È come se Picasso avesse donato il suo Guernica a Madrid e il comune invece di esporlo lo tenesse in un deposito. Palazzo Marino ha per le mani il capolavoro di Enrico Baj I funerali dell’anarchico Pinelli e non riesce, o non vuole, trovare una collocazione definitiva. Senza che ci sia alcun motivo valido.
«Non si capisce come mai un’opera di altissimo valore culturale e artistico donata alla città di Milano, che potrebbe portare guadagni anche economici al comune, debba rimanere al buio», tuona Mauro Decortes del Ponte della Ghisolfa lanciando su Facebook «un ultimo appello per salvarla dall’oblio». Se ne discuterà il prossimo 15 dicembre al Leoncavallo. Il sindaco Pisapia infatti, nonostante una corposa raccolta di firme, ha ignorato il dono della galleria Marconi, lasciando al buio la preziosa installazione di Baj. Stessa cosa l’assessore alla cultura Filippo Del Corno al quale l’anno scorso hanno scritto i nove presidenti delle commissioni Cultura delle Zone di Milano indicando il nuovo MUDEC di via Tortona come concreta proposta di collocazione. Niente. Ancora oggi non esiste uno straccio di idea per esporre in modo permanente, in un suo spazio, la grandiosa composizione (3 metri di altezza e 12 di lunghezza) realizzata da Baj tra il 1971 e il 1972 con 18 figure ritagliate nel legno, unite con la tecnica del collage, per raccontare in uno spazio atemporale il momento della caduta dell’anarchico Pinelli dalla finestra della questura ed il momento dei suoi funerali.
Doveva essere inaugurata a Palazzo Reale il 17 maggio 1972, ma venne rimandata a data da destinarsi per via dell’omicidio del commissario Calabresi compiuto lo stesso giorno. Dopo la cancellazione della presentazione, Baj regalò l’opera a Licia, la vedova di Pinelli, ma viste le dimensioni lei non poteva tenersela in casa. Fu lo stesso Baj che si occupò allora di venderla alla Fondazione Giorgio Marconi offrendo il ricavato alla famiglia Pinelli. Non fu più esposta fino al giugno del 2012, quando finalmente, dopo oltre quarant’anni, la città di Milano ha potuto vederla dal vivo per qualche mese proprio nello spazio per il quale era stata concepita. L’opera però è stata smontata, impacchettata ed è tornata nei depositi della Fondazione Marconi. Il Comune di Milano non se l’è sentita di lasciarla in mostra a disposizione di tutti: l’ha restituita al proprietario che, nonostante le richieste di diversi musei esteri, vuole invece regalarla a Milano. A patto però che le venga data una sistemazione dignitosa e definitiva. Sitemazione che era stata assicurata dall’allora assessore alla cultura Stefano Boeri, ma che ora il successore Del Corno non sembra ritenere così importante.
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