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Le ragazze di Prima Linea
Giovanna Borgese,
Torino 1981 | |
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I colleghi delle agenzie e dei quotidiani scattavano le loro
foto del processo e tornavano di corsa in redazione. Lei, invece, non avendo
tempi da rispettare, poteva restare fino alla fine e scrutare i volti di quelle
persone rinchiuse dietro le sbarre per cogliere con la sua macchinetta le loro
espressioni di dolore, strafottenza, incoscienza. La foto Le ragazze di
Prima Linea scattata da Giovanna Borgese a Torino nel 1981 è una delle
150 fotografie esposte nella mostra L'altro sguardo che inaugura
oggi 5 ottobre alla Triennale di Milano e che raccoglie i lavori di sessanta
fotografe italiane, di varie generazioni, realizzati nell’arco di
cinquant’anni, dal 1965 al 2015. Foto collezionate con passione e competenza da
Donata Pizzi come «atto politico» e che
fanno il punto sulla storia della fotografia italiana al femminile, ma non
solo.
Attraverso quelle immagini si leggono
i mutamenti del nostro Paese: le conquiste e le brutture, la poesia e le
paure viste con gli occhi delle donne. Sì, perché anche se il mezzo è lo stesso
che usano gli uomini il fine e la sensibilità sono assolutamente diversi. «L'uomo fotografa per
esibirsi, la donna fotografa per conoscere», ha spiegato Giovanni Gastel,
presidente dell'Associazione Fotografi Italiani Professionisti, che ha curato
l'installazione multimediale con trenta interviste alle protagoniste della
mostra della Triennale. Tra cui quella a
Lisetta Carmi che racconta la sua
amicizia con Morena, la trans protagonista di
Via del Campo firmata da De Andrè,
e di come sia riuscita a fare il
"ritratto" di Ezra Pound in un incontro a Sant’Ambrogio di Rapallo,
nel 1966, durato appena quattro minuti nonostante la diffidenza della riuscita
del servizio dell'allora direttore dell'Ansa Fusaroli che l'aveva accompagnata.
A dimostrazione che c’è qualcosa che rende unici e diversi i lavori delle
fotografe, perché riescono ad entrare in intimità, in relazione, con le
persone, con le cose, le situazioni (la potenza delle piazze, il silenzio delle
stanze, la tenerezza delle madri, la bellezza dei corpi, l’orrore delle
ingiustizie) che decidono di immortalare. Per queste autrici la fotografia è un
mezzo per costruire relazioni, scambi e nuove strategie di espressioni del
femminile: nelle loro mani il medium fotografico è usato sia per decostruire
gli stereotipi di genere insiti nel linguaggio, sia per esplorare i nessi tra
corpo e identità, sia per rivendicare le istanze del vissuto a partire dalla
consapevolezza che il «personale è politico».
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Agnese
De Donato,
Donne non si nasce si diventa,
1970
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La mostra, nata dalla partnership tra Triennale di Milano e
il MuFoCo – Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, e curata da
Raffaella Perna, parte dai lavori pionieristici di Paola Agosti, Letizia
Battaglia, Lisetta Carmi, Carla Cerati, Paola Mattioli, Marialba Russo, sino
alle ultime sperimentazioni condotte tra gli anni Novanta e il 2015 da Marina
Ballo Charmet, Silvia Camporesi, Monica Carocci, Gea Casolaro, Paola Di Bello,
Luisa Lambri, Raffaella Mariniello, Marzia Migliora, Moira Ricci, Alessandra
Spranzi e numerose altre. "L'altro sguardo" si potrà visitare fino
all'8 gennaio prossimo.
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Lisetta Carmi, 1965 |
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Tomaso
Binga (alisa Bianca Menna) | , | | | | |
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"Bianca
Menna e Tomaso Binga, Oggi Spose", 1977 |
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Letizia Battaglia, Triplice omicidio, 1982 |
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