La LadyFest che si aprirà 6 giugno a Zam è ricca di appuntamenti: laboratori, spettacoli, concerti, proiezioni, performance e molto altro ancora. Oggi vorrei proporvi quello di venerdì dalle 18.30 alle 22 che farà il bis e il tris sabato e domenica dalle 17 alle 21, sabato e domenica proposto da Serpica Naro: "Arazzo desiderante: smacchiniamolo duro".
La stilista provocatrice virtuale (il suo nome è l'anagramma di San Precario), che nel 2005 si è infiltrata nel calendario ufficiale della Settimana della Moda milanese per denunciare le condizioni dei lavoratori precari nell’industria della moda italiana, e che ora è un un collettivo/associazione culturale non-profit, allestirà durante la LadyFest un laboratorio aperto: una fucina di trame e desideri, ma anche una mappatura dei passaggi, delle soggettività e singolarità desideranti.
Per partecipare è sufficiente portare una foto, un simbolo o un pattern che ti rappresenta: verrà messo nella magica macchina da maglieria di Serpica Naro e sarà cucito poi, assieme a tutti gli altri autoritratti raccolti, fino comporre un arazzo desiderante: una mappa dalla Ladyfest 2014.
Io ho scelto Emma Goldman.
Anarchica, femminista ante-litteram si batteva per l'emancipazione della donna, per l'amore libero, per l'uso dei contraccettivi ed il controllo delle nascite. Tentò di tradurre in pratica tutto il suo ideale teorico e le sue aspirazioni libertarie, ma spesso arrivò allo scontro con gli stessi anarchici e con il loro «istinto maschile di possesso, che non vede altro dio all’infuori di se stesso». La Goldman sosteneva «l’impossibilità per l’amore di esistere quando è imposto e non è libero», affermando che la donna doveva porsi nei confronti dell'uomo «come individuo dotato di una personalità e non come un bene sessuale».
«La storia - scriveva la Goldman - ci ha insegnato che ogni classe oppressa ha ottenuto la sua liberazione dagli sfruttatori solo grazie alle sue stesse forze. È dunque necessario che la donna apprenda questa lezione, comprendendo che la sua libertà si realizzerà nella misura in cui avrà la forza di realizzarla. Perciò sarà molto più importante per lei cominciare con la sua rigenerazione interna, facendola finita con il fardello di pregiudizi, tradizioni ed abitudini. La richiesta di uguali diritti in tutti i campi è indubbiamente giusta, ma, tutto sommato, il diritto più importante è quello di amare e di essere amata. Se dalla parziale emancipazione si passerà alla totale emancipazione della donna, bisognerà farla finita con la ridicola concezione secondo cui la donna per essere amata, moglie e madre, debba comunque essere schiava o subordinata. Bisognerà farla finita con l'assurda concezione del dualismo dei sessi, secondo cui l'uomo e la donna rappresentano due mondi agnostici».
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