Ma senza ricorrere ai detti popolari,
si potrebbe analizzare la stizzita risposta del Procuratore Caselli
alla lucida e attenta riflessione sulla Val di Susa scritta da ErriDe Luca sul Fatto Quotidiano usando la psicologia.
Lo scrittore, da buon osservatore del
suo tempo, paragona la lotta della Valle a quelle di piazza
Taksim a Istanbul e di Plaza de Mayo a Buenos Aires. Una lotta contro
uno Stato divenuto truppa d'occupazione militare che usa la
rappresaglia e la repressione contro una comunità che non si piega
al tentativo di farsi sottrarre il «diritto
di sovranità sul proprio suolo, sulla propria aria, sulla propria
acqua: sulla vita stessa minacciata. Buffoni di corte delle banche
dichiarano strategica l’opera di sventramento che è invece
superflua, tossica e sfruttata solo per spendere fondi europei».
A
breve giro di posta, ecco arrivare la risposta del paladino della
giustizia e della legalità in Valle, il procuratore Caselli. «Come
si fa a paragonare la Val di Susa alla grande piazza Taksim di
Istanbul e alla estesa Plaza de Mayo di Buenos Aires? E
un’aberrazione che offende prima di tutto le vittime turche e
argentine»,
ha tuonato il piccato
giudice. Quasi che le vittime, per essere tali, debbano essere per
forza morte. Un subdolo tentativo di sottolineare che le cose non
possono essere equiparate, visto che in fondo ancora in Val di Susa
non è stato ucciso nessuno (per nostra fortuna).
Sempre
più incarognito, l'uomo di legge si scaglia verso
l'autore reo di aver parlato dell' «"incarognimento
della rappresaglia di Stato" senza
neppure un cenno alle violenze sistematiche praticate dalle frange
estremiste del sedicente movimento. Un comportamento indulgente alla
migliore propaganda»,
sentenzia Caselli dall'alto del “suo” punto di vista.
E' qui notiamo che la seconda, subdola, giustificazione, quasi bambinesca, che
indica nell'altro il cattivo, facendo finta di non sapere che quelle
«violenze
sistematiche»
sono reazione ad un
occupazione militare e quel «sedicente
movimento»
altro non è che una comunità che si batte per la propria terra.
Proprio sulle giustificazioni che il procuratore tira in ballo pongo l'attenzione, ma senza
scomodare i latini. Preferisco affrontare l'argomento nelle teorie
della psicologia sociale e cognitiva, nella ricerca della
giustificazione morale,che da sempre nell'uomo (e questa volta in
Caselli) tende ad auto spiegarsi ed ad assolversi in un dato
comportamento o azione, nel tentativo di sminuire la gravità
dell'azione (etichettamento eufemistico ), ad allegerire il peso del
comportamento negativo (confronto vantaggioso ), a trasferire la
colpa agli altri (dislocamento della responsabilità ), passando per
la distorsione delle conseguenze fino ad arrivare alla
de-umanizzazione della vittima.
La
storia umana è piena di tanti esempi.
La
legge e il suo rispetto non può essere un dogma, come sembra essere
per Caselli, o altrimenti lo stesso avvalerebbe le leggi raziali del
fascismo, che in quanto leggi andavano rispettate. Anche il fascismo
e i suoi criminali avevano le loro giustificazioni quando deportavano
gli ebrei o imprigionavano e uccidevano i dissidenti al regime.
Giustificazioni che noi oggi, osservatori lontani, vediamo come
lucide follie, ma che al tempo convincevano al tempo molta gente.
Nello stesso modo venivano, e purtroppo vengono ancora oggi, trovate
giustificazioni agli orrendi crimini del nazismo, dello stalinismo,
alla deportazione e alla schiavizzazione di un'interno continente nel
nome della supremazia della razza bianca. E ancora: si adducono
giustificazioni per le due guerre mondiali (cos'à c'è di più
criminale?) per il comportamento di Israele verso la Palestina, per
gli attentatori delle Torri gemelle e per la guerra preventiva al
terrorismo. Anche i mafiosi trovano le loro giustificazioni, anche un
pedofilo si giustifica dicendo che vuole il bene del bambino che
violenta. Anche un'uomo che massacra di botte la donna che gli è
vicino si giustifica nel nome dell'amore. Ognuno di noi, giustifica
le proprie peggiori azioni, altrimenti non saremmo capaci di
compierle. Tutti ci auto-assolviamo, come fa Caselli, ma questo non ci
assolve dalla storia.
E' il
tempo, sono gli osservatori distaccati, che mettono luce sugli
avvenimenti, non gli attori in causa. Sono gli attenti osservatori, come Erri
De Luca, che ci danno il senso della storia. Gli altri, i Caselli di
turno, tentano di giustificare le loro azioni nel
nome di un "alto" ideale. Che sia le legge, la democrazia,o il bene in
astratto non importa: sono le azioni che identificano un evento e non
le giustificazioni che si danno ad esso.E le
azioni dello Stato in Val di Susa, sono uguali a quelle di piazza
Taksim a Istanbul, a quelle di Plaza de Mayo a Buenos Aires e a
quelle in tante altre piazze del mondo in cui uomini e donne dicono
«No»
alle imposizioni di una classe di potere che si arroca il diritto di
decidere in nome di vecchie e nuove religioni, tra cui va messa la
nostra tanto decantata quanto sopravvalutata democrazia.
Così
si capisce la reazione stizzita del procuratore Caselli che, come si
dice dalle mie parti, ha dimostrato di avere davvero la coda di paglia...(dna)
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