Milano, con i suoi edifici di cristallo, le sue nuove piazze, lo skyline che punta al cielo è una città proiettata nel futuro. Ma c’è anche una Milano che con determinazione e buon gusto è intenzionata a non dimenticare il passato. Come Affori, quartiere nella periferia settentrionale della città - fino al 1923 un paese a sè stante, come molti altri inglobati in quel periodo nella grande Milano che si espandeva a vista d’occhio - che conserva ancora il sapore e le caratteristiche di un borgo d’altri tempi con lo storico platano (pare abbia oltre 180 anni) che simboleggia le radici di questa zona, i palazzi bassi, la chiesa che conserva un bellissimo dipinto del 1500 realizzato da un allievo di Leonardo da Vinci, la torre medievale di via Osculati (secolo XIV) ancora visibile con la facciata su via Enrico Cialdini, il parco e la magnifica Villa Litta. Se non ci fossero le auto e le insegne in lingua straniera sembrerebbe davvero di vivere in un’altra epoca e in un’altra città.
«Ancora oggi quando dobbiamo andare in centro diciamo “andiamo a Milano”», fa notare Francesco, titolare del “Bar de l’oeuc - El Tabachè” in via Alessandro Astani 2. «Affori è cambiata come è cambiata Milano», puntualizza, «ma ancora c’è quel senso di comunità, di quartiere, che altrove è scomparso». E uno dei segni di questa condivisione - che si è adeguata ai tempi e fa anche buon uso dei social network - sta sulle saracinesche del locale del signor Francesco, ma anche su quelle di molti negozi della zona: foto di vita del quartiere dei tempi andati e degli antichi mestieri riprodotte rigorosamente in bianco e nero. Dalla farmacia Spaggiari (la prima ad aderire) alle agenzie immobiliari, dal ferramenta al negozio di abbigliamento, dal ristorante al parrucchiere già ventidue commercianti hanno aderito al progetto lanciato da Maria Anna Caracciolo, afforese doc. «L’idea è quella di raccontare on plein air la storia di Affori perché la conoscenza delle radici di un territorio vissuto arricchisce e accresce il senso di appartenenza», racconta l’entusiasta signora. «Ho immaginato le serrande dei negozi come delle tele di ferro dove gli artisti potessero riprodurre foto d’epoca del quartiere», spiega. «Il progetto è assolutamente spontaneo, apolitico e senza fini di lucro e ha come obiettivo quello di riqualificare le nostre strade e rendere omaggio al nostro passato. Quel passato che non dobbiamo dimenticare pur essendosi create trasformazioni sociali e modi di vita». Maria Anna Caracciolo ci tiene a ringraziare tutti i commercianti che subito si sono detti disponibili ad ospitare opere di street art sulle serrande dei loro negozi, Luigi Ripamonti - l’anima storica di Affori - che ha messo a disposizione il suo vasto archivio di fotografie e documenti e i sei artisti che si sono prestati a realizzare i murales. «Alejandro, che ha creato la pagina Fb “Facciamo Bella Affori”, Walter, Rita,Arianna, Sara e Gabriele sono tutti giovani studenti ed ex studenti dell’accademia di Brera», precisa la Caracciolo, «e ben quattro vivono ad Affori. Ci tengo molto che siano di qui». Poi c’è Lucia Santovito di 13 anni alla quale la signora Caracciolo ha dedicato un lungo post su Facebook. Lei fa ancora le scuole medie e il prossimo anno si iscriverà al liceo artistico ma per un giorno è entrata a far parte dello staff aiutando Walter a dipingere la banda di Affori sulla saracinesca di un’agenzia immobiliare. «I ragazzi hanno la possibilità di mostrare come sono bravi», spiega Maria Anna Caracciolo, «e i commercianti offrono loro un rimborso spese e anche qualcosa per il lavoro. Quanto alle scelte dei soggetti: io propongo alcune foto d’epoca da riprodurre, ma spesso sono anche loro a dare l’idea perchè magari vogliono rievocare l’originaria natura del locale».
Ecco allora che il signor Francesco ha già in mente altri due soggetti per le saracinesche del suo “Bar de l'oeuc”. «Si chiama “bar dell’occhio” per via di un’acqua minerale che aveva come slogan “Apri l’occhio, bevi Giommi ”», spiega. Il marchio Giommi, infatti, era molto famoso e conosciuto negli anni Trenta non solo per la qualità dei prodotti, ma anche per il notissimo manifesto di ispirazione futurista e per il motto molto indovinato che lo accompagnava. Proprio per questo su una cler verrà dipinto l’omino che si tira l’occhio con un dito pronunciando la mitica frase. Sull’altra serranda ci saranno invece dei buoi: sì, perchè la parte del bar ora destinata ai tabacchi un tempo era una macelleria. Francesco ha ancora la foto e Walter, subito dopo le feste, si appresterà a dipingerla.
Intanto la notizia che Affori si sta “facendo bella” ha travalicato i confini del quartiere e sono molte le persone che da altre parti di Milano si affacciano qui per ammirare la storia e le opere d’arte messe a disposizione di tutti.
Altre opere in programma!Ancora la nostra storia di quartiere da raccontare e dipingere sulle tele di ferro(serrande).Un grazie a tutti i negozianti che hanno aderito e stanno aderendo alla realizzazione del mio progetto.Gli artisti sono disposti anche a lavorare di sera!Che dire? Andiamo avanti!Il respiro di affori che ha voglia di dar luce al proprio quartiere e alla sua antica storia si percepisce dall'apprezzamento rivolto agli artisti in strada.Un piccolo,grande sussulto afforese! Grazie a tutti e a chi ha scritto questo articolo.Una giornalista che ha descritto con anima afforese il quartiere!
RispondiEliminaAltre opere in programma!Ancora la nostra storia di quartiere da raccontare e dipingere sulle tele di ferro(serrande).Un grazie a tutti i negozianti che hanno aderito e stanno aderendo alla realizzazione del mio progetto.Gli artisti sono disposti anche a lavorare di sera!Che dire? Andiamo avanti!Il respiro di affori che ha voglia di dar luce al proprio quartiere e alla sua antica storia si percepisce dall'apprezzamento rivolto agli artisti in strada.Un piccolo,grande sussulto afforese! Grazie a tutti e a chi ha scritto questo articolo.Una giornalista che ha descritto con anima afforese il quartiere!
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