«Sono in arrivo tempi duri, e avremo bisogno delle voci di scrittori capaci di vedere alternative al modo in cui viviamo ora, capaci di vedere, al di là di una società stretta dalla paura e dall'ossessione tecnologica, altri modi di essere, e immaginare persino nuove basi per la speranza. Abbiamo bisogno di scrittori che si ricordino la libertà. Poeti, visionari, realisti di una realtà più grande». Era il 2014 e a rileggerle ora queste parole - pronunciate subito dopo aver ricevuto la prestigiosa "Medal for Distinguished Contribution to American Letters" assegnata dalla National Book Foundation - suonano come il testamento morale di una delle più grandi scrittrici di tutti i tempi. Ursula Kroeber Le Guin è morta lunedì nella sua casa di Portland (Usa), all'età di 88 anni e se, come dicono, quando muore qualcuno di speciale il mondo è più povero, con la sua scomparsa il mondo sarà realmente orfano di una voce libera e forte.
Conosciuta per romanzi come La mano sinistra delle tenebre (1969) che racconta di un pianeta in cui gli abitanti non sono né maschi né femmine, ma assumono caratteristiche di entrambi i sessi nei periodi riproduttivi, Ursula K. Le Guin aveva applicato alla fantascienza e al fantasy le sue convinzioni femministe, anarchiche e radicali.
mercoledì 24 gennaio 2018
sabato 13 gennaio 2018
La "mostra sospesa" dal golpe di Pinochet riappare a Bologna
Quell’11 settembre 1973 era tutto pronto al Museo
Nacional de Bellas Artes di Santiago del Cile. Due giorni dopo si
sarebbe dovuta inagurare la mostra dedicata ai tre grandi della pittura
messicana: Gabriel Orozco, Diego Rivera, David Alfaro
Siqueiros. Gli inviti spediti, le 169 opere montate e il curatore
Fernando Gambo davvero soddisfatto: a tagliare il nastro l’indomani sera
ci sarebbe stato il presidente Salvator Allende in persona a
testimonianaza di solidarietà e amicizia con il Messico
finalmente arrivato alla democrazia dopo una sanguinosa rivoluzione.
Avrebbe dovuto essere un giorno di festa davanti ai murales, nuovo
simbolo di espressione popolare e della libertà conquistata. E invece
no. Alle 9,10 del mattino, assediato dall’esercito
guidato dal generale Augusto Pinochet, dal suo ufficio al palazzo della
Moneda il presidente Allende via radio pronunciava le ultime parole
prima di togliersi la vita: «Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i
lavoratori! Sono certo che il mio sacrificio non sarà
invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà
la fellonia, la codardia e il tradimento».
venerdì 12 gennaio 2018
Che cosa è una casa? Chi la vive? Chi non ce l'ha? 999 domande sull'abitare
Cosa fa il tuo animale domestico quando non ci sei? Nell’ascensore del tuo palazzo si fanno incontri interessanti? E ancora: cosa abitiamo? Può l’ufficio essere una casa? Il nostro corpo è la nostra prima casa? Ti piacerebbe che a casa tua passasse il mondo?
Queste sono solo alcune delle riflessioni alle quali è sollecitato il visitatore della mostra che inaugura oggi in Triennale. “999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo” è infatti una rassegna d’architettura unica nel suo genere: è piuttosto una grande indagine sul concetto di casa, sul senso di dimora a cavallo tra il mondo fisico e quello digitale; è un viaggio attraverso i nuovi immaginari che trasformano le nostre esistenze.
Queste sono solo alcune delle riflessioni alle quali è sollecitato il visitatore della mostra che inaugura oggi in Triennale. “999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo” è infatti una rassegna d’architettura unica nel suo genere: è piuttosto una grande indagine sul concetto di casa, sul senso di dimora a cavallo tra il mondo fisico e quello digitale; è un viaggio attraverso i nuovi immaginari che trasformano le nostre esistenze.
domenica 7 gennaio 2018
In giro per Milano: le saracinesche dipinte di Affori
Milano, con i suoi edifici di cristallo, le sue nuove piazze, lo skyline che punta al cielo è una città proiettata nel futuro. Ma c’è anche una Milano che con determinazione e buon gusto è intenzionata a non dimenticare il passato. Come Affori, quartiere nella periferia settentrionale della città - fino al 1923 un paese a sè stante, come molti altri inglobati in quel periodo nella grande Milano che si espandeva a vista d’occhio - che conserva ancora il sapore e le caratteristiche di un borgo d’altri tempi con lo storico platano (pare abbia oltre 180 anni) che simboleggia le radici di questa zona, i palazzi bassi, la chiesa che conserva un bellissimo dipinto del 1500 realizzato da un allievo di Leonardo da Vinci, la torre medievale di via Osculati (secolo XIV) ancora visibile con la facciata su via Enrico Cialdini, il parco e la magnifica Villa Litta. Se non ci fossero le auto e le insegne in lingua straniera sembrerebbe davvero di vivere in un’altra epoca e in un’altra città.
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