Per favore seppellite Andrew Leonard. Là dentro c’è stato abbastanza. Via del Gonfalone 29, Roma, museo Criminologico: nella sala dedicata alla “giustizia dell’Ottocento” è esposto in bella mostra il corpo, ormai ridotto a uno scheletro, di un soldato inglese lasciato morire con un particolare sistema di tortura. Andrew, come si legge sul catalogo del museo, apparteneva al 27° reggimento Enniskilling che, agli ordini di Sua Maestà Britannica, aveva partecipato agli scontri con le truppe napoleoniche in Italia meridionale, in particolare in Calabria e in Sicilia.
Il soldato Leonard, di appena 25 anni, secondo l’ipotesi del professor Giuseppe De Crecchio, venne ritenuto un disertore e per questo condannato a morire in una gabbia di ferro appesa alle mura del castello di Milazzo.
Era il 1928 quando il cadavere di Andrew, ancora chiuso nel diabolico strumento di tortura, venne trovato. Sono passati quasi novant’anni, ma nessuno si è preoccupato di dargli degna sepoltura, come imporrebbe invece la pietas laica e cristiana. Siamo in Italia, un paese civile, almeno sulla carta. Qui i diritti umani dovrebbero valere qualcosa. Non vengono messi in pratica neanche i “consigli” del Vaticano che nel “Catechismo della Chiesa cattolica” impone che «I corpi dei defunti devono essere trattati con rispetto e carità nella fede e nella speranza della risurrezione. La sepoltura dei morti è un’opera di misericordia corporale; rende onore ai figli di Dio, templi dello Spirito Santo». Eppure Andrew Leonard continua a restare imprigionato nella sua gabbia per soddisfare la morbosa curiosità dei visitatori del museo. Morbosa, sì, perchè un conto è rendere testimonianza dell’esistenza di uno strumento di tortura, altra cosa è far vedere come ha ridotto la vittima.
Particolare di non secondaria importanza è la possibile richiesta del corpo da parte della Gran Bretagna. Un inglese potrebbe scoprire di essere parente di Andrew e pretendere la sua tumulazione. Richiesta sacrosanta. Mettetevi nei suoi panni: che fareste voi se un museo inglese chiedesse 5 euro per vedere il cadavere del vostro trisavolo? Forse sarebbe il caso, una volta tanto, di evitare l’apertura di un caso diplomatico e dimostrare rispetto per un uomo. Un uomo che ha sfidato le autorità e ha disertato.
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