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giovedì 11 agosto 2016

L'esibizionismo pornografico del curatore

Massimiliano Gioni
«Il curatore è presente. L’artista è assente». Era il 2010 e Marina Abramovic regalava al più famoso dei curatori d’arte, il suo amico Hans Ulrich Obrist, un videoritratto che cominciava proprio con queste parole. La celebre performer indossava gli occhiali con la montatura di plastica trasparente – segno distintivo di Obrist – e dopo aver mostrato il cartello con il titolo dell’opera parlava del protagonista, condirettore della Serpentine Gallery di Londra e per ArtReview il secondo personaggio più influente al mondo nell’arte contemporanea: «Han Ulrich è... rapido... insonne... instancabile... curioso... enciclopedico... avventuroso... ossessivo... posseduto... artistico... olimpico... monotono... corridore...vulcanico... ciclonico... strabiliante... sorprendente... incontenibile... innamorato dell’arte... dipendente dai farmaci... (e così via)». Abramovic nel video incarnava il curatore oppure lui si era impossessato di lei. Forse lo prendeva in giro, ma molto più verosimilmente dava voce alla preoccupazione di molti artisti per il fenomeno dei curatori con manie di divismo.