Un colpo di pistola dritto al cuore e il sindaco di San Francisco, Harry Larkyns, stramazzò a terra morto. Era il 17 ottobre 1874. A sparare era stato il fotografo Eadweard Muybridge in un raptus di gelosia. «Era l’amante di mia moglie Flora», si giustificò l’inglese immigrato negli States confessando il delitto. Poi fuggì in Messico lasciando sul più bello lo straordinario esperimento che stava compiendo con la sua macchina fotografica: dimostrare che «i cavalli volano».
Già noto per gli scatti paesaggistici nella Yosemite Valley californiana (pubblicati con lo pseudonimo di Helios), Muybridge era stato ingaggiato due anni prima dall’imprenditore governatore della California Leland Stanford che, appassionato di purosangue, voleva verificare la sua ipotesi - una scommessa che si dice non lo facesse dormire la notte - sul movimento del cavallo al galoppo: esiste un istante in cui tutte le zampe sono sollevate da terra. Il fotografo fu ben felice di mettersi al lavoro, ma il delitto fece rinviare l’eccezione scoperta. Solo dopo che i giudici lo assolsero perché ritennero quello da lui commesso un «omicidio giustificato» (forse anche grazie all’influenza di Stanford), riuscì a dimostrare che il suo magnate aveva ragione. In una fresca mattina d’estate del 1877 Muybridge collocò le sue 24 macchine fotografiche lungo la pista del galoppatoio nella tenuta Stanford parallelamente lungo il tracciato. Ogni singola macchina fu azionata da un filo colpito dagli zoccoli del cavallo. I risultati furono chiarissimi: la sequenza di fotografie chiamate The Horse in motion mostrò come gli zoccoli si sollevassero dal terreno contemporaneamente. Il fotografo finì così non solo per far vincere la scommessa al suo mecenate, ma stravolse le convinzioni degli artisti che riconobbero come errata la posizione di completa estensione raffigurata da Jean Louis Théodore Géricault ne Il Derby a Epson del 1821, oggi al Louvre, influenzando inoltre le avanguardie artistiche del ’900 attente alla descrizione di un corpo in azione: un esempio su tutti Nude descendant un escalier n. 2 di Duchamp del 1912.
L’attività di ricerca di Muybridge era solo all’inizio. Dopo i cavalli, gli uccelli in volo, e gli animali dello zoo di Philadelfia, il fotografo utilizzò la cronofotografia per studiare il movimento di uomini, donne e bambini nudi, atleti e disabili, tutti fotografati su uno sfondo provvisto di griglia, mentre correvano, ballavano, lottavano, salivano scale, si scambiavano baci saffici. In una fotosequenza, che utilizzò per il frontespizio del suo libro The Humane figure in motion (1887), apparve anche lui con barba e capelli a cespuglio, completamente nudo. Grazie alla collaborazione con l’Università di Pensylvania nel giugno 1885 Muybridge arrivò a scattare fino a 36 immagini alla volta per documentare il movimento da tre angolazioni diverse. Ma la sua invenzione più grande è senza dubbio lo Zoopraxiscopio, un macchinario che permetteva di proiettare in veloce successione le immagini trasferite su un disco di vetro così da essere visibili a un piccolo pubblico e che viene considerato il precursore del proiettore cinematografico.
Finito in tribunale anche per difendersi dalle accuse di blasfemia, Muybridge viene celebrato finalmente in Italia con una mostra. Al Palazzo delle Stelline di Milano (corso Magenta 59) fino al 1° ottobre sarà possibile vedere Muybridge Recall, che non si limita a presentare 50 fotosequenze della storica produzione del fotografo: sul lato lungo della Galleria Gruppo Credito Valtellinese è stato ricostruito il set di scatti in piano sequenza, che durante l’inaugurazione è stato animato dalle performance di quattro studenti della Nuova Accademia delle Belle Arti che lo hanno attraversato mentre otto macchine Canon scattavano per un’attuale interpretazione «alla Muybridge». Del percorso espositivo fanno parte anche due docu-films originali realizzati da Paolo Gioli: L’assassino nudo e Film stenopeico.
Il fotografo tornò a morire in patria. «Mi piace immaginarlo in teatro, nel posto d’onore, nel giorno della prima proiezione nella sua città, Kingston-upon-Thames, del cinématopgraphe dei fratelli Lumiére, mentre riassume mentalmente le sue fondamentali, inesauste ricerche alla scoperta dell’invisibile transito del movimento dei corpi che prima di lui era stato mascherato nel silenzio visivo della nostra straordinaria ma umana e quindi limitata capacità di percezione, finalmente alimentata dalla provvidenziale protesi della fotografia», scrive Italo Zannier nel catalogo della mostra. Muybridge fu stroncato da un infarto nel 1904. Aveva 74 anni. Sostenne che «solo la fotografia ha saputo dividere la vita umana in una serie di attimi, ognuno dei quali ha il valore di una intera esistenza».
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