mercoledì 21 febbraio 2018

Dürer, il maestro del Rinascimento che inventò il copyright

Dürer, Melancholia
Quando Jean-Paul Sartre nel 1932 scrisse il romanzo La nausea voleva intitolarla Melancholia, in onore dell' incisione del 1514 di Albrecht Dürer. Nel bulino è rappresentata la percezione degli insanabili conflitti del cosmo e le connessioni alchemiche tra razionalità e creazione artistica: c'è il quadrato magico, il compasso, il poliedro, la sfera, la bilancia e clessidra. E pure l' arcobaleno - che sintetizza lo spettro dei colori destinati ad apparire nel crogiolo, dove il metallo deve essere fuso, per subire l'opera di purificazione, sino a trasformarsi in materia pretta - e una cometa che rimandano a un sentimento molto contemporaneo: un malessere che scava nella dimensione psicologica nei confronti dell' esistenza dell'uomo, in relazione all'ambiente circostante che Sartre tramutò in nausea.
Un sentimento moderno che Dürer seppe cogliere in anticipo sui tempi: lo dimostra Saturno al posto della donna indolente delle iconologie precedenti, un essere superiore, ha fatto notare Erwin Panofsky, non solo per via delle ali, ma anche in virtù della sua intelligenza e immaginazione, circondata dagli arnesi e dai simboli dello sforzo creativo e della ricerca scientifica. Del resto Dürer era moderno. Anzi il primo artista moderno del Nord. Era consapevole del proprio ruolo in un'epoca - quello del Rinascimento - di grandi trasformazioni culturali, scientifiche ed artistiche. Sapeva di essere un eccellente pittore, incisore, trattatista, matematico, ma anche di essere un imprenditore.

Dürer, autoritratto 1500
Conosceva già all'epoca il valore delle sue opere e faceva del marketing per venderle: si pensi al celebre autoritratto del 1500 nel quale si ritrae di fronte, con uno sguardo che punta direttamente allo spettatore, con i capelli sciolti sulle spalle come un Gesù Cristo per dire: «Se sono in grado di dipingere me stesso a somiglianza del figlio di Dio, immaginate cosa potrei fare per voi».
Non solo: voleva proteggere le sue creazioni artistiche dal plagio. Quando si rese conto che le sue stampe incontravano il gusto del pubblico e che fossero facilmente riproducibili creò, di fatto, il primo marchio di fabbrica: un monogramma (una D tra le gambe di una grande A) che apponeva a tutte le sue stampe e ai suoi dipinti. Ottenne anche il primo copyright della storia con una concessione speciale dall' imperatore Massimiliano in base alla quale a nessuno sarebbe stato consentito di stampare o vendere falsi delle sue incisioni. 
Il carattere innovativo della sua arte e del suo essere artista viene ben documentato nella mostra che inaugura oggi 21 febbraio 2018 a Palazzo Reale a Milano Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia. Curata da Bernard Aikema, l'esposizione illustra in maniera inedita l'apice del Rinascimento tedesco nel suo momento di massimo fulgore e di grande apertura verso l'Europa grazie a un'imprtante selezione di opere (130 pezzi tra cui 12 dipinti, 3 acquarelli e 60 disegni) dell'artista nato a Norimberga e dei suoi colleghi italiani e tedeschi come Leonardo, Tiziano, Giorgione, Mantegna, Bellini, Solario oltre che Cranach, Grien, Burgmair, Schongauer. La mostra, infatti, non è una monografica ma un progetto originale di Aikema che ha come scopo di rivelare il quadro dei rapporti artistici e culturali fra il nord e il sud delle Alpi tra il 1480 e il 1530.
 

Dürer, Adorazione dei Magi
Non è un caso che il percorso espositivo si apra con la bellissima Adorazione dei Magi del 1504 dove sono presenti e rielaborati i caratteri tipici della pittura del nord (l' attenzione maniacale al dettaglio - si guardi il san Giorgio e il drago incisi nella cassetta in mano a uno dei magi- l'uso tagliato della luce naturale e la ricchezza sensoriale), e quelli della pittura italiana con la sua prospettiva e l' attenzione al paesaggio. L'esposizione si può visitare fino al 24 giugno.

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