Andate a vederla e perdetevi. Se lo scopo di una recensione su una
mostra deve essere quello di scoraggiare o incoraggiare il lettore a
visitarla, questo è un invito esplicito ad acquistare il biglietto per
entrare a Palazzo Reale e immergervi nel fantastico mondo di Escher.
Perdetevi nelle sue oltre 200 opere come fa il ragazzo nella Galleria
di Stampe (1957) intento a guardare una stampa in cui è rappresentato il
porto de La Valletta nell' isola di Malta, esposta in una galleria. L'
immagine (qui a fianco) si ingrandisce sotto i suoi occhi, aumenta le sue dimensioni a
tal punto da uscire dalla sua cornice fino a confondersi con il
paesaggio esterno alla stampa e alla galleria; la sensazione è quella di
essere rinviati dall' interno all' esterno e dall' esterno all'
interno, in una specie di moto perpetuo in cui i piani si mescolano e si
intersecano tanto da non poter più capire dove finisca l' interno e
dove cominci l' esterno, e viceversa. Perdetevi nelle Mani che disegnano
(1948), in cui si vedono due mani ognuna della quali disegna l' altra, o
nel famoso triangolo impossibile del matematico Roger Penrose, nel
nastro di Moebius o nel cubo tenuto in mano dal ragazzo seduto alla base
della villa, anch' essa impossibile, nella litografia Belvedere (1958),
realizzabile sul foglio ma non nello spazio.
Il fascino di Escher
non invecchia e oltrepassa il tempo e i luoghi: nella mostra appena
inaugurata a Milano - una retrospettiva pressoché completa - viene
raccontata l' evoluzione del suo percorso creativo caratterizzato da una
linearità rarissima e quasi perfetta: dagli anni della formazione
decisamente influenzati dalle risorse artistiche, paesaggistiche e
architettoniche dell' Italia in cui visse dal 1923 al 1935, allo snodo
rappresentato dalla visita al monumento moresco dell' Alhambra, dalle
tassellature alle superfici riflettenti, dalle metamorfosi ai paradossi
geometrici, i temi si affacciano e si sviluppano con regolarità,
approfondendosi e complicandosi fin quasi all' esaurimento, per poi a
volte ritornare, anche a distanza di anni, inseriti in nuovi contesti.
Il tutto a raccontare di un artista visionario, poliedrico e
contemporaneo ante litteram, che guarda al mondo dei numeri, della
geometria e della matematica per rappresentare mondi simultanei e
infiniti in uno spazio finito; più vicino agli scienziati che agli
artisti (celebre il suo rifiuto stizzito a Mick Jagger che aveva chiesto
il permesso di usare un suo lavoro per la copertina di un disco); poco
stimato dai contemporanei, ma capace di affascinare chiunque si sia
trovato di fronte a una sua opera.
L' arte uscita dal torchio del
suo studio si è trasformata in scatole da regalo, francobolli e
biglietti d' auguri; è entrata nel mondo dei fumetti, è finita sulle
copertine degli lp di noti gruppi come i Pink Floyd; le sue strutture
impossibili sono usate per alludere a situazioni paradossali e per
stupire con architetture, nella realtà, irrealizzabili. Incisioni come
Relatività (o Case di Scale) si ritrovano nel turbinio di rampe che
vedono di volta in volta prima Mickey Mouse e poi i Simpson perdersi nel
mondo di Escher. Situazioni escheriane sono impiegate in clip
pubblicitarie come quella dell' Audi del 2007 basata su stampe famose
come Cascata. Mano con Sfera Riflettente, Altro mondo e Belvedere sono
utilizzati da Illy Caffè in una pubblicità del 2006. Nel film fantastico
Labyrinth del 1986 con David Bowie, prodotto da George Lucas, una scena
è costruita sull' immagine di Case di Scale. Anche le celebri rampe
fatate del Castello di Hogwarts nella saga di Harry Potter sono la
trasposizione dinamica di quest' opera, ripresa perfino in una delle
scene più strabilianti di Una notte al museo III e nella pubblicità di
Sky.
La mostra a Palazzo Reale, che sarà visibile fino al 22 gennaio
2017, si articola in sei sezioni nelle quali si trovano anche
esperimenti scientifici, giochi e approfondimenti didattici che
consentono ai visitatori di ogni età di comprendere le invenzioni
spiazzanti, le prospettive impossibili, gli universi apparentemente
inconciliabili che si armonizzano in una dimensione artistica unica.
All' interno del percorso anche una straordinaria installazione creata
appositamente per la mostra di Palazzo Reale da Studio Azzurro: in una
stanza quadrata scorrono, a diverse altezze, quattro rampe di scale.
Scale sognanti è una poetica istallazione - che suggerisce l' opera di
Escher Relatività - dove un universo profondo affonda sotto i piedi del
visitatore. Tra le scale compaiono piccoli animali, sfuggiti alle
metamorfosi escheriane. L' esperienza interattiva catapulta il
visitatore in uno spazio popolato d' immagini, ma d' un tratto le scale
si fermano e gli animali scompaiono. Cade dall' alto un oggetto, tocca
una scala e rimbalza, cade più in basso e tocca un' altra rampa,
rimbalza di nuovo finché scompare lontano nel vuoto.
Una voce,
intanto, racconta una brevissima storia. Quando l' oggetto ricompare
fluttuando di fronte allo spettatore, ruota come il satellite di un
pianeta, si deforma attraverso una lente e poi nulla: solo allora le
scale riprendono il moto.
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