L'acqua dà fiato alla roccia.
Basta ascoltare. E la passeggiata tra i boschi della Clarea in un giorno di fine estate si riempie di storie.
Sono quelle foglie irrequiete e quei sassi levigati a raccontare. Ci parlano di cacciatori di uomini, di prede braccate ma non rassegnate, di contadini rimasti senza vigna, di farfalle con le ali sporche di polvere, di lavanda inquinata da gas lacrimogeni.
Mentre percorriamo il sentiero che ti riempie di odori e ti offre generoso more e lamponi ci dicono di gente in divisa che si nasconde dietro gli alberi e che entra in azione quando meno te lo aspetti. Come nell'estate del 2011 quando un gruppo di poliziotti e di carabinieri dopo aver fermato due ragazzi li hanno trascinati dentro una recinzione nella zona archeologica di Chiomonte e si sono "sfogati" con calci e bastoni. Un militare dello squadrone “Cacciatori di Sardegna” è stato riconosciuto per via di un tatuaggio sul braccio ed è stato indagato, ma per gli altri nessuna accusa specifica è stata mossa. I due malcapitati invece si sono dovuti far curare lesioni, traumi, abrasioni e perfino la frattura scomposta di un avambraccio. Questo è quello che può capitare a chi protesta contro un'opera inutile e dannosa come la Tav in Val di Susa. Ma anche quando non arrivano alla violenza fisica i "cacciatori di uomini" sono pronti a rovinarti la passeggiata: spuntano fuori dai loro nascondigli per chiedere i documenti a chi passeggia tranquillo nel bosco: bisogna identificare chiunque voglia godere di questo spettacolo della natura.
Uno spettacolo che toglie il fiato e si trasforma in dolore fisico quando di fronte ti appare "la grande mangiatoia per l'ingrasso" che è il cantiere della Maddalena recintato con pezzi di muro e filo spinato di marca israeliana. Dentro nessuno che lavora, solo agenti a ciondolare.
Non possiamo avvicinarci di più: il ponte dove qualcuno ha disegnato il volto di Lander è già "zona rossa". Più avanti, sotto il tunnel, i due check point. E' qui che i contadini che non sono stati espropriati dei loro terreni devono ottenere il permesso per andare a coltivare le loro vigne che si trovano dall'altra parte del cantiere. In certi periodi i vignaioli vanno dai campi di uva a casa anche due volte al giorno, quattro posti di blocco. Sono due anni che lo fanno, eppure non c'è nessuno che racconti di essere passato una volta senza aver dovuto tirare fuori le carte e i documenti. Mai una volta che qualcuno abbia detto "Vada pure, mi ricordo di lei".
Noi non possiamo passare. Restiamo a guardare quello scempio al quale fanno da scenografia i piloni dell'autostrada quando arriva la notizia da Roma che qualche pezzo di merda nella notte ha devastato i nostri orti urbani a Garbatella: sessanta alberi sono stati spezzati e ogni pianta sradicata e calpestata. E' difficile mantenere la calma. La rabbia sale alla testa e ci ubriaca. Ma ancora una volta quegli alberi e quelle foglie, che hanno visto la violenza di uomini in divisa e quella dei politici in giacca e cravatta ci quietano. La montagna ci avverte quando è il momento di fermarci: un lampo, poi un tuono. E' il momento di ritornare indietro prima che il temporale ci sorprenda senza riparo.
Ci sarà tempo per tornare e fare.
A sarà dura.
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