Pensiamo a Gustav Klimt. Era il 1894 e il ministero per l'istruzione austriaco commissionò al maestro della Secessione alcune allegorie per il soffitto dell'Aula Magna dell'Università di Vienna. La volontà e lo scopo dei committenti era la glorificazione delle scienze razionali e dei loro effetti positivi in ambito sociale, ma Klimt - influenzato anche dalla lettura di Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche - affrontò tematiche tabù come la malattia, la vecchiaia e la povertà in tutta la loro crudezza e il loro orrore, non lasciando spazio all'idealizzazione della realtà imposta fino a quel momento dalla morale comune. La cosa non andò giù ai baroni dell'ateneo: in ottantasei, tra i quali lo stesso rettore Wilhelm Neumann, inviarono una petizione al ministero dell'Istruzione con la quale indignati chiesero di sollevare Klimt dall'incarico.
Klimt, allegoria della Medicina |
Non andò meglio a Edward Munch che dopo discussioni lunghe e turbolenti, ottenne l'onere e l'onore di decorare l'Universitetes Aula della Domus Media, uno degli edifici dell'Università di Oslo nel centro città. I lavori terminarono nel 1916. Poche altre opere dell’artista lo tennero occupato così a lungo come la decorazione dell'aula. All’epoca i suoi grandi dipinti in stile espressionista provocarono reazioni e polemiche. Oggi le decorazioni rappresentano in modo monumentale quelle che Munch definiva «le grandi forze eterne».
Tutto questo per dire che ieri come oggi ci sono persone che hanno arricciato il naso quando hanno visto aggirarsi tra i corridoi dalle pareti in velluto e le statue in bronzo lucido l'uomo mascherato che chiacchierava con il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo. Lui è Manu Invisible, lo street artist senza volto che da oltre quindici anni lascia le sue opere sui muri di mezza Europa. È stato denunciato, ha subìto diversi processi fino a che la Corte di Cassazione lo ha prosciolto da ogni accusa sostenendo che i suoi graffiti non sono «imbrattamento», ma arte. E così l'Università di Cagliari, d'accordo con la Preside della Facoltà di Studi Umanistici Rossana Martorelli, gli ha commissionato un importante lavoro per trasformare l'aula magna Capitini in una grande "Stanza dei tesori", dove possano venire custoditi i valori cardine dell'istruzione: l'Apprendimento, che attraverso l' impegno e la perseveranza diviene Conoscenza.
Con la sua tuta sporca di pittura e la maschera nero lucido dalle forme taglienti, ispirata alla geometria e alla notte, Manu Invisible in due mesi ha realizzato sulle pareti le scritte Apprendimento e Conoscenza in perfetto stile street art con specifiche trame che nel colore nella forma rimandano a pietre preziose: il diamante e il rubino. Con le bombolette spray, ovviamente. Ma anche con l'affresco una tecnica oramai poco diffusa che, se messa in atto nella maniera tradizionale e senza commettere errori, garantisce una durata nel tempo di circa 500 anni, a differenza della comune tecnica "a secco" (utilizzata per il 99% delle opere di tutto il mondo), della durata di circa 50 anni.
«Mi entusiasma il fatto che un'opera possa continuare a vivere sei volte in più della mia vita stessa», ha detto l' artista il giorno dell' inaugurazione . «Un'opera che arricchisce l' ateneo che abbina la cultura alla bellezza e all' arte», ha aggiunto la rettrice Maria Del Zompo di fronte a centinaia di studenti arrivati in facoltà per ammirare il lavoro, il primo di uno street artist ad essere ospitato in una sede universitaria.
Altre opere di Manu Invisible sono in giro per la città: a gennaio il Liceo Scientifico Statale Michelangelo di Cagliari ha celebrato i suoi cinquant'anni di storia attraverso l'inaugurazione del suo Michelangelo, in onore del Buonarroti e un enorme Ugo Foscolo fa bella mostra di sé su una facciata della scuola media statale Foscolo. E poi cavalcavia, ponti, edifici abbandonati, palazzi di periferia, carceri: in Sardegna come tante altre città d'Europa (da Barcellona a Bratislava, da Bristol a Milano, da Srebrenica a Berlino) tanti muri sono diventati grazie a lui opere d'arte.
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