martedì 20 marzo 2018

Lo show di Balich che ti risucchia nel Giudizio Universale

Poco più di un chilometro separa via della Conciliazione dall'ingresso ai Musei Vaticani. Una decina di minuti a piedi durante i quali metabolizzare l' incredibile esperienza del live show Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel, lo spettacolo multimediale firmato da Marco Balich che dà la possibilità agli spettatori di ritrovarsi fisicamente immersi nella creazione degli affreschi della Cappella Sistina; entrare nei tormenti di Michelangelo e nel suo rapporto prima con Giulio II poi con Clemente VII; scoprire il capolavoro dell'artista anche nei segreti del conclave.
Nel tragitto tra l'Auditorium della Conciliazione - dove va in scena l'opera - e la Cappella Sistina dove sono conservati i dipinti reali realizzati nel Cinquecento dal Buonarroti c'è tempo sufficiente per mettere in ordine i pensieri e decidere come "classificare" quello che si è appena visto: una mostra nazional-popolare?
uno spettacolo multimediale? un'attrazione da luna park? un nuovo modo di fare cultura?
I puristi, ovviamente, scuoteranno la testa: è inconcepibile per loro una mostra senza quadri, così come non possono considerare uno spettacolo teatrale quello che hanno visto dal momento che i dialoghi sono in playback e la musica è registrata.

lunedì 12 marzo 2018

L'occhio lungo degli americani per gli "imbrattatele" europei

Degas
Erano passati solo pochi anni dalla prima mostra - stroncata dalla critica e dal pubblico - di Claude Monet, Edgar Degas, Alfred Sisley e Pierre Auguste Renoir presso lo studio del fotografo Felix Nadar a Parigi (15 aprile 1874) e a Philadelphia alcuni lungimiranti imprenditori, avvocati, dirigenti d' azienda già arredavano le loro lussuose case con le opere degli impressionisti. Nel vecchio continente erano considerati "imbrattatele", pittori da strapazzo (qualche mese dopo la mostra da Nadar il gruppo organizzò una vendita delle opere per recuperare fondi ma fu un altro fiasco: riuscirono appena a coprire i costi delle cornici) mentre al di là dell'oceano, in quella città che insieme a Boston e New York era una delle più mature culturalmente, erano talmente ricercati e apprezzati che il Philadelphia Museum of Art organizzò una mostra completamente dedicata alla pittura impressionista.

mercoledì 21 febbraio 2018

Dürer, il maestro del Rinascimento che inventò il copyright

Dürer, Melancholia
Quando Jean-Paul Sartre nel 1932 scrisse il romanzo La nausea voleva intitolarla Melancholia, in onore dell' incisione del 1514 di Albrecht Dürer. Nel bulino è rappresentata la percezione degli insanabili conflitti del cosmo e le connessioni alchemiche tra razionalità e creazione artistica: c'è il quadrato magico, il compasso, il poliedro, la sfera, la bilancia e clessidra. E pure l' arcobaleno - che sintetizza lo spettro dei colori destinati ad apparire nel crogiolo, dove il metallo deve essere fuso, per subire l'opera di purificazione, sino a trasformarsi in materia pretta - e una cometa che rimandano a un sentimento molto contemporaneo: un malessere che scava nella dimensione psicologica nei confronti dell' esistenza dell'uomo, in relazione all'ambiente circostante che Sartre tramutò in nausea.

domenica 4 febbraio 2018

Marianne Liebe Brandt, la designer del Bauhaus che inventò la Kandem

Autoritratto, 1929
Il nome di Marianne Liebe Brandt forse ai più non dirà nulla, ma gli oggetti che ha creato quasi un secolo fa sono conosciuti un po' da tutti, se non altro perchè sono molto usati ancora oggi. Si tratta di pezzi di design diventati icone (gli originali sono nei musei, come il British ad esempio), nuovi tipi di apparecchi per l'illuminazione progettati a Dessau negli anni Trenta e destinati a rimanere emblematici dello "stile Bauhaus": la lampada da soffitto a globo, quella a parete con braccio orientabile, quella a saliscendi - per citare i modelli più famosi - e quella da comodino Kandem che quest' anno compie novanta anni. Prodotta dalla Korting&Mathiesen di Lipsia, la Kandem di Marianne, essenziale e compatta, rappresenta la sintesi dell'idea stessa di lampada.

giovedì 1 febbraio 2018

Frida Kahlo bocciata in fotografia da Tina Modotti

Una delle poche foto di Frida
Chi l’avrebbe mai detto! Frida Kahlo, una delle più significative artiste dell’arte del Novecento bocciata dalla sua amica, amante, confidente la fotografa italiana, Tina Modotti. Ovviamente non in pittura, ci mancherebbe altro. Ma proprio in fotografia: per la scelta dei soggetti, le inquadrature, la luce. Frida si impegnava, scattava, osava e chiedeva lumi alla compagna che con grande disponibilità dispensava consigli su cosa e come fotografare. Del resto per la Kahlo, che era figlia di un fotografo, la macchina era uno strumento assolutamente familiare, ma sono pochissime le immagini che portano la sua firma. Una è il ritratto dell’amato nipote Carlos Veraza (1929), un’altra è il ritratto di uno dei cani che popolavano il giardino di Casa Azul, ma la più suggestiva è quella che mostra una bambola di pezza distesa su una stuoia, vicino a un cavallo al galoppo e un carretto di legno: una natura morta che allude all’incidente stradale in cui rimase coinvolta a diciott’anni e che segnò profondamente la sua vita e la sua arte.  Poi ce ne sono altre non firmate, ma che comunque per la cifra stilistica possono esserle attribuite. Tra queste gli edifici di New York ripresi dal basso, l’occhio di Rivera e lo scheletro fantoccio appoggiato di profilo che le servì molto probabilmente come modello per l’opera El Sueno del 1940.