Anarco-insurrezionalisti e cyberattivisti. Questi ambienti, secondo gli 007 italiani, si starebbero organizzando per mettere a segno dei nuovi attacchi terroristici. Lo rivela il piddino Marco Minniti,
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi
segreti, in un suo intervento sulla rivista ’Italianieuropei' diretta da
Massimo D’Alema, in edicola da mercoledì prossimo. Minniti dice come «la situazione di disagio sociale non sembra in grado di
attribuire nuova linfa a progetti eversivi di stampo brigatista, tuttora
perseguiti da ristretti circuiti dell’estremismo marxista-leninista.
Attenzione particolare deve, invece, essere rivolta ai tentativi
dell’estremismo antagonista di strumentalizzare le rivendicazioni sulle
tematiche ambientaliste, sul diritto al lavoro e sul diritto alla casa,
provando a connotarle per il ricorso alla violenza. In questo senso, non
sono da sottovalutare le potenzialità dell’eversione di matrice
anarco-insurrezionalista, intenzionata a infiltrare manifestazioni di
dissenso, come la mobilitazione No Tav».
Parole sentite mille mila volte. Di seguito l'analisi di Tiziano Antonelli.
"Quando il dito indica la Luna, può essere interessante osservare il dito e il comportamento di chi lo punta, perché magari vorrebbe che ti voltassi per darti qualche fregatura. Minniti non fa che ripetere luoghi comuni dei servizi, che danno una rappresentazione capovolta della realtà, con l'unico scopo di giustificare la repressione.
Il fatto che una componente importante del Partito Democratico si presti a fare da amplificatore a chi vuole trasformare la questione sociale, aggravata dalla politica dei governi che si sono succeduti in questi anni, in una questione di ordine pubblico dimostra la lontananza che ormai separa questa frazione del ceto politico dalla vita reale della classe operaia e degli altri strati popolari.
A causa di questa estraneità, i servizi, il PD, ogni forza politica parlamentare non può che concepire la crescita rivoluzionaria delle masse, provocata dalla stessa politica governativa, in termini di“infiltrazione”. Sono gli “anarcoinsurrezionalisti”, gli “agenti del nemico”, i “facinorosi” che turbano le coscienze di un popolo altrimenti probo e laborioso.
Ma gli anarchici non hanno bisogno di infiltrarsi. Sono state le aspirazioni nei secoli dei lavoratori alla libertà, a far nascere fra gli oppressi l’idea dell’anarchismo: l’idea della negazione totale del sistema sociale fondato sulla proprietà e sullo Stato, l’idea della sostituzione a questo sistema di una società libera e senza Stato caratterizzata dall’autogoverno dei lavoratori.
I pensatori più noti dell’anarchismo – Bakunin, Kropotkin, Malatesta ecc. – non hanno affatto ideato l’anarchismo, hanno semplicemente contribuito con le loro conoscenze e con la loro capacità di pensatori a precisare ed a diffondere l'idea già presente fra gli sfruttati.
La nascita, il fiorire e la realizzazione degli ideali anarchici affondano le loro radici nella vita e nella lotta delle masse lavoratrici e sono indissolubilmente legati al destino di queste ultime.
Oggi vediamo che le masse si spostano spontaneamente verso l'anarchismo: le questioni citate da Minniti, la casa, il lavoro, la devastazione ambientale, vengono affrontate e risolte spontaneamente, nonostante l'indifferenza o l'ostilità delle istituzioni, con l'autorganizzazione e l'azione diretta. L'esperienza pratica si trasforma in coscienza politica, si manifesta nell'astensionismo, nel rifiuto della delega ad una democrazia che vive sulle spalle del proletariato ma che ne nega l'esistenza.
Questo è ciò che i politicanti e i poliziotti non capiscono, e Minniti, che è politico di mestiere e poliziotto nell'anima, capisce meno di tutti: distruggere l'anarchismo non è possibile, ogni sfruttato, ogni oppresso che alza la testa si volge spontaneamente verso il nostro ideale; la violenza dei governi non fa che trasformare i ribelli in rivoluzionari, contribuisce a creare quel fronte cosciente e compatto che rovescerà il loro regime sanguinario". (di Tiziano Antonelli)
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