriel Orozco, Diego Rivera, David Alfaro
Siqueiros. Gli inviti spediti, le 169 opere montate e il curatore
Fernando Gambo davvero soddisfatto: a tagliare il nastro l’indomani sera
ci sarebbe stato il presidente Salvator Allende in persona a
testimonianaza di solidarietà e amicizia con il Messico
finalmente arrivato alla democrazia dopo una sanguinosa rivoluzione.
Avrebbe dovuto essere un giorno di festa davanti ai murales, nuovo
simbolo di espressione popolare e della libertà conquistata. E invece
no. Alle 9,10 del mattino, assediato dall’esercito
guidato dal generale Augusto Pinochet, dal suo ufficio al palazzo della
Moneda il presidente Allende via radio pronunciava le ultime parole
prima di togliersi la vita: «Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i
lavoratori! Sono certo che il mio sacrificio non sarà
invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà
la fellonia, la codardia e il tradimento».
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