Poco più di un chilometro separa via della Conciliazione dall'ingresso ai Musei Vaticani. Una decina di minuti a piedi durante i quali metabolizzare l' incredibile esperienza del live show Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel, lo spettacolo multimediale firmato da Marco Balich che dà la possibilità agli spettatori di ritrovarsi fisicamente immersi nella creazione degli affreschi della Cappella Sistina; entrare nei tormenti di Michelangelo e nel suo rapporto prima con Giulio II poi con Clemente VII; scoprire il capolavoro dell'artista anche nei segreti del conclave.
Nel tragitto tra l'Auditorium della Conciliazione - dove va in scena l'opera - e la Cappella Sistina dove sono conservati i dipinti reali realizzati nel Cinquecento dal Buonarroti c'è tempo sufficiente per mettere in ordine i pensieri e decidere come "classificare" quello che si è appena visto: una mostra nazional-popolare?
uno spettacolo multimediale? un'attrazione da luna park? un nuovo modo di fare cultura?
I puristi, ovviamente, scuoteranno la testa: è inconcepibile per loro una mostra senza quadri, così come non possono considerare uno spettacolo teatrale quello che hanno visto dal momento che i dialoghi sono in playback e la musica è registrata.
Hanno ragione: è una cosa assolutamente nuova, inedita. È un'esperienza sensoriale potente in cui viene sollecitata l'immaginazione; è un'esperienza immersiva in cui corpi, luci, suoni, video, ombre cinesi, parole e immagini si fondono; è il racconto di un viaggio che utilizza una molteplicità di linguaggi, dal tradizionale al più tecnologicamente avanzato, in una fusione che desta continua meraviglia (a volte si ha l'impressione di essere dentro un film, altre volte di ascoltare ad un'opera sinfonica). Di certo c'è che è un modo del tutto diverso di proporre l'arte, un sistema che sa catturare l'attenzione dei giovani - che spesso a una mostra tradizionale si annoiano - e di chi ha poca dimestichezza con musei, gallerie e pinacoteche. Che poi, in fondo, è proprio quello che molti artisti hanno cercato: l'arte come fine ultimo non ha solo la meraviglia e la capacità di stupire, ma anche quella di raccontare coinvolgendo l' immaginazione dello spettatore, che diviene attore e protagonista del sogno che sta vivendo.
Ecco allora che un montaggio di immagini catapulta gli spettatori nel 1508: lo spettatore viene risucchiato dentro una magia che rende possibile l'impossibile: sembra davvero di poter quasi toccare e non solo ammirare con gli occhi gli affreschi della Sistina, tanto è potente l'autenticità di scene e atmosfere in cui le tecnologie più sofisticate sono al servizio dell' emozione più pura. Michelangelo è lì, davanti alla platea, e comunica il proprio tormento interiore: «La bellezza è tutto, è la mia ossessione», dice. Il sommo artista, che si sente uno scultore, viene invitato da papa Giulio II a decorare la volta della Cappella Sistina, già affrescata sulle pareti laterali dai migliori artisti del suo tempo, tra cui Botticelli, il Ghirlandaio, il Perugino e Pinturicchio.
Ha paura di non farcela a rappresentare con il pennello e i colori tutto quello che ha dentro: invece ci riesce e in 520 giorni nasce un capolavoro. Passano 30 anni e papa Clemente VII, eletto nel Conclave del 1523 (cerimonia che viene evocata magistralmente nello spettacolo) offre a Michelangelo, ormai 60enne, una nuova sfida, quella di affrescare la parete dell' altare della Cappella. Ancora una volta tormentato dai dubbi, l'artista si mette al lavoro e con il Giudizio Universale supera se stesso.
Mentre si dipana la storia, l'Auditorium diventa un gigantesco schermo in cui gli affreschi prendono vita.
In un' ora il racconto riesce a emozionare con la naturalezza della verità e l'artificio della spettacolarità: gli spettatori vedono davanti, sopra e intorno a sé immagini delle opere alla più alta definizione possibile, avendo dunque la possibilità di scoprire dettagli non visibili nella normale visita della Cappella Sistina.
Se l'obiettivo era comunicare la bellezza e la grandezza di un'opera d' arte immortale con un linguaggio moderno, ma nel pieno rispetto del suo autore e del significato spirituale e storico che essa incarna, non c'è dubbio che lo spettacolo (costato circa 9 milioni di budget forniti da sponsor privati e realizzato con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani) lo abbia raggiunto. Bravissimo Pierfrancesco Favino, che dà la voce a Michelangelo, coinvolgente il tema principale composto da Sting.
Repliche fino al 31 maggio.
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