A Pisa, la parete esterna della canonica della chiesa di Sant’Antonio è completamente decorata con un murale, il più grande mai realizzato in Europa. Su 180 metri quadri (10metri di altezza per 18 metri di larghezza) il maestro indiscusso della graffiti art Keith Haring nel giugno del 1989, insieme a studenti, artigiani e perfino i frati del convento, realizzò Tuttomondo: trenta monumentali figure incastrate tra loro che invadono tutto il muro senza finestre con l’unico scopo di simboleggiare la pace e l’armonia del mondo. C’è un cane che abbaia, un bambino carponi, un uomo che corre sulle scale e un altro, giallo, che cammina e che potrebbe essere lo stesso Haring, ma c’è anche la “croce pisana” realizzata da quattro figure umane unite all’altezza della vita; un uomo che sorregge sulle spalle un delfino, una scimmia e un volatile. E ancora: ci sono le forbici rappresentate come l’unione di due figure umane che tagliano in due un serpente; c’è una donna con in braccio un bambino e un uomo con un televisore al posto della testa simbolo del contrasto tra la naturalità della vita e la tecnologia che ne stravolge i ritmi.
lunedì 20 febbraio 2017
sabato 18 febbraio 2017
Al BarLume il mio libro "Le bombe di Roma"
Chi mi conosce sa quando mi senta in imbarazzo a parlare in pubblico: non lo so fare, non mi sento a mio agio, mi impappino. Domani (19 febbraio) però, grazie al grande affetto che ho per Roberto Dossena e Sara Identici, supererò tutte le mie paure e presenterò il mio libro "Le bombe di Roma" nel loro locale, il BarLume. Per chi non si volesse perdere l'occasione di vedermi diventare rossa, per chi volesse conoscermi o conoscere la storia inedita del 12 dicembre capitolino, per chi volesse scoprire questo delizioso bar, l'appuntamento è in via Via G. Cabrini 7, Sabbioni Crema, alle ore 18.
Ecco più o meno quello che racconterò.
Il 12 dicembre 1969, mentre a Milano si consumava la strage di piazza Fontana, tre bombe scossero la Capitale. Tre ordigni piazzati sull’Altare della Patria e all’interno della Banca Nazionale del Lavoro di via Veneto scoppiarono nelle stesse ore seminando il panico nel centro di Roma. Stesso tipo di esplosivo, stesse dinamiche, stessa vana ricerca degli autori materiali: solo per circostanze fortuite non ci furono vittime, ma gli attentati romani furono altrettanto significativi in quella che fu la strategia delle stragi di Stato. Significativi, ma finora poco conosciuti e studiati.
Ecco più o meno quello che racconterò.
Il 12 dicembre 1969, mentre a Milano si consumava la strage di piazza Fontana, tre bombe scossero la Capitale. Tre ordigni piazzati sull’Altare della Patria e all’interno della Banca Nazionale del Lavoro di via Veneto scoppiarono nelle stesse ore seminando il panico nel centro di Roma. Stesso tipo di esplosivo, stesse dinamiche, stessa vana ricerca degli autori materiali: solo per circostanze fortuite non ci furono vittime, ma gli attentati romani furono altrettanto significativi in quella che fu la strategia delle stragi di Stato. Significativi, ma finora poco conosciuti e studiati.
giovedì 16 febbraio 2017
A proposito di Lavagna, la testimonianza di un papà
Ho ricevuto questa riflessione a proposito della tragedia di Lavagna (dove un sedicenne si è ucciso dopo che la Finanza, chiamata dalla madre, in un blitz nella sua scuola gli aveva trovato addosso qualche grammo di fumo). L'ha scritta un papà e ve la propongo.
Sono giorni che i fatti di Lavagna mi rimbombano in testa. E più ne leggo più l'esigenza di dire qualcosa cresce.
Essere genitore è una delle cose più difficili da fare. E te ne rendi conto solo quando lo diventi.
Un susseguirsi di decisioni da prendere "per il suo bene", o almeno così ci raccontiamo noi genitori. Decisioni non sempre giuste, non sempre facili, non sempre condivise dalla controparte, i nostri figli. Decisioni che comunque vanno prese, anche se la notte poi non ci dormi.
Sono giorni che i fatti di Lavagna mi rimbombano in testa. E più ne leggo più l'esigenza di dire qualcosa cresce.
Essere genitore è una delle cose più difficili da fare. E te ne rendi conto solo quando lo diventi.
Un susseguirsi di decisioni da prendere "per il suo bene", o almeno così ci raccontiamo noi genitori. Decisioni non sempre giuste, non sempre facili, non sempre condivise dalla controparte, i nostri figli. Decisioni che comunque vanno prese, anche se la notte poi non ci dormi.
giovedì 9 febbraio 2017
Pittura, fotografia, scultura, performance: le connessioni invisibili di Mambor
«Se volete capire davvero l'uomo e l'artista Renato Mambor dovete partire dalle ultime opere», consiglia Patrizia Speciale a chi si accinge a visitare la mostra dedicata al suo compagno scomparso all'età di 78 anni nel 2014 appena inaugurata al Palazzo delle Stelline. E proprio una delle ultime opere di Mambor, peraltro inedita, apre la rassegna: un'installazione-autoritratto di cinque ieratiche sagome bianche che portano al posto del cuore, su piccole mensole, cuori in materiali diversi (cuoio, ceramica) e un metronomo: opera al tempo stesso metafisica e gioiosa, che ribadisce l'ardente desiderio dell'artista di non lasciare mai spazio alla disillusione e al cinismo, costituendo sempre con i propri lavori «una fonte di ricerca della conoscenza». Il titolo è “Re di cuore”, quel cuore che lo aveva “tradito” nel 1987 costringendolo ad un importante intervento chirurgico e che con il suo ritmo «porta l'universo dentro di noi» segna l'inizio, ma anche la conclusione della retrospettiva "Connessioni invisibili" che racconta 55 anni di impegno artistico durante i quali Mambor ha rinnovato instancabilmente le forme e approfondito la conoscenza di sé inventando dispositivi di comunicazione che coinvolgessero lo spettatore lasciando opere di grande valore e significato.
lunedì 6 febbraio 2017
Lavoro in movimento: mutamenti, contraddizioni, alienazione
Monte Bettogli, Carrara: nelle cave di marmo uomini
e macchine scavano la montagna. Il Capo controlla, coordina e conduce
cavatori e mezzi pesanti utilizzando un linguaggio fatto di gesti e di
segni. Dirigendo la sua orchestra pericolosa e sublime, affacciata sugli
strapiombi delle Apuane, il Capo agisce in un rumore assoluto, che
incredibilmente diventa silenzio. Quindici minuti di girato firmato da
Yuri Ancarani che nel 2010, con un lavoro a metà strada tra il cinema
documentario e l’arte contemporanea, ha voluto raccontare le “zone” meno
visibili della vita quotidiana. Il video, chiamato Il Capo, insieme a
Piattaforma Luna (che in 25 minuti racconta il lavoro di sei
sommozzatori impegnati a 100 metri di profondità in una camera
iperbarica) e a Da Vinci (realizzato in un dipartimento di chirurgia
robotica dove un medico esegue un’intera operazione comandando i bracci
di un robot tramite un joystick) sono presentati,insieme ai filmati e
alle installazioni di altri tredici artisti di fama internazionale, fino
al 17 aprile al Mast di Bologna nella mostra Lavoro in movimento.
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