venerdì 1 marzo 2019

Architettura e design dalla parte della Natura #Triennale


La nazione delle Piante
La comunità internazionale del design e dell’architettura si interroga su come ricostruire il rapporto, ormai “strappato”, dell’uomo con la natura. E lo fa con una delle sue manifestazio-ni più importanti: la Triennale di Milano. La XXII edizione dell’Esposizione Internazionale che inaugura oggi si chiama infatti «Broken Nature» e propone approcci creativi che mirano a correggere il corso autodistruttivo dell’umanità. A firmarla come curatrice è Paola Antonelli che arriva dal Moma di New York ingaggiata dal presidente di Triennale Stefano Boeri per coordinare questa importante manifestazione che, riprendendo la tradizione della Triennale, la connette ad uno dei grandi temi della nostra contemporaneità: come possiamo restituire alla natura quanto in questi secoli le è stato sottratto?

 La mostra tematica è affiancata da 22 partecipazioni internazionali (dagli Usa allo Sri Lanka, da Haiti al Libano, alla Cina, alla Russia) che offrono il loro contributo alla discussione proposta dalla mostra internazionale. Ad esempio la Gran Bretagna presenta il progetto di architettura forense con cui l'Albert Museum sta ricostruendo i siti archeologici devastati dall'Isis, l'Austria che immagina la rivoluzione della toilette con un wc i grado di ridurre l' impatto dell'azoto contenuto nelle urine.
UN MONDO SCONOSCIUTO
Tra tutte però spicca quella della «Nazione delle Piante». Al primo piano del Palazzo dell’Arte di via Alemagna una grande foto (in alto) accoglie il visitatore nel padiglione curato dallo scienziato Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale di fama mondiale. Cosa salta all’occhio? Solo una tigre nella giungla? Il 90% delle persone risponderebbe sì: sono affetti da quella che viene definita, “cecità alle piante”, in inglese “plant blindness”, una disfunzione cognitiva che «porta all’impossibilità di riconoscere l’importanza delle piante nella biosfera e negli affari umani».
Ciò accade perché ci accorgiamo soltanto di ciò che comprendiamo e le piante sono gli esseri viventi meno conosciuti in natura: non si muovono, non sono pericolose, quindi nella nostra evoluzione abbiamo imparato a ignorarle. Per secoli il regno vege- tale è stato ritenuto a torto inferiore a quello animale e ancora oggi usiamo espressioni come «essere un vegetale» per indicare qualcuno che non fa nulla. «È arrivato il momento di andare alla scoperta di questo nuovo mondo», invita Mancuso spiegando che dobbiamo guardare le piante non solo per quello che hanno da offrire, ma per quello che possono insegnarci. In effetti esistono sulla Terra da molto più tempo dell’uomo, si sono meglio adattate, e probabilmente sopravvivranno alla nostra specie: nella loro evoluzione hanno trovato soluzioni efficienti e non predatorie nei confronti dell’eco- sistema in cui vivono. I più recenti studi hanno dimostrato che le piante sono dotate di sensi, memorizzano e comunicano tra loro e quindi possono essere descritte come organismi intelligenti a tutti gli effetti.
Il padiglione italiano
Altro padiglione interessante è quello italiano, curato da Ico Migliore dello studio Migliore + Servetto Architects e dedicato ai quattro elementi: una contemporanea biblioteca del sapere scientifico con otto grandi libri fuori scala da sfogliare, multimediali, e una grande parete che raccoglie memorabilia, offrono al visitatore quaranta progetti del Politecnico di Milano sulla tematica di «Broken Nature»: dal monitoraggio dei ghiacciai con i droni a quello del Seveso e del Lambro, dall' utilità della sabbia nelle nanotecnologie al riutilizzo dei vagoni ferroviari come ambulanze.
L'ORCHESTRA DEGLI UCCELLI
In mostra anche la bellissima installazione «The Great Animal Orchestra», creata dal musicista ed esperto di bioacustica Bernie Krause e dal collettivo inglese United Visual Artists (UVA): un’immersione nel cuore dei suoni della natura, proponendo una riflessione visiva e sonora sulla necessità di preservare la bellezza del mondo animale. Nell’arco di quasi 50 anni Krause ha raccolto oltre cinquemila ore di registrazioni di habitat naturali, che comprendono almeno quindicimila specie terrestri e marine da tutto il mondo. Il suo approccio è unico: contempla il mondo naturale come un poeta, ascolta le vocalizzazioni animali come un musicista, e nel contempo studia il tutto da un punto di vista scientifico. L’analisi della rappresentazione grafica di questi paesaggi sonori tramite spettrogramma rivela che i suoni dgli animali, spesso percepiti come rumori privi di significato, sono in realtà orchestrati con la stessa cura delle più complesse partiture musicali.
Aki Inonata
Bello il video del giapponese Aki Inonata dove un minuscolo polpo si agita nel guscio di un'ammonite ricostruito con stampante 3D. Il senso è che il polpo riabita in questo modo il guscio che i suoi antenati estinti abitarono milioni di anni fa.
Poi c'è un albero a mezz'aria piantato in un uovo di terra sospeso. Si chiama Capsula Mundi ed è in realtà il prototipo di una bara. Nell'uovo stanno le ceneri umane che contengono carbonio e quindi inquinano: l'albero le smaltisce. Ci sono mobili fatti con le alghe, ci sono scarpe da donna che ad ogni passo piantano colza, c'è la grande sala curata da Accurat dove alle pareti grafici senza cifre né nomi vengono sovrapposti in una scenografia d'effetto: si riferiscono alla crescita della popolazione mondiale, alla riduzione della popolazione delle api, al prosciugamento del lago d'Aral.

Nessun commento:

Posta un commento