Oggi lo Stato esaminerà mia figlia: tra un paio d'ore saprò se è stata indottrinata "bene" e se è meritevole o meno di continuare a studiare. A giudicarla sarà un rappresentante delle Istituzioni, il membro esterno, e quei professori che per tre anni le hanno imposto dei comportamenti in base a criteri alquanto discutibili, le hanno detto come poteva o non poteva vestirsi, con chi poteva o non poteva parlare, hanno fatto in modo che studiasse in base a programmi scritti al ministero, hanno mortificato i suoi interessi senza minimamente tenere in considerazione le sue necessità (conoscitive, pratiche), senza darle la possibilità di discutere se quello era per lei il miglior modo possibile per crescere e conoscere, se quello che le stavano imponendo di imparare la aiutasse nel suo sviluppo creativo, culturale, psichico di ragazzina "libera".
venerdì 20 giugno 2014
giovedì 19 giugno 2014
Un compagno: "Datemi pure del maschilista, è la vostra unica giustificazione"
Anche oggi l'ennesima discussione scatenata da post di un compagno, un bravo compagno, che si diceva "stufo" dell'atteggiamento di molte donne che si definiscono femministe. Criticava il fatto che sono sempre pronte a riprendere i "maschietti", a "farti sentire un cretino". Ritiene che non hanno bisogno di identificarsi in un movimento per rivendicare i loro diritti. "Ditemi pure che sono un maschilista", ha concluso, "è l'unica giustificazione che trovate quando vi sentite attaccate e della vostra etichetta non me ne frega una beata minchia".
lunedì 16 giugno 2014
L'avventura di un uomo in un mondo di maschi
Questo post non è farina del mio sacco, ma un bel "cut and paste" di uno scritto di Dario per il blog di Slavina "Malapecora". Si tratta di una serie di riflessioni attraverso esperienze personali di uno dei partecipanti al laboratorio di Slavina sulle nuove mascolinità che si è svolto durante il Ladyfest di Milano. Lo ripropongo qui perché Dario è il mio compagno, perché è l'avventura di un uomo in un mondo di maschi, perché il maschilismo ferisce e opprime tutti senza distinzione di genere.
martedì 3 giugno 2014
Ragazzine "svergognate" messe alla gogna in classe. E che palle!
Anno 2014, Roma, Italia.
Ancora oggi, in una qualsiasi prima media, di una qualsiasi scuola statale italiana (niente ordini religiosi), una qualsiasi professoressa, DONNA, invita una qualsiasi bambina, futura DONNA, ad indossare in classe un abbigliamento "ADEGUATO", fatto di gonne non più corte del ginocchio e di altri divieti vari, circa scollature e spalline più o meno lecite, secondo un antico codice canossiano.
Il monito avviene in classe, davanti a tutti, senza troppe spiegazioni di dettaglio, dando assolutamente per scontata e condivisibile una malizia che è ancora sconosciuta e lontana ai più, secondo un'antica pratica cavernicola "della svergognata".
Ancora oggi, in una qualsiasi prima media, di una qualsiasi scuola statale italiana (niente ordini religiosi), una qualsiasi professoressa, DONNA, invita una qualsiasi bambina, futura DONNA, ad indossare in classe un abbigliamento "ADEGUATO", fatto di gonne non più corte del ginocchio e di altri divieti vari, circa scollature e spalline più o meno lecite, secondo un antico codice canossiano.
Il monito avviene in classe, davanti a tutti, senza troppe spiegazioni di dettaglio, dando assolutamente per scontata e condivisibile una malizia che è ancora sconosciuta e lontana ai più, secondo un'antica pratica cavernicola "della svergognata".
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