Nessuna ragazza di oggi che vuole fare la giornalista potrebbe avere un modello migliore di Nellie Bly. Lo scrive chiaramente David Randall nella prefazione della prima graphic novel a lei dedicata che ha firmato Luciana Cimino come sceneggiatrice e Sergio Algozzino come disegnatore.
Come dargli torto! Centocinquanta anni fa Nellie Bly rivoluziò il mondo del giornalismo non solo inventando le inchieste investigative sotto copertura, ma soprattutto - quando alle donne era preclusa ogni possibilità di professione e carriera - riuscì nell' impresa di farsi assumere da un quotidiano e a stracciare i colleghi maschi con imprese epocali. Un esempio su tutti: fu lei, in un mondo di viaggiatori ed espoloratori uomini, la prima a compiere in solitaria il giro del mondo in 72 giorni, 6 ore, 11 minuti e 14 secondi. È la stessa Nellie Bly nella graphic novel edita da Tunué (160 pagine, 17 euro) a raccontarlo - in un costante confronto con una giovane giornalista che vuole intraprendere la stessa carriera - come dovette lottare e come alla fine la spuntò con il suo direttore diventando simbolo di tenacia, di libertà, di emancipazione femminile.
Era il 1889 e Nellie aveva appena letto il libro di Jules Verne. Decisa a battere quel record riuscì a farsi finanziare il viaggio da Pulitzer, ma anche a convincere a lasciarla partire la direzione del New York World, preoccupata per la reputazione del giornale ma anche dei bagagli che una signora avrebbe dovuto portarsi dietro.
«Una donna non può viaggiare da sola, ammettiamolo!», «Ci faremo ridere dietro!», si legge nei balloons della graphic novel. La risposta di Nellie: «Siete dei vigliacchi pieni di pregiudizidi che blaterano sulla mia incolumità». Poi la minaccia: «Mi rivolgerò a ogni giornale concorrente disposto a finanziarmi. Vedrete». «Batterò il primato di un uomo e dimostrerò che le donne possono viaggiare. Vi mangerete le mani». Dopo tre giorni, era il 14 novembre, Nellie come inviata speciale del New York World lasciò la grande Mela e via nave, treno e a dorso d'asino riuscì davvero a fare il giro del mondo raccontando ogni giorno ai suoi lettori ciò che vedeva. I suoi reportage erano seguitissimi e più di un milione di persone partecipò alla lotteria istituita da Pulitzer per indovinare l'attimo in cui Nellie avrebbe rimesso piede a New York: cosa che avvenne alle ore 15,51 di un assolato 25 gennaio 1890.
Ma la graphic novel di Luciana Cimino e Sergio Algozzino, che è stata presentata sabato al Festival di Internazionale in corso a Ferrara, racconta anche di quando si finse pazza per essere internata in un manicomio e fare così un' inchiesta.
Nei suoi scritti rivelò come le donne lì dentro subissero soprusi e violenze, di come il cibo fosse rancido e di come molte di loro fossero state internate, pur non avendo gravi patologie, solo perché scomode. L'inchiesta causò talmente tanto scalporere che lo stato di New York fu costretto a una riforma degli istituti di cura mentale. Non solo. La Bly fu una delle poche giornaliste che intervistarono Belva Ann Lockwood, prima donna candidata alle Presidenziali nel 1884, diede la parola a Emma Goldman, si occupò degli scioperi alle Officine Pullman di Chicago facendo raccontare la lotta direttamente dagli operai... Nel libro viene raccontata anche l'ultima parte della carriera di Nellie, quando c'era la guerra e lei fu la prima donna ad essere inviata al fronte.
Qui però non ci sono tavole, solo il rispettoso silenzio per quell'orrore documentato dalle sue corrispondenze: «Cerco di capire tutto ciò che significa. La sofferenza di milioni di uomini migliori del mondo. E quando dico milioni di uomini devo moltiplicare quegli uomini per dieci, per contare le mogli, i figli, i genitori, gli innamorati e i parenti che soffrono un incalcolabile dolore». Un balloon chiude la graphic novel: «Non ho mai scritto una parola che non provenisse dal mio cuore. E mai lo farò». Lo prometto anche io, Nellie.
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