Musei portatili, da allestire dove e quando serve. Dentro le sue foto. Dayanita Singh è la protagonista della mostra in corso al Mast (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna: una incredibile esposizione di oltre trecento scatti che raccontano il lavoro e la produzione, la vita, la sua gestione quotidiana e la sua archiviazione attraverso gli occhi di una donna fuori dal comune. L' artista indiana, una delle figure più rilevanti della fotografia contemporanea, non solo ha sviluppato una personale ricerca documentaristica e poetica, ma ha anche elaborato una modalità espositiva assolutamente originale. I suoi lavori, suddivisi in serie e capitoli, sono proposti su strutture modulabili e autoportanti in legno - paraventi, carrelli, tavoli che riprendono il concetto di griglia modernista - che edificano strutture mobili e autonome per esporre.
Lei li definisce «musei» e in questi «luoghi» i suoi racconti per immagini e privi di parole assumono di volta in volta significati nuovi. Dayanita Singh lì rielabora storia personale e storia collettiva, vita privata e vita pubblica, presenza e assenza, realtà e sogno trasformandoli in un insieme frammentario ma pervaso da un forte senso di umanità, dall' interesse e dal rispetto profondo per tutto ciò che la circonda. I macchinari enormi che fumano ed esalano vapori, i processi e i metodi lavorativi, gli spazi deputati alla produzione e all' organizzazione del lavoro non si limitano a descrivere ma danno vita a scenari psichici in cui si riconosce il dolore e la speranza delle persone ritratte.
«Trascorrendo del tempo con queste creature e contemplando gli spazi d' incontro che occupano o evocano, paradossalmente sentiamo farsi strada dentro di noi la sensazione di trovarci di fronte a una personalità, a un carattere individuale», sostiene il critico e scrittore Aveek Sen.
La mostra allestita nella Photo Gallery della Fondazione Mast prende il nome dal Museum of Machines, recente acquisizione della Collezione Mast, ma comprende anche il Museum of Industrial Kitchen, Office Museum, Museum of Printing Machines, Museum of Men. E File Museum dedicato dalla Singh all' India degli archivi: la storia, accumulo di eventi, processi storici impilati gli uni sugli altri, strati di esperienza. La fotografa, scrive il curatore Urs Stahel «interpreta l' universo degli archivi come un mondo di ombre pieno di vita, un mondo di carta, articoli di legge, atti illuminati dalla luce pallida e lattiginosa di vecchi tubi al neon, documenti che si decompongono, si sgretolano, si polverizzano ma che, paradossalmente, continuano a sembrare vivi, attuali, in uso. I suoi archivi sono ambienti coperti di polvere, traboccanti speranze e profondo dolore, così distanti e insieme vicini». Nelle altre serie fiorisce l' India che produce: l' occhio dell'osservatore si posa su macchinari enormi che fumano ed esalano vapori, su processi e metodi lavorativi, sui luoghi deputati alla produzione, sull' organizzazione del lavoro, presentati in maniera quasi labirintica.
Tutti gli oggetti, gli utensili o i macchinari sembrano animarsi sotto lo sguardo di Dayanita Singh, paiono alzarsi, parlare. Al livello 0 della Photo Gallery di Mast la mostra prosegue con Archives e Factories - due proiezioni di altre immagini di Dayanita Singh dedicate rispettivamente agli archivi e alle fabbriche - e con l' installazione del Museum of Chance.
C' è tempo fino all' 8 gennaio 2017 per ammirare le opere esposte, ma anche per conoscere da vicino una vita piena, ricca, dedicata interamente all' arte, una personalità forte e complessa, divenuta negli anni sempre più matura e consapevole. Senza smarrire, puntualizza il curatore del Mast, la curiosità e il piacere del gioco.
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