Anno 2014, Roma, Italia.
Ancora oggi, in una qualsiasi prima media, di una qualsiasi scuola statale italiana (niente ordini religiosi), una qualsiasi professoressa, DONNA, invita una qualsiasi bambina, futura DONNA, ad indossare in classe un abbigliamento "ADEGUATO", fatto di gonne non più corte del ginocchio e di altri divieti vari, circa scollature e spalline più o meno lecite, secondo un antico codice canossiano.
Il monito avviene in classe, davanti a tutti, senza troppe spiegazioni di dettaglio, dando assolutamente per scontata e condivisibile una malizia che è ancora sconosciuta e lontana ai più, secondo un'antica pratica cavernicola "della svergognata".
La motivazione fondante, più o meno esplicitata, è che tutto ciò avvenga per prevenire possibili turbamenti dei MASCHI, futuri UOMINI, che l'esibizione della nudità femminile "naturalmente" provoca. Loro, ovviamente, non hanno nessuna restrizione in fatto di abbigliamento e nessun monito a riguardo (la stessa canottiera vietata ad una femmina può essere tranquillamente indossata da un maschio).
Al di là dell'offesa diretta alle famiglie di queste bambine, che sono le responsabili dell'acquisto, prima ancora che dell'indossare, di questo abbigliamento "peccaminoso", e che solitamente vedono uscire di casa le proprie figlie dando già un primo e fondamentale parere, riguardo la ragionevolezza di un certo abbigliamento (non fosse altro perchè sono madri cresciute a loro volta con gli stessi dettami canossiani e con storie di lupi e Cappuccetti Rossi), la questione è grave e socialmente importante.
Una società che continua ad educare le proprie donne a considerarsi pericolose con una minigonna e i propri uomini "naturalmente maschi" di fronte a comportamenti sessisti e prevaricatori, potrà mai parlare di EMANCIPAZIONE FEMMINILE???
IO sono stufa, anzi molto INCAZZATA, di sentir parlare ancora di abbigliamento ADEGUATO e di maschi PROVOCATI. (di Marta Palla)
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