martedì 17 dicembre 2013

Rivoluzione coi forconi? No, grazie!


La colpa è sempre di qualcun altro. Meglio ancora se il colpevole è un'entità generale facilmente riconoscibile, ma difficilmente individuabile. “È colpa dell'Europa, è colpa dell'euro, è colpa dei banchieri”, gridano grillo, i grillini e i forconi, O ancora: partiti e partitini, che cambiano nome ma da anni si susseguono alla guida del paese, scaricano responsabilità sui governi precedenti pur avendone fatto parte.
Si sa ed è facilmente intuibile che in periodi di crisi, di forte preoccupazione o di forte insicurezza, la paura attanaglia l'essere umano. L'incertezza nel proprio futuro e la rapida perdita delle sicurezza acquisite ci rendono particolarmente sensibili a questa terribile sensazione. Paura che genera rabbia, che genera sensi di colpa. Un percorso ineluttabile che, volenti o nolenti, la nostra mente compie.

La paura è un'emozione primaria, ancestrale, fondamentale per la nostra sopravvivenza, ci avverte di un pericolo imminente e prepara il nostro corpo e la nostra mente ad affrontare il pericolo: combattere o scappare. La rabbia è invece una forma di reazione e di risposta delle persone per affrontare situazioni sfavorevoli. La rabbia permette all'individuo di mobilitare risorse psicologiche potenziate per correggere le situazioni 'sfavorevoli'. Anche la rabbia quindi è positiva là dove riesca ad incanalarsi ed esprimersi in modi adeguati.
Alla fine del processo abbiamo poi il senso di colpa, la colpa, o meglio il senso di responsabilità che accompagna la libera scelta delle nostre azioni: ho paura, provo rabbia che non riesco ad incanalare positivamente e quindi vado alla ricerca di un colpevole per questa mia sensazione psichica di disagio. Ed è sulla colpa che dobbiamo focalizzarci, perché è sulla colpa che i vari movimenti populisti e fascisti lavorano, da sempre, per coinvolgere e manipolare le masse.
Se la crisi genera paura, è evidente che in questo particolare momento storico, la ricerca di un colpevole sia insita nella società. Non è che la crisi sia un evento naturale, non è che disoccupazione, fame, povertà, incertezza sul futuro siano equiparabili a un terremoto che arriva e distrugge tutto senza che nessuno l'abbia evocato.
La crisi è frutto di scelte, di precise scelte politiche, volute cercate ed attuate al fine del mantenimento dello status quo: chi è ricco deve rimanere ricco a scapito di chi è povero; chi è povero che deve rimanere povero (o meglio diventare ancora più povero). Non è molto difficile, non tocca nemmeno scomodare famosi filosofi della lotta di classe, basta solo fare una semplice equazione matematica: fatto C il numero totale di risorse se qualcuno ha di più (la minoranza dei ricchi) non può essere che a scapito di qualcun altro (la maggioranza dei poveri). E' una semplice bilancia: noi (i poveri) su un piatto gli altri (la classe dominate) sull'altro. Una bilancia che vogliono assolutamente tenere in equilibrio se non vogliono perdere i loro privilegi.
E la paura è da sempre l'elemento che il potere usa per controllare e limitare la presa di coscienza (e quindi di risorse) delle masse, usandola per indirizzare la colpa (e quindi la rabbia) verso obiettivi predeterminati e facilmente individuabili, ma non riconoscibili. La colpa è degli immigrati, è dei mass media, è dei violenti, è di chi cerca di cambiare le cose, etc etc... Un meccanismo collaudato e usato dal potere ma anche da tutte quelle forze controrivoluzionarie che indicano nell'euro nell'europa e nella politica la causa di tutti i mali.
Ma cosa significa è colpa dell'euro? Cos'è l'euro se non un pezzo di metallo? E ancora cosa cambierebbe se al posto dell'euro avessimo la vecchia lira o la dracma? Cos'è l'Europa? Cos'è la politica o la cattiva politica? Pure e semplici generalizzazioni, ottime per generare paura, rabbia e colpa, ma inutili al fine di organizzare forze per cambiare lo stato di disagio. Cambiare tutto per non cambiare nulla: è questo il loro fine. E' colpa dell'euro o delle persone che governano l'euro? E' colpa dell'Europa o di chi governa l'Europa? E' colpa dei politici o la colpa è di chi ancora li vota credendo che delegare il proprio futuro sia l'unico mezzo a disposizione.
Non è certo mia intenzione deresponsabilizzare euro, Europa, politici e banchieri, bensì, porre l'accento sull'inutilità di questi slogan e la malafede di chi li propone.
Non è certo abolendo l'euro che cambieranno le cose se insieme non si abbatte il sistema capitalistico a cui esso è legato. Non è chiedendo che le banche eroghino più mutui che si troverà una soluzione se non si elimina con esso il sistema perverso di sfruttamento/profitto su cui il capitalismo affonda le sue radici. Non è detronizzando l'attuale sistema politico che vivremo meglio se non prima non verrà compreso che è il partito/voto/delega che genera e degenera il mostro che vogliamo combattere. Non è sostituendo nomi e nomenclature che risolveremo le cose, poiché verranno nuovi nomi e nomenclature in sostituzione delle vecchie.
Solo nel radicale cambiamento del sistema economico/politico potrà esserci vero cambiamento,
Le colpe hanno nome e cognome, hanno un indirizzo, una faccia. Non sono entità generali e astratte, e chi le evoca mente sapendo di mentire. E inganna chi le invoca gridando e urlando nelle piazze, ai megafoni, nei salotti televisivi. Perché la paura è contagiosa cosi come l'indice puntato sull'altro.
Nella nostra continua ricerca di un responsabile esterno che dia sfogo e plachi la nostra rabbia, l'indicazione di un responsabile esterno è di facile presa e sopratutto è virale. Studi sul comportamento umano hanno dimostrato che dare la colpa 'agli altri' in pubblico aumenta notevolmente la probabilità che la pratica di incolpare gli altri si sviluppi con tenacia. La colpa diventa virale e si diffonde velocemente facendo scattare la percezione che il nostro 'Io' sia in pericolo mettendo in moto meccanismi di autoprotezione.

Come ricordavo sopra, le colpe hanno nome e cognome. Il problema è che questi nomi e cognomi il più delle volte sono i nostri. Sono i nomi e i cognomi dei tanti che oggi scendono in piazza abbagliati da un nemico inconsistente calato ad arte sui loro occhi da abili manipolatori al fine di protestare per non cambiare nulla. In realtà l'unica e vera rivoluzione possibile parte dalla presa di coscienza che quello che succede oggi è anche e sopratutto responsabilità dei tanti, troppi che con il loro voto passivo hanno contribuito e contribuiscono al mantenimento delle forze dominanti. La vera rivoluzione inizierà quando si smetterà di cercare un colpevole, quando faremo sparire la colpa e quando inizieremo a pensare con la nostra testa decidendo di non delegare più. Quando ci assumeremo direttamente le responsabilità di quello che è successo e di quello che dovrà succedere. Quando decideremo di vivere la nostra vita, smettendo di inseguire il pifferaio magico di turno che continua a farci notare il dito che indica ma ci impedisce di vedere la luna.

Ruolo degli anarchic* è quindi, a mio avviso, quello di costruire le necessarie condizioni, nei nostri quartieri e nelle nostre città, affinché questo salto di consapevolezza avvenga. Partendo dal presupposto che ogni rivoluzione parte da una rivoluzione individuale, ogni cambiamento non può che partire da un cambiamento personale, nel modo di vedere di confrontarsi e di agire nei confronti del mondo che ci circonda. Non accodandosi a piazze e piazzette più o meno spontanee, in nome di una rivoluzione popolare o nella paura di vederci scippare le piazze dai fascisti. Non possediamo (e non vogliamo possedere) nessuna piazza quindi è un pericolo che di sicuro non corriamo. Al contrario, vogliamo costruire, ognuno nel suo percorso, ognuno nella sua individualità, una rivoluzione sapendo bene da dove partiamo e sapendo bene dove vogliamo arrivare, adeguando giusti mezzi ai giusti fini. Evitando di contribuire alla costruzione di finali che poi dovremo ancora combattere. (Dna)

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