«Ho rapito le ragazze e le venderemo al mercato in nome di Allah». È quanto ha detto il leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, nel video con cui il gruppo islamista rivendica il rapimento delle oltre 200 ragazze sequestrate il 14 aprile scorso mentre erano a scuola in un villaggio di Waranbe, nello stato del Borno in Nigeria. «Allah dice che devo venderle, mi comanda di venderle, ed io venderò le donne», continua il messaggio, secondo la traduzione fornita dalla Cnn dalla lingua locale hausa. «Ragazze, dovete sposarvi» ha detto ancora il leader del gruppo il cui nome significa «l’educazione occidentale è un peccato» chiedendo più volte che il governo nigeriano interrompa il sistema di istruzione aperto alle ragazze.
Il rapimento è avvenuto lo scorso 15 aprile. Il video dura un’ora, e comincia con immagini dei combattenti che agitano armi automatiche e sparano in aria, cantando 'Allahu akbar' e «Dio è grande». Non è chiaro se il filmato sia stato girato prima o dopo le notizie, emerse la scorsa settimana, secondo le quali alcune ragazze sono state costrette a sposare i loro rapitori e altre sono state portate in Camerun e in Ciad. Non è stato possibile verificare queste notizie. Un intermediario, che ha detto che Boko Haram è pronto a negoziare riscatti per le giovani, ha anche aggiunto che due ragazze sono morte per il morso di serpenti e che circa 20 sono malate.
Abubakar Shekau ha minacciato altri attacchi contro scuole, e nuovi rapimenti di altre ragazze. Il leader di Boko Haram ha descritto le giovani rapite come «schiave», affermando che le studentesse «resteranno schiave con noi». Sembra un riferimento a un’antica usanza jihadista di ridurre in schiavitù le donne catturate nel corso della guerra santa, che possono poi essere utilizzate come schiave sessuali. «Sono schiave e le venderemo perché ho il mercato per farlo», ha aggiunto Abubakar Shekau, parlando nella lingua Hausa del nord della Nigeria.
Il 6 maggio scorso la minaccia si è trasformata in realtà con un nuovo raid. Gli estremisti hanno rapito nella notte altre undici ragazze a Waranbe, vicino a Gwoza, a circa 130 chilometri da Maiduguri, la capitale dello stato di Borno.
E mentre l’appello per liberare le studentesse nigeriane rapite è stato
già ritwittato oltre un milione di volte con l’hashtag
#BringBackOurGirls, la polizia della Nigeria ha offerto una ricompensa di circa 200mila euro a chiunque possa aiutare a a localizzare e trarre in salvo le oltre studentesse rapite dai militanti islamici di Boko Haram.
Oggi è arrivata anche la condanna da parte di al Qaeda. «Oh Dio, guidali sulla retta via dell’Islam». Così un utente di un forum jihadista vicino ad al-Qaeda commenta le recenti violenze commesse in Nigeria dal gruppo militante Boko Haram, responsabile di uccisioni indiscriminate, oltre che del rapimento di centinaia di studentesse. «Ci sono notizie che hanno attaccato alcune studentesse», scrive l’utente, che lascia intendere di non condividere il modo brutale in cui agisce il gruppo nigeriano. Gli internauti attivi sui forum jihadisti hanno smesso ormai da tempo di elogiare Boko Haram e qualcuno si spinge fino ad affermare che notizie come quelle sulle studentesse rapite «danneggiano l’immagine dei mujaheddin».
Nato all’inizio degli anni 2000 per contestare l’elite nigeriana, il gruppo Boko Haram si è presto riconosciuto nell’ideologia qaedista, e la stessa organizzazione di Osama bin Laden lo ha annoverato tra i suoi affiliati. I suoi primi attacchi, sempre molto violenti, tendevano a prendere di mira le istituzioni e ad evitare i civili. Ma la sua strategia è cambiata a luglio 2009,
quando un commando di 70 dei suoi militanti attaccarono una moschea e un commissariato a Bauchi, uccidendo 55 persone.
Le autorità reagirono con il pugno di ferro, conducendo un raid in cui furono uccise oltre 700 persone, tra le quali molti civili innocenti, e giustiziando in modo sommario nella pubblica piazza Mohamed Yusuf, l’allora leader di Boko Haram.
Per un breve periodo i militanti del gruppo si dispersero in vari paesi africani, frequantando i campi di addestramento di al-Qaeda in Algeria e Niger e quelli degli Shabab in Somalia. Dalla fine del
2010, sotto il nuovo leader Abubaker Shekau, Boko Haram ha adottato una nuova strategia, fatta di attacchi indiscriminati a bordo di motociclette o di veicoli armati, arrivati dalla Libia del
post-Gheddafi. Inoltre la sua strategia si è andata sempre più caratterizzando come locale e scarsamente interessata al jihad internazionale.
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