Testi messi in musica per la prima volta, ritornelli corretti, inni alla ribellione, stornelli contro i preti e le monache, ballate e canti: i Montelupo ce l'hanno fatta. A ottobre 20014 uscirà con l'etichetta Goodfellas il "CANZONIERE ANARCHICO", un percorso di letteratura e note che Daniele Coccia con la voce (e che voce!), Eric Caldironi con la chitarra e Alessandro Marinelli con la fisarmonica già propongono da tempo nei loro concerti in giro per l'Italia e che finalmente è stato raccolto in un disco.
Dall'Inno del sangue dedicato al feroce monarchico Bava a Figli della plebe, dall'Inno della rivolta all'Inno individualista dedicato a Gaetano Bresci. Dal Canto dei Malfattori, a Mano alla bomba che rievoca la rivoluzione spagnola, il "Canzoniere anarchico" dei Montelupo racconta di sollevazioni popolari, di regicidi, di affamatori di popolo, di preti, di banditi, di malfattori, ma anche di idee, di coraggio, di azioni che hanno segnato la storia italiana dalla fine del XIX secolo ad oggi. Non mancano gli Stornelli d'esilio, Santo Caserio, Amore ribelle e Addio Lugano bella di Pietro Gori, Il galeone, e pure gli splendidi canti anticlericali come La stazione di Monza, Bevi compagno bevi. Ovviamente c'è La ballata del Pinelli con la drammatica ricostruzione di quello che accadde la notte tra il 15 e 16 dicembre 1969 quando nella questura di Milano il ferroviere anarchico innocente fu assassinato e gettato dalla finestra dagli agenti che lo stavano interrogando.
Il tutto arricchito dal prezioso intervento dello storico Franco Schirone che ha scritto una nota per ogni traccia. Si scopre così che il ritornello di Dimmi bel Giovine cantato finora da generazioni di libertari non era corretto e che i Montelupo sono i primi ad aver restituito il canto alla sua versione originaria, quella che Francesco Bertelli scrisse e diffuse sulle piazze toscane e su fogli volanti dal 1873 col titolo “Esame d’ammissione del volontario alla Comune di Parigi”.
«Il canto che oggi conosciamo e più volte pubblicato», scrive Schirone, «non è che una piccola parte dell’originale che comprende 22 strofe. Ma ciò che più conta, per contenuto e coerenza libertaria, è il seguente refrain molto diverso da quello che la tradizione orale ci ha tramandato, e che giustamente gli autori di questo CD hanno per la prima volta voluto incidere: “La casa è di chi l’abita/un ladro chi l’ignora / La terra pei filosofi/è di chi la lavora"».
Non solo. I Montelupo hanno il merito di aver musicato per la prima volta il Canto della Vendetta. «Il testo», scrive Schirone, «risale a fine Ottocento ma viene pubblicato a New York nel 1924 a cura degli anarchici esuli. E’ un inno alla lotta quotidiana coi valori del Primo Maggio, giornata di lotta rivoluzionaria, non certamente “festa” del lavoro: una lotta quotidiana per la redenzione umana e la fine della schiavitù salariale».
E' davvero un ottimo lavoro. Bravi Montelupo!
Appuntamento ad ottobre per scaricare il "Canzoniere anarchico" in digitale o per acquistarlo nei peggiori negozi di dischi.
Qui un piccolo assaggio
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