La nazione delle Piante |
La mostra tematica è affiancata da 22 partecipazioni internazionali (dagli Usa allo Sri Lanka, da Haiti al Libano, alla Cina, alla Russia) che offrono il loro contributo alla discussione proposta dalla mostra internazionale. Ad esempio la Gran Bretagna presenta il progetto di architettura forense con cui l'Albert Museum sta ricostruendo i siti archeologici devastati dall'Isis, l'Austria che immagina la rivoluzione della toilette con un wc i grado di ridurre l' impatto dell'azoto contenuto nelle urine.
UN MONDO SCONOSCIUTO
Tra tutte però spicca quella della «Nazione delle Piante». Al primo piano del Palazzo dell’Arte di via Alemagna una grande foto (in alto) accoglie il visitatore nel padiglione curato dallo scienziato Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale di fama mondiale. Cosa salta all’occhio? Solo una tigre nella giungla? Il 90% delle persone risponderebbe sì: sono affetti da quella che viene definita, “cecità alle piante”, in inglese “plant blindness”, una disfunzione cognitiva che «porta all’impossibilità di riconoscere l’importanza delle piante nella biosfera e negli affari umani».
Ciò accade perché ci accorgiamo soltanto di ciò che comprendiamo e le piante sono gli esseri viventi meno conosciuti in natura: non si muovono, non sono pericolose, quindi nella nostra evoluzione abbiamo imparato a ignorarle. Per secoli il regno vege- tale è stato ritenuto a torto inferiore a quello animale e ancora oggi usiamo espressioni come «essere un vegetale» per indicare qualcuno che non fa nulla. «È arrivato il momento di andare alla scoperta di questo nuovo mondo», invita Mancuso spiegando che dobbiamo guardare le piante non solo per quello che hanno da offrire, ma per quello che possono insegnarci. In effetti esistono sulla Terra da molto più tempo dell’uomo, si sono meglio adattate, e probabilmente sopravvivranno alla nostra specie: nella loro evoluzione hanno trovato soluzioni efficienti e non predatorie nei confronti dell’eco- sistema in cui vivono. I più recenti studi hanno dimostrato che le piante sono dotate di sensi, memorizzano e comunicano tra loro e quindi possono essere descritte come organismi intelligenti a tutti gli effetti.
Il padiglione italiano |
L'ORCHESTRA DEGLI UCCELLI
In mostra anche la bellissima installazione «The Great Animal Orchestra», creata dal musicista ed esperto di bioacustica Bernie Krause e dal collettivo inglese United Visual Artists (UVA): un’immersione nel cuore dei suoni della natura, proponendo una riflessione visiva e sonora sulla necessità di preservare la bellezza del mondo animale. Nell’arco di quasi 50 anni Krause ha raccolto oltre cinquemila ore di registrazioni di habitat naturali, che comprendono almeno quindicimila specie terrestri e marine da tutto il mondo. Il suo approccio è unico: contempla il mondo naturale come un poeta, ascolta le vocalizzazioni animali come un musicista, e nel contempo studia il tutto da un punto di vista scientifico. L’analisi della rappresentazione grafica di questi paesaggi sonori tramite spettrogramma rivela che i suoni dgli animali, spesso percepiti come rumori privi di significato, sono in realtà orchestrati con la stessa cura delle più complesse partiture musicali.
Aki Inonata |
Poi c'è un albero a mezz'aria piantato in un uovo di terra sospeso. Si chiama Capsula Mundi ed è in realtà il prototipo di una bara. Nell'uovo stanno le ceneri umane che contengono carbonio e quindi inquinano: l'albero le smaltisce. Ci sono mobili fatti con le alghe, ci sono scarpe da donna che ad ogni passo piantano colza, c'è la grande sala curata da Accurat dove alle pareti grafici senza cifre né nomi vengono sovrapposti in una scenografia d'effetto: si riferiscono alla crescita della popolazione mondiale, alla riduzione della popolazione delle api, al prosciugamento del lago d'Aral.
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