giovedì 15 agosto 2013

#NoTav: Caselli vs De Luca. Il procuratore ha la coda di paglia

Excusatio non petita, accusatio manifesta, dicevano i latini.
Ma senza ricorrere ai detti popolari, si potrebbe analizzare la stizzita risposta del Procuratore Caselli alla lucida e attenta riflessione sulla Val di Susa scritta da ErriDe Luca sul Fatto Quotidiano usando la psicologia.
Lo scrittore, da buon osservatore del suo tempo, paragona la lotta della Valle a quelle di piazza Taksim a Istanbul e di Plaza de Mayo a Buenos Aires. Una lotta contro uno Stato divenuto truppa d'occupazione militare che usa la rappresaglia e la repressione contro una comunità che non si piega al tentativo di farsi sottrarre il «diritto di sovranità sul proprio suolo, sulla propria aria, sulla propria acqua: sulla vita stessa minacciata. Buffoni di corte delle banche dichiarano strategica l’opera di sventramento che è invece superflua, tossica e sfruttata solo per spendere fondi europei».
A breve giro di posta, ecco arrivare la risposta del paladino della giustizia e della legalità in Valle, il procuratore Caselli. «Come si fa a paragonare la Val di Susa alla grande piazza Taksim di Istanbul e alla estesa Plaza de Mayo di Buenos Aires? E un’aberrazione che offende prima di tutto le vittime turche e argentine», ha tuonato il piccato giudice. Quasi che le vittime, per essere tali, debbano essere per forza morte. Un subdolo tentativo di sottolineare che le cose non possono essere equiparate, visto che in fondo ancora in Val di Susa non è stato ucciso nessuno (per nostra fortuna).
Sempre più incarognito, l'uomo di legge si scaglia verso l'autore reo di aver parlato dell' «"incarognimento della rappresaglia di Stato" senza neppure un cenno alle violenze sistematiche praticate dalle frange estremiste del sedicente movimento. Un comportamento indulgente alla migliore propaganda», sentenzia Caselli dall'alto del “suo” punto di vista.
E' qui notiamo che la seconda, subdola, giustificazione, quasi bambinesca, che indica nell'altro il cattivo, facendo finta di non sapere che quelle «violenze sistematiche» sono reazione ad un occupazione militare e quel «sedicente movimento» altro non è che una comunità che si batte per la propria terra.
Proprio sulle giustificazioni che il procuratore tira in ballo pongo l'attenzione, ma senza scomodare i latini. Preferisco affrontare l'argomento nelle teorie della psicologia sociale e cognitiva, nella ricerca della giustificazione morale,che da sempre nell'uomo (e questa volta in Caselli) tende ad auto spiegarsi ed ad assolversi in un dato comportamento o azione, nel tentativo di sminuire la gravità dell'azione (etichettamento eufemistico ), ad allegerire il peso del comportamento negativo (confronto vantaggioso ), a trasferire la colpa agli altri (dislocamento della responsabilità ), passando per la distorsione delle conseguenze fino ad arrivare alla de-umanizzazione della vittima.
La storia umana è piena di tanti esempi.
La legge e il suo rispetto non può essere un dogma, come sembra essere per Caselli, o altrimenti lo stesso avvalerebbe le leggi raziali del fascismo, che in quanto leggi andavano rispettate. Anche il fascismo e i suoi criminali avevano le loro giustificazioni quando deportavano gli ebrei o imprigionavano e uccidevano i dissidenti al regime. Giustificazioni che noi oggi, osservatori lontani, vediamo come lucide follie, ma che al tempo convincevano al tempo molta gente. Nello stesso modo venivano, e purtroppo vengono ancora oggi, trovate giustificazioni agli orrendi crimini del nazismo, dello stalinismo, alla deportazione e alla schiavizzazione di un'interno continente nel nome della supremazia della razza bianca. E ancora: si adducono giustificazioni per le due guerre mondiali (cos'à c'è di più criminale?) per il comportamento di Israele verso la Palestina, per gli attentatori delle Torri gemelle e per la guerra preventiva al terrorismo. Anche i mafiosi trovano le loro giustificazioni, anche un pedofilo si giustifica dicendo che vuole il bene del bambino che violenta. Anche un'uomo che massacra di botte la donna che gli è vicino si giustifica nel nome dell'amore. Ognuno di noi, giustifica le proprie peggiori azioni, altrimenti non saremmo capaci di compierle. Tutti ci auto-assolviamo, come fa Caselli, ma questo non ci assolve dalla storia.
E' il tempo, sono gli osservatori distaccati, che mettono luce sugli avvenimenti, non gli attori in causa. Sono gli attenti osservatori, come Erri De Luca, che ci danno il senso della storia. Gli altri, i Caselli di turno, tentano di giustificare le loro azioni nel nome di un "alto" ideale. Che sia le legge, la democrazia,o il bene in astratto non importa: sono le azioni che identificano un evento e non le giustificazioni che si danno ad esso.E le azioni dello Stato in Val di Susa, sono uguali a quelle di piazza Taksim a Istanbul, a quelle di Plaza de Mayo a Buenos Aires e a quelle in tante altre piazze del mondo in cui uomini e donne dicono «No» alle imposizioni di una classe di potere che si arroca il diritto di decidere in nome di vecchie e nuove religioni, tra cui va messa la nostra tanto decantata quanto sopravvalutata democrazia.
Così si capisce la reazione stizzita del procuratore Caselli che, come si dice dalle mie parti, ha dimostrato di avere davvero la coda di paglia...(dna)

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