lunedì 25 novembre 2013

Giornalisti

Dalla sua stanza, Bisanzio alza la cornetta del telefono e chiama la segretaria.
"Signorina Lucia, mi vada a chiamare immediatamente Ovedra."
"Subito signor direttore."

Dieci minuti dopo, Ovedra bussa alla porta.
"Avanti", dice Bisanzio dall'altra parte
Ovedra entra e chiude la porta.
"Ah eccola qua Ovedra. Si segga."
Ovedra si siede senza spiccicare parola.
"Sa perchè l'ho mandata a chiamare?"
"No signor direttore."

Bisanzio si alza dalla sedia e comincia a gironzolare attorno a Ovedra.

"Ovedra, io so che lei è un giornalista preparato. I suoi articoli, a parte qualche parola messa nei testi, sono sempre stati più che decenti per il nostro giornale. Però vede," (si appoggia alla scrivania, mettendosi di fronte a Ovedra) "ultimamente ci sta deludendo."
"In che senso signore?"

Bisanzio prende un foglio dalla scrivania.
"Questo è l'ultimo articolo che ha scritto Ovedra. Lei mi scrive (occhiello) "Ucciso dalla polizia. Era andato a manifestare pacificamente", (titolo) "Muore a 23 anni un giovane manifestante durante le cariche della polizia", (catenaccio) "La procura ha aperto un'inchiesta dopo la denuncia da parte dei genitori". [guarda male Ovedra e riprende a parlare] E non parliamo del testo. Sembra un polpettone retorico scritto in giornali pseudo rivoluzionari."
"Signore io credo che una notizia vada riportata in maniera corretta e completa...."

Bisanzio sbatte una mano sulla scrivania facendo trasalire Ovedra.
"Ora mi ascolti bene Ovedra: lei sa chi sono i nostri lettori vero? Sono quelli che lavorano, che producono ricchezza per il paese e per le loro famiglie. Che pagano le tasse. Che non vogliono avere noie con la polizia. Che vanno ogni venerdì, sabato e domenica in moschea, in sinagoga e in chiesa. E in tutto questo, sono anche individui scoglionati, indolenti e insofferenti: non vogliono sentir parlare di cose in cui sembra...no che dico: in cui è solo colpa loro se accade tutto questo. Non possiamo permettere che i nostri lettori si scoglionino ancora di più. E non possiamo permettere che si incendino degli animi già provati da una vita alienante del genere: ne va anche nel nostro interesse. Ovedra, lei sa cos'é la lotta di classe vero?"

Ovedra annuisce.
"Capiamoci: la lotta di classe non è stata inventata da quel fannullone ebreo di nome Marx o da uno che è andato a fare la sua rivoluzione [fa il gesto del virgolettato con le dita della mano] grazie al supporto dei tedeschi e degli austroungarici come Lenin; la lotta di classe la fanno tutti quelli che hanno da difendere i loro privilegi dalla prevaricazione di un'altra classe. E il compito della Nostra classe è quella di mantenere inalterato questo stato di cose. Ad ogni costo."

Ovedra osserva silenzioso e impassibile Bisanzio. Quest'ultimo riprende a parlare e prende il foglio in cui c'è l'articolo di Ovedra e una penna.
"E ora veniamo a noi: l'occhiello è da cancellare completamente e scriviamo "Scontri tra manifestanti violenti e polizia. Ci scappa il morto" Il titolo pure da riscrivere e metteremo: "Proiettile vagante uccide un manifestante" e nel catenaccio scriviamo "Un manifestante intento ad aggredire un poliziotto viene ferito mortalmente da una pallottola." Ecco fatto. Da questo, caro Ovedra, può benissimo orientarsi a riscrivere completamente questo schifo di articolo."

Bisanzio passa il foglio a Ovedra e quest'ultimo lo prende, lo piega e lo mette in tasca. Si alza.
"Posso andare signor direttore?"
"Si vada vada. E si ricordi che io la tengo d'occhio Ovedra!"

Ovedra fa un mezzo inchino ed esce fuori dall'ufficio di Bisanzio. Va verso la sua postazione, si siede ed esce fuori il foglietto. Lo straccia e lo butta nel cestino sorridendo. Apre un cassetto della sua scrivania e tira fuori una carpetta. Esce dei fogli e li legge. Dopodiché si mette a scrivere a macchina un sunto di essi.
"Bene bene, dovrebbe andare questo," dice fra sé.
Prende il cellulare e chiama la portineria.

"Massimo ciao, sono Fabio. Ascolta, puoi salire qua al terzo piano?"
"Okay."

5 minuti dopo.
"Eccomi Fabio, dimmi."
Ovedra dà la carpetta a Massimo.
"Questa carpetta la devi consegnare al magistrato Loretti oggi stesso."

Massimo guarda titubante Ovedra.
"Cosa contiene?"
"Una cosa che interesserà alla Loretti. Le ho già chiamato e ti sta aspettando."
"Va bene Fabio."

Massimo prende la carpetta ed esce fuori dall'edificio per dirigersi verso il palazzo di giustizia; Ovedra, invece, prende il foglio e si dirige verso lo scantinato. Un rumore infernale dei macchinari per la stampa lo accoglie. Vede il capo addetto alla stampa e si dirige verso lui -che sta parlando con un addetto alla stampa.
"Scusate."

Il capo addetto fissa Ovedra.
"Mi dica."
"Sono Ovedra e vengo per conto del direttore [gli mostra un foglietto con la firma falsa di Bisanzio] C'è questo articolo da mettere sul numero di domani. Prima pagina."
"Uuhm okay. [guardando il foglietto] E' arrivato giusto in tempo: stavamo per mandare in stampa tutto."

Prende il foglietto e lo consegna agli altri addetti. La megamacchina da stampa si ferma per un'ora e mezza. Riprende poco dopo.

Il giorno dopo, il titolo della prima pagina riporta una notizia-confessione clamorosa: "Il direttore Bisanzio confessa: abbiamo intascato soldi dalle organizzazioni criminali e da alcuni partiti politici."
Bisanzio, nel suo ufficio, non appena legge tale notizia del suo giornale, gli viene un mezzo infarto.
Bussano alla porta del suo ufficio.
"A-a-avanti."
Entra il commissario Di Marco con altri due poliziotti in borghese e chiudono la porta
"Dottore."

Bisanzio si alza e si dirige inginocchiandosi davanti loro.
"Co-commissario, mi creda..la supplico: non sono stato io a scrivere una cosa del genere!"
Di Marco guarda Bisanzio per poi fare un gesto ai suoi due uomini. Quest'ultimi aprono la finestra e Bisanzio, vedendo ciò, capisce tutto.
"No! No la prego nooo!"
I due uomini prendono di forza Bisanzio e lo scaraventano giù dalla finestra del terzo piano. Bisanzio muore sul colpo, sfracellato al suolo.

Il telegiornale dell'una riporta tale notizia. Ovedra ascolta ciò mentre si sta imbarcando nell'aereo che lo porterà ai Caraibi.
"Carne viva eri e carne macinata sei diventato," dice fra sé prima di cominciare a ridere in maniera sguaiata, con tutti i presenti che lo fissano.

 Sofia Bolten

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