La colpa è sempre di qualcun altro.
Meglio ancora se il colpevole è un'entità generale facilmente
riconoscibile, ma difficilmente individuabile. “È colpa
dell'Europa, è colpa dell'euro, è colpa dei banchieri”, gridano
grillo, i grillini e i forconi, O ancora: partiti e partitini, che
cambiano nome ma da anni si susseguono alla guida del paese,
scaricano responsabilità sui governi precedenti pur avendone fatto parte.
Si sa ed è facilmente intuibile che in
periodi di crisi, di forte preoccupazione o di forte insicurezza, la
paura attanaglia l'essere umano. L'incertezza nel proprio futuro e la
rapida perdita delle sicurezza acquisite ci rendono particolarmente
sensibili a questa terribile sensazione. Paura che genera rabbia, che
genera sensi di colpa. Un percorso ineluttabile che, volenti o
nolenti, la nostra mente compie.
La paura è un'emozione primaria,
ancestrale, fondamentale per la nostra sopravvivenza, ci avverte di
un pericolo imminente e prepara il nostro corpo e la nostra mente ad
affrontare il pericolo: combattere o scappare. La rabbia è invece
una forma di reazione e di risposta delle persone per affrontare
situazioni sfavorevoli. La rabbia permette all'individuo di
mobilitare risorse psicologiche potenziate per correggere le
situazioni 'sfavorevoli'. Anche la rabbia quindi è positiva là dove
riesca ad incanalarsi ed esprimersi in modi adeguati.
Alla fine del processo abbiamo poi il
senso di colpa, la colpa, o meglio il senso di responsabilità che
accompagna la libera scelta delle nostre azioni: ho paura, provo
rabbia che non riesco ad incanalare positivamente e quindi vado alla
ricerca di un colpevole per questa mia sensazione psichica di
disagio. Ed è sulla colpa che dobbiamo focalizzarci, perché è
sulla colpa che i vari movimenti populisti e fascisti lavorano, da
sempre, per coinvolgere e manipolare le masse.
Se la crisi genera paura, è evidente
che in questo particolare momento storico, la ricerca di un colpevole
sia insita nella società. Non è che la crisi sia un evento
naturale, non è che disoccupazione, fame, povertà, incertezza sul
futuro siano equiparabili a un terremoto che arriva e distrugge tutto
senza che nessuno l'abbia evocato.
La crisi è frutto di scelte, di
precise scelte politiche, volute cercate ed attuate al fine del
mantenimento dello status quo: chi è ricco deve rimanere ricco a
scapito di chi è povero; chi è povero che deve rimanere povero (o
meglio diventare ancora più povero). Non è molto difficile, non
tocca nemmeno scomodare famosi filosofi della lotta di classe, basta
solo fare una semplice equazione matematica: fatto C il numero totale
di risorse se qualcuno ha di più (la minoranza dei ricchi) non può
essere che a scapito di qualcun altro (la maggioranza dei poveri). E'
una semplice bilancia: noi (i poveri) su un piatto gli altri (la
classe dominate) sull'altro. Una bilancia che vogliono assolutamente
tenere in equilibrio se non vogliono perdere i loro privilegi.
E la paura è da sempre l'elemento che
il potere usa per controllare e limitare la presa di coscienza (e
quindi di risorse) delle masse, usandola per indirizzare la colpa (e
quindi la rabbia) verso obiettivi predeterminati e facilmente
individuabili, ma non riconoscibili. La colpa è degli immigrati, è
dei mass media, è dei violenti, è di chi cerca di cambiare le cose,
etc etc... Un meccanismo collaudato e usato dal potere ma anche da
tutte quelle forze controrivoluzionarie che indicano nell'euro
nell'europa e nella politica la causa di tutti i mali.
Ma cosa significa è colpa dell'euro?
Cos'è l'euro se non un pezzo di metallo? E ancora cosa cambierebbe
se al posto dell'euro avessimo la vecchia lira o la dracma? Cos'è
l'Europa? Cos'è la politica o la cattiva politica? Pure e semplici
generalizzazioni, ottime per generare paura, rabbia e colpa, ma
inutili al fine di organizzare forze per cambiare lo stato di
disagio. Cambiare tutto per non cambiare nulla: è questo il loro
fine. E' colpa dell'euro o delle persone che governano l'euro? E'
colpa dell'Europa o di chi governa l'Europa? E' colpa dei politici o
la colpa è di chi ancora li vota credendo che delegare il proprio
futuro sia l'unico mezzo a disposizione.
Non è certo mia intenzione
deresponsabilizzare euro, Europa, politici e banchieri, bensì, porre
l'accento sull'inutilità di questi slogan e la malafede di chi li
propone.
Non è certo abolendo l'euro che
cambieranno le cose se insieme non si abbatte il sistema
capitalistico a cui esso è legato. Non è chiedendo che le banche
eroghino più mutui che si troverà una soluzione se non si elimina
con esso il sistema perverso di sfruttamento/profitto su cui il
capitalismo affonda le sue radici. Non è detronizzando l'attuale
sistema politico che vivremo meglio se non prima non verrà compreso
che è il partito/voto/delega che genera e degenera il mostro che
vogliamo combattere. Non è sostituendo nomi e nomenclature che
risolveremo le cose, poiché verranno nuovi nomi e nomenclature in
sostituzione delle vecchie.
Solo nel radicale cambiamento del
sistema economico/politico potrà esserci vero cambiamento,
Le colpe hanno nome e cognome, hanno un
indirizzo, una faccia. Non sono entità generali e astratte, e chi le
evoca mente sapendo di mentire. E inganna chi le invoca gridando e
urlando nelle piazze, ai megafoni, nei salotti televisivi. Perché la
paura è contagiosa cosi come l'indice puntato sull'altro.
Nella nostra continua ricerca di un
responsabile esterno che dia sfogo e plachi la nostra rabbia,
l'indicazione di un responsabile esterno è di facile presa e
sopratutto è virale. Studi sul comportamento umano hanno dimostrato
che dare la colpa 'agli altri' in pubblico aumenta notevolmente la
probabilità che la pratica di incolpare gli altri si sviluppi con
tenacia. La colpa diventa virale e si diffonde velocemente facendo
scattare la percezione che il nostro 'Io' sia in pericolo mettendo in
moto meccanismi di autoprotezione.
Come ricordavo sopra, le colpe hanno
nome e cognome. Il problema è che questi nomi e cognomi il più
delle volte sono i nostri. Sono i nomi e i cognomi dei tanti che oggi
scendono in piazza abbagliati da un nemico inconsistente calato ad
arte sui loro occhi da abili manipolatori al fine di protestare per
non cambiare nulla. In realtà l'unica e vera rivoluzione possibile
parte dalla presa di coscienza che quello che succede oggi è anche e
sopratutto responsabilità dei tanti, troppi che con il loro voto
passivo hanno contribuito e contribuiscono al mantenimento delle
forze dominanti. La vera rivoluzione inizierà quando si smetterà di
cercare un colpevole, quando faremo sparire la colpa e quando
inizieremo a pensare con la nostra testa decidendo di non delegare
più. Quando ci assumeremo direttamente le responsabilità di quello
che è successo e di quello che dovrà succedere. Quando decideremo
di vivere la nostra vita, smettendo di inseguire il pifferaio magico
di turno che continua a farci notare il dito che indica ma ci
impedisce di vedere la luna.
Ruolo degli anarchic* è quindi, a mio
avviso, quello di costruire le necessarie condizioni, nei nostri
quartieri e nelle nostre città, affinché questo salto di
consapevolezza avvenga. Partendo dal presupposto che ogni
rivoluzione parte da una rivoluzione individuale, ogni cambiamento
non può che partire da un cambiamento personale, nel modo di vedere
di confrontarsi e di agire nei confronti del mondo che ci circonda.
Non accodandosi a piazze e piazzette più o meno spontanee, in nome
di una rivoluzione popolare o nella paura di vederci scippare le
piazze dai fascisti. Non possediamo (e non vogliamo possedere)
nessuna piazza quindi è un pericolo che di sicuro non corriamo. Al
contrario, vogliamo costruire, ognuno nel suo percorso, ognuno nella
sua individualità, una rivoluzione sapendo bene da dove partiamo e
sapendo bene dove vogliamo arrivare, adeguando giusti mezzi ai giusti
fini. Evitando di contribuire alla costruzione di finali che poi
dovremo ancora combattere. (Dna)
Nessun commento:
Posta un commento