lunedì 24 febbraio 2020

Donne in gravidanza, il pudore degli artisti nel ritrarre il pancione

Chantal Joffe "Self Portrait Pregnant" (2004)
La pittrice inglese Mary Beale (1633 – 1699), è tra le ritrattiste dell’era barocca di maggior successo. Insieme a Joan Carlile, fu una delle prime donne a praticare la pittura a livello professionale e a sostenere finanziariamente la sua famiglia attraverso la sua attività di ritrattista. Cosa tutt’altro che scontata: come in altri campi lavorativi, all’epoca tradizionalmente riservati agli uomini, anche nella pittura non era facile per una donna affermarsi. Scelse attentamente i suoi clienti e usò la stima della sua cerchia di amici per farsene altri come la regina Enrichetta Maria e John Tillotson che alla fine diventò arcivescovo di Canterbury. Mary Beale si faceva pagare cinque sterline per il dipinto di una testa e dieci sterline per il mezzo corpo nei dipinti ad olio (faceva circa duecento sterline all’anno e dava il 10% dei suoi guadagni in beneficenza). La pittrice dipinse se stessa in varie occasioni, ma nel 1660, con grande coraggio,  fece il suo autoritratto da incinta insieme al marito Charles e al figlio Bart. Attorno al corpo si mise una garza a indicare il suo stato interessante e con la mano indica se stessa facendo comparire nella composizione del quadro la quarta persona ritratta, ovvero il nascituro.

Mary Beale "Autoritratto incinta" (1660)
L’interessante quadro, che racconta molto di come la gravidanza al tempo fosse considerata, è esposto al The Foundling Museum di Londra nella mostra «Ritrarre la gravidanza: da Holbein ai Social Media», la prima del genere, che raccoglie i ritratti delle donne in gravidanza dal XV secolo ai giorni nostri. Attraverso dipinti, stampe, fotografie, oggetti e abiti vengono indagati i diversi modi in cui la gravidanza era o non era rappresentata e in che modo gli atteggiamenti della società hanno influito sulle rappresentazioni delle donne incinte. Del resto fino al XX secolo, quando una donna era incinta - un po’ per pudore perché inevitabilmente faceva allusione al sesso, un po’ per i numerosi parti che non andavano a buon fine - era qualcosa da tenere nascosta, da non esibire: i pittori non amavano dipingere signore con il corpo appesantito e il volto trasformato. Tutto ciò era per loro indelicato, oltre che - ahinoi - brutto da vedere.  
Ghislaine Howard, "Autoritratto" (1984)
Hans Holbein II  "La figlia di Sir Thomas More"
Sarah Siddons, nelle vesti di Lady Macbeth
Marcus Gheeraerts il Giovane
Quando Sir Joshua Reynolds nel febbraio 1772 ritrasse Theresa Robinson, moglie del parlamentare inglese John Parker, fece in modo che la gravidanza restasse nascosta (la bambina nacque a maggio di quell’anno). Bisognerà aspettare Ghislaine Howard nel 1984 e Chantal Joffe nel 2004 che al contrario non hanno alcun problema a mostrare gli effetti collaterali meno lusinghieri della gravidanza: il naso allungato, il seno ribelle, le ginocchia allargate, le mutande inadatte. Autoironia che non ha nulla a che fare con i disegni satirici dei secoli precedenti, come quelli di Isaac Cruikshank “giustificati” dal fatto che alla fine del XVIII secolo tra le donne dell’alta società britannica andava di moda mettere dei cuscinetti sulla pancia sotto i loro abiti in stile impero, così da sembrare incinte.
Ma in mostra c’è anche il delicato disegno di Hans Holbein II della figlia di Sir Thomas More, Cicely Heron, (1526) e il ritratto della celebre attrice settecentesca, Sarah Siddons, nelle vesti di Lady Macbeth, ruolo che ha interpretato con successo fino alle ultime settimane di gravidanza. E ancora «Ritratto di signora in rosso» (1620) di Marcus Gheeraerts il Giovane con la futura mamma che appoggia la mano sul suo pancione e «Girl with roses» (1947-48) di Lucian Freud che rappresenta la sua nuova e incinta moglie Kitty Garman mentre stringe un fiore con un secondo rotto in grembo: il suo viso solenne, l’immobilità monumentale e la sedia simile a un trono ricordano una Madonna rinascimentale. Chiude la mostra il ritratto che il fotografo Awol Erizku ha realizzato per la cantante Beyoncé, uno scatto diventato celebre soprattutto sui social in cui la popstar è stata immortalata mentre era in attesa di due gemelli.
La mostra resterà aperta fino al 26 aprile.

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