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martedì 15 marzo 2016

Se l'educazione a scuola ha bisogno di badge e chiavistelli

La parola «educare» proviene dal latino «ex ducere» e significa «condurre fuori», ovvero aiutare qualcuno a dare il meglio di sé, a esprimere compiutamente se stesso. Per farlo, ovviamente, bisogna essere capaci: bisogna essere bravi educatori. La scuola pubblica italiana, purtroppo in caduta libera, sta dimostrando ancora una volta che di non essere in grado di educare i nostri ragazzi. Due notizie apparse in questi giorni sulla stampa lo confermano. A Milano, lo storico liceo il Parini ha detto “addio” all’appello all’inizio delle lezioni in favore del badge che gli studenti devono “strisciare” all’ingresso. Una macchina, insomma, controllerà presenze, ritardi e movimenti degli studenti che senza, d’ora in poi, non potranno più entrare a scuola.

mercoledì 1 ottobre 2014

La app senza internet degli studenti di Hong Kong


Dopo la chiusura di tutti i social, da Facebook a Youtube, l'app FireChat sta diventando lo strumento 'principe' della protesta degli studenti di Hong Kong. Non conoscendo e non avendo mai provato come funziona, mi limito a segnalare questo sistema di messaggistica istantanea e anonima che spesso viene confuso come una semplice alternativa alle più note Whatsapp e WeChat. La app, secondo quanto leggo su varie agenzie e giornali, consente, attraverso dei ponti tra gli smartphone, di comunicare senza connessione a Internet sfruttando sistemi Bluetooth e Wi-fi.

La rapida diffusione di FireChat, riferisce oggi Mit Technology Review, "è esplosa dopo che un giovane manifestante di Hong Kong ha lanciato sabato scorso il passa parola in vari post di social media chiedendo alle persone di scaricare l'applicazione" ha affermato al Mit Christophe Daligault, vice presidente di Open Garden, la startup di San Francisco che ha prodotto l'app. Così nei soli giorni da sabato a lunedì, FireChat è in testa ai download per le app di iPhone sia su Google Play che su iTunes Store di Apple a Hong Kong, superando Twitter, Facebook o WhatsApp. "Più di 200.000 persone che stanno manifestando a Hong Kong hanno scaricato l'applicazione da uno dei due store, inviando circa due milioni di messaggi via FireChat, con ben 33.000 utilizzazioni nello stesso tempo" ha riferito Daligault.

Resta ora da risolvere il problema della sicurezza delle informazioni inviate, perché, ha sottolineato Daligault, i dati non vengono inviati criptati attraverso FireChat anche se Open Garden sta lavorando per risolvere il problema e per aggiungere un sistema che cripti i messaggi da FireChat. A giugno scorso, in seguito ad un problema di connessione internet l'app era stata ampiamente usata anche in Iraq.

Sul Post.it poi ho letto che alcune persone che vivono vicino ai luoghi delle proteste hanno appeso fuori dalle proprie abitazioni i loro numeri di telefono e permettono alla gente di utilizzare l’energia elettrica per ricaricare i propri smartphone, utilizzando le ciabatte e i carica-batterie messi a disposizione dai volontari. Un aspetto molto importante delle proteste è stata proprio il suo racconto fatto dai manifestanti sui social network, e gli schermi dei cellulari sono utilizzati di notte come fonte illuminazione o come “fiaccole” per i cortei.

Il New York Times riferisce però anche Pechino starebbe spiando i manifestanti scesi in strada a Hong Kong per la democrazia tramite una falsa App per smartphone. La scoperta è stata fatta dai ricercatori di un'azienda specializzata in sistemi di sicurezza informatica. Il governo avrebbe diffuso un'app tramite WhatsApp, che una volta scaricata darebbe accesso ai dati personali degli ignari utenti, come password, informazioni bancarie, ma anche telefonate, messaggi e soprattutto la loro posizione fisica.