Nell'Oratorio della chiesa di San Pietro Martire a Rieti è conservato uno straordinario affresco realizzato tra il 1552 ed il 1554 da due pittori veronesi, i fratelli Bartolomeo e Lorenzo Torresani. Vennero chiamati dai frati domenicani a dipingere su una parete il Giudizio Universale: i due compirono un'impresa notevole ricorrendo ai più grandi modelli iconografici, pur senza rinunciare alla loro originalità interpretativa.
Il ratto delle Sabine è invece una fra le vicende più antiche della storia di Roma, avvolta dalla leggenda. Secondo la tradizione, Romolo, dopo aver fondato Roma, si rivolse alle popolazioni vicine per stringere alleanze e ottenere delle donne con cui procreare e popolare la nuova città. Al rifiuto dei Sabini, gli antichi abitanti di Rieti, rispose con l'inganno: organizzò un grande spettacolo per attirare gli abitanti della regione e rapire così indisturbato le loro donne.
Al Giudizio Universale dei Torresani e alla storia del ratto delle Sabine si ispira il bellissimo murale che compare sul Palazzo di Giustizia di Rieti firmato da Gionata Gesi, in arte Ozmo. Si chiama Al suono delle trombe ed è a tutti gli effetti il primo intervento di street art sulla facciata di un tribunale italiano e, vuoi per l'inedita committenza che per le dimensioni (16 metri per 10 metri) e il significato dell'opera, è destinato a fare storia.
Ozmo (Pontedera, 1975; vive a Parigi), è infatti una figura fondamentale del graffitismo italiano, precursore di tecniche e stili; un maestro “old school” che dalla strada è arrivato alla “famigerata” mostra al PAC curata da Vittorio Sgarbi (2007), a una personale al Museo del Novecento a Milano (2012), alla Torre di Babele di 300 metri quadrati al MACRO di Roma (2012), alla Minerva di 480 metri quadrati dipinta sul lato di una montagna in val Camonica con un'impalcatura di nove piani sulla quale ha lavorato per un mese di tempo, fino ai progetti per grossi brand e alle committenze istituzionali. Come quella per via Borsellino a Rieti, nata nell'ambito del progetto “Trame – Tracce di memoria”, ideato dall'Agenzia Creativa The Uncommon Factory e fortemente voluta dal Comune e dal Palazzo di Giustizia di Rieti.
La curatrice Annalisa Ferraro gli ha chiesto di realizzare una grande opera di arte urbana dedicata alla città, in grado di dialogare con le memorie storiche e storico-artistiche del territorio, con le pitture murali che Rieti conserva in esemplari di grande pregio. Ozmo prima di decidere cosa dipingere su quella parete di uno degli edifici di maggior valore, ha esplorato in lungo e largo la città per abbracciarne la storia, la cultura, le opere più significative, per conoscere miti e leggende, tradizioni entrate a far parte della memoria condivisa.
La scelta è caduta sull'affresco dei fratelli Torresani dal quale è riuscito a catturare la fatica e la sofferenza con cui i santi si impegnano a salvare le anime periclitanti, e sul Ratto delle Sabine del Giambologna (1580-83). Da questa monumentale scultura che troneggia nella Loggia dei Lanzi a Firenze, l'artista ha colto la violenza e la drammaticità di un rapimento, la potenza racchiusa nei corpi giovani e la resa di un corpo senile, sulle cui spalle pesano non solo gli anni, ma anche tutti i mali e le angosce del genere umano. «Al suono delle trombe» - vuole dire l'artista con la sua opera - il tempo sarà scaduto e la giustizia farà il suo corso, consentendo l'ascesa di chi andrà verso la salvezza, favorendo la caduta di chi vedrà nella condanna svelarsi il proprio destino.
Pur traendo ispirazione dal passato, da due gesti simili ma profondamente diversi, dono di salvezza l'uno, dono di schiavitù l'altro, «Al suono delle trombe» è un'opera quanto mai attuale, che ricorda a tutti noi lo scorrere del tempo e l'esaurirsi inevitabile delle possibilità di rimediare agli errori fatti, non solo nella sfera individuale, ma anche in scala globale.
Merita di essere vista.
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