Fin da quando sono stati introdotti ho sempre boicottato i test Invalsi: ho evitato di mandare mia figlia scuola in quei giorni perché ritengo che in una valutazione del genere non possa trovare spazio la sua espressione, la sua critica, la sua personalità. Cosa che invece ho sempre cercato di stimolare in Sofia e che vorrei facessero anche gli insegnanti e le scuole che ha frequentato e frequenterà. Gli Invalsi al contrario non sono altro che uno strumento nelle mani dello Stato per sfornare ragazzi e ragazze senza alcuna capacità di analisi della realtà, costretti solo a mettere qualche crocetta su un foglio senza farsi troppe domande. E io non lo posso tollerare.
Così come non posso tollerare che lo Stato spenda fior fior di quattrini (ce ne sarebbero di modi per impiegarli meglio) per questo subdolo grimaldello che porta il sistema scolastico a
trasformarsi in una azienda autonoma in cui un preside manager assume insegnanti in base a criteri di efficienza
aziendale, in cui ognuno è sostituibile perché ciò che occorre
fare non ha nulla a che vedere con un progetto educativo e di crescita
ma è legato ad un criterio di produttività misurabile con il numero di
crocette poste nella casellina giusta.
Con questo spirito sono andata oggi all'assemblea dei genitori convocata dai professori della scuola di Sofia in vista dell'esame di terza media.
Metà del tempo è stato speso dagli insegnanti per "responsabilizzarci": anche noi avremmo dovuto fare la nostra parte per la buona riuscita dell'esame facendo ripassare i nostri figli, non facendoli distrarre da attività extrascolastiche, trasformarci cioè in cani da guardia perché tutto il loro lavoro non sia vano. Il resto dell'assemblea hanno parlato di questi maledetti Invalsi, spiegandoci che ben due giorni a settimana, dall'inizio di aprile, vengono dedicati completamente a loro. In pratica hanno sospeso, senza neanche interpellarci, le spiegazioni sulle materie e i vari ripassi per insegnargli a mettere crocette. La cosa mi ha abbastanza infastidito visto che anche quest'anno avevo deciso di non mandare a scuola mia figlia nei giorni dei test e che quindi tutto quel tempo sottratto alla preparazione dell'esame avrebbero potuto essere impiegato in altro modo, ma ho soprasseduto.
Quando è stato il turno delle domande ho preso la parola. Dopo aver espresso le mie perplessità sugli Invalsi ho concluso dicendo che anche quest'anno, come gli anni precedenti, mia figlia non avrebbe partecipato ai test che servono solo a costruire delle classifiche degli istituti e degli insegnanti in base ai risultati ottenuti. Classifiche che poi serviranno a stabilire la distribuzione dei finanziamenti. In parole povere le scuole che avranno risultati migliori prenderanno più soldi.
A quel punto la prof di matematica mi ha avvertito: "Se non manda sua figlia a scuola quel giorno, verrà bocciata".
Una minaccia? Macché. Lo prevede la legge: in terza media le prove Invalsi sono prove di Stato, quindi obbligatorie.
"Ma scusi, non sono anonime?".
Assolutamente no, è stata la risposta.
Ad ogni studente viene infatti attribuito un codice che viene applicato sul fascicolo della prova. La scuola conserva quindi un elenco in cui ad ogni codice corrisponde il nome dell’allievo.
Non ci volevo credere. Appena tornata a casa mi sono messa su Internet alla ricerca di una prova che smentisse i professori. Non l'ho trovata. In compenso ho trovato un'altra cosa davvero inquietante. I Cobas hanno denunciato che in alcuni documenti dell'Invalsi (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione) si legge che la "scheda" personale seguirà lo studente fino all’Università e poi nel suo inserimento nel mondo del lavoro, sullo stile americano.
"E' una schedatura di massa, dalla II elementare fino all’età adulta, resa possibile dai codici identificativo degli studenti", tuona il Comitato di Base. Al che è evidente che mia figlia ha già una carriera segnata visto che risulta "boicottatrice" delle altre prove Invalsi alle quali mai ha partecipato.
Quest'anno, invece, dovrà mettere anche lei le X sui fogli del Ministero. La legge del 25 ottobre 2007, all'articolo 4-ter, dice chiaramente che l'esame di Stato prevede anche gli Invalsi. Li deve fare, a meno che non decida di farsi bocciare.
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