Credete davvero che i preti e le suore che si aggirano negli ospedali italiani a portare parole di conforto ai malati e ai loro familiari lo facciano per spirito cristiano, umanitario e quindi gratis? Sbagliato. Niente di più sbagliato. Vengono pagati, pagati profumatamente, con i soldi pubblici. Milioni e milioni di euro che potrebbero essere usati per le strutture ospedaliere, per le scuole, per le case popolari… A guardare le cifre sborsate delle aziende sanitarie locali e quindi dalle Regioni che lamentano sempre conti in rosso e l'impossibilità di soddisfare i bisogni primari dei cittadini viene voglia di bestemmiare.
mercoledì 29 gennaio 2014
giovedì 9 gennaio 2014
Il Ponte della Ghisolfa sul #commissiario: "Un prodotto di destra, revisionista"
La fiction è "un prodotto di destra, revisionista, un fumettone, che sborda". Mauro Decortes, storico portavoce del circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, liquida così il film mandato in onda su Rai 1 dedicato al commissario Calabresi. "Credo che si difenderanno dicendo che una fiction è un’opera di fantasia, ma allora non dovevano chiamare il commissario col nome di Calabresi e non dovevano ambientarla a Milano ma in una città di fantasia, hanno fatto una operazione orribile che ci ha ferito”, dice Decortes all'Ansa snocciolando poi un lungo elenco di cose che, secondo lui e gli anarchici milanesi amici di Valpreda e di Pinelli, nella fiction sono state travisate e in particolare si sofferma su un fatto: ”La cosa più clamorosa è il bar degli anarchici a Milano. Non è mai esistito. Ma l’operazione è sottile: lo spettatore ha l’impressione di entrare in un bar di malviventi e se anche poi alla fine si fa capire che non hanno messo la bomba, delinquenti e drogati restano lo stesso”.
mercoledì 8 gennaio 2014
Altro che santo! Ecco chi era il commissario Calabresi
Pasquale Valitutti è l'unico testimone vivente della tragica notte
tra il 15 ed il 16 dicembre quando, dopo ore estenuanti di attesa,
seduto dietro la porta dell'ufficio del commissario Calabresi, aspettava
che Pinelli uscisse dalla stanza per essere interrogato. "Saranno
state le 11 e mezzo, grosso modo, in quella stanza succede qualcosa che
io ho sempre descritto nel modo più oggettivo, più serio, scrupoloso,
dei rumori, un trambusto, come una rissa, come se si rovesciassero dei
mobili, delle sedie, delle voci concitate", racconta commosso ancora
oggi. Il racconto che fa Pasquale Valitutti di quella sera è sempre lo
stesso da 44 anni, non è mai cambiato di una virgola: Calabresi era in
quella stanza quando Pinelli si gettò dalla finestra. "Il compagno
Giuseppe Pinelli è stato materialmente assassinato dai signori:
Calabresi, Lograno, Panessa, Muccilli, Mainardi e Caracuta su mandato
degli alti vertici di polizia e governo", ripete Lello. "Se qualcuno si
sente calunniato sporga denuncia e ci si dia la possibilità di un nuovo
processo. Io continuo a chiedere giustizia e verità per il nostro
compagno Giuseppe Pinelli. Si aprano gli armadi, si rimuova il segreto
di Stato sulle stragi e si dica la verità su tutto quel periodo".
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