Un'onda tempestosa che minaccia alcune imbarcazioni. Sullo sfondo il Monte Fuji. È questa l'immagine più famosa del cosiddetto «Mondo Fluttuante» (l'ukiyoe), la cultura giovane e impetuosa che fiorì tra il XVII e il XX secolo nelle città di Edo (oggi Tokyo), Osaka e Kyoto, dedita al godimento di ogni singolo momento, al piacere e al divertimento in ogni sua forma, in contrapposizione all'etica del samurai.
La celebre xilografia Kanagawa oki nami ura (letteralmente «Sotto un' onda al largo di Kanagawa»), contenuta nella cartella Trentasei vedute del Monte Fuji, è di Katsushika Hokusai. L' eccentrico e meticoloso incisore, che si definiva «un vecchio pazzo per la pittura», la realizzò tra il 1830 e il 1832 in un periodo in cui era afflitto da gravi problemi economici: a oggi ne esistono circa cento esemplari sui più di 5mila che furono prodotti all' epoca. Seppure di facile lettura iniziale la «Grande onda» è in realtà molto complessa: non solo perché il protagonista della xilografia non è il mare (in Giappone infatti è abitudine leggere e osservare le immagini da destra a sinistra), bensì le difficoltà dei pescatori; ma anche per quella particolare resa spaziale «a volo d' uccello» (kunimi), quel particolare effetto di vuoto, di slivellamento, quella strana povertà (wabi), quel gioco artistico per cui la spuma generata dall' onda al centro si confonde con i fiocchi di neve che cadono sul Monte Fuji, la cui cima è innevata. Ma è soprattutto la trasformazione di un' onda vera in emblema smagliante di ogni altra onda, un emblema da vedere e da ritrovare nel pensiero, la grandissima novità del Mondo Fluttuante. Anche grazie alle stampe di questa immagine, usate come carta d' imballaggio per oggetti preziosi spediti dal Giappone, l' ukiyoe sconvolse il mondo artistico europeo, in particolare la Parigi di fine Ottocento, trasformando e rivoluzionando la modalità pittorica degli impressionisti. Di Hokusai diventarono ammiratori incondizionati artisti del calibro di Manet, Monet, Dégas, Gauguin, Matisse, ma anche gli scrittori (Edmond De Goncourt), i filosofi dell' estetica (Henri Focillon) e i critici (Gonse, Duret).
Hokusai (1760-1849), Utagawa Hiroshige (1797- 1858) e Kitagawa Utamaro (1753 -1806) sono i tre protagonisti della grande mostra che aprirà i battenti il prossimo 22 settembre a Palazzo Reale a Milano. Tre grandi maestri dell' ukiyoe per una esposizione di oltre 200 opere che metterà in luce da una parte le peculiarità tecniche, l' abilità e l' eccentricità dei singoli artisti, dall' altra il mercato dell' immagine dell' epoca, che richiedeva di trattare soggetti precisi, luoghi e volti ben noti al pubblico, temi e personaggi alla moda. Una domanda intorno a cui crescevano inevitabilmente rivalità, prima ancora che tra gli stessi artisti, tra gli editori che producevano le opere e si contendevano i migliori pittori, incisori e stampatori per dar vita a serie di stampe sempre diverse, verticali, orizzontali, in forma di ventaglio, in formato di libro per soddisfare un mercato sempre più esigente e ampio.
Scorci di ponti, cascate, quartieri di Edo, di Kyoto e delle province più lontane, insieme ai volti, all' eleganza dei kimono e alla sensualità delle donne più belle dell' epoca dipingono il quadro di una società e accompagnano l' osservatore, di allora come di oggi, nei luoghi e nelle località frequentati dai tre maestri e dai loro contemporanei; testimoniano come l' uomo sia sempre parte attiva e integrata nella natura, anche quando i soggetti rimandano alla tradizione letteraria, poetica e teatrale; evidenziano da un punto di vista tecnico una crescente confidenza dei maestri dell' ukiyoe con quelle che furono le modalità di rappresentazione della realtà provenienti da Occidente che furono integrate poco alla volta nelle immagini del mondo fluttuante e soprattutto segnano da un punto di vista sociale e politico la creazione di una nuova e più omogenea identità culturale nazionale.
Queste immagini, in particolare le vedute del Giappone di Hiroshige, i 15 volumi di Manga di Hokusai, i volti delle beltà di Utamaro divennero punto di riferimento estetico per tutti gli artisti successivi: i fotografi giapponesi e occidentali affermatisi in Giappone nella seconda metà dell' Ottocento si rifecero ai colori, alle inquadrature e ai soggetti dell' ukiyoe per i loro scatti da proporre agli stranieri, confermando quelle immagini come «l' Immagine del Giappone» che oltreoceano conquistò l' arte europea.
Un fascino che continua a perpetuarsi oggi nella nostra attrazione per questa cultura e l' apprezzamento di tutta quella produzione grafica contemporanea che da quest' arte fluttuante è scaturita: dai manga agli anime, dal tatuaggio fino ai gadget più commerciali, ma anche nel continuo richiamo da parte di artisti contemporanei giapponesi e stranieri nelle loro opere di temi e qualità delle stampe dell' ukiyoe.
Vabbè....pure esperta di ukiyoe... non ho parole!!! Ma quanto è grande quella capoccetta!
RispondiEliminaVabbè....pure esperta di ukiyoe... non ho parole!!! Ma quanto è grande quella capoccetta!
RispondiEliminaahahaa! mi piace l'onda!
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