«Ci hanno sotterrato, ma eravamo
semi». Dietro questo striscione del liceo Socrate e del liceo Peano di Roma gli
studenti dell'ottavo municipio sfilano ogni anno attraverso le strade di
Garbatella e Tormarancia fino ad arrivare al Sacrario. Qui rendono omaggio ai
martiri delle Fosse Ardeatine liberando in cielo 335 palloncini colorati, uno
per ciascuno delle vittime della barbarie nazifascista. Uno era dedicato a un loro coetaneo: Lallo Orlandi Posti,
tra i più giovani, mio zio.
Lallo, infatti, aveva compiuto da pochi giorni diciotto anni quando venne trucidato su ordine di Erich Priebke nelle cave delle Ardeatine. Fu ammazzato con un colpo di pistola alla testa dopo 50 giorni di torture fisiche e morali subite nel carcere di via Tasso. Il suo corpo quando venne scoperto l'eccidio era irriconoscibile: i capelli neri e ricci erano diventati tutti bianchi e dritti.
Lallo, infatti, aveva compiuto da pochi giorni diciotto anni quando venne trucidato su ordine di Erich Priebke nelle cave delle Ardeatine. Fu ammazzato con un colpo di pistola alla testa dopo 50 giorni di torture fisiche e morali subite nel carcere di via Tasso. Il suo corpo quando venne scoperto l'eccidio era irriconoscibile: i capelli neri e ricci erano diventati tutti bianchi e dritti.
Era alto e bello Lallo quando
armato di un vecchio fucile stava tra gli studenti, le donne, gli operai che
cercavano di respingere le armate tedesche a Porta San Paolo e sulle rive
dell'Aniene. Studente dalle scuole magistrali, a diciassette anni era entrato
nella Resistenza: seminava chiodi per strade per fermare le autocolonne
tedesche, trasportava armi, partecipava alle dimostrazioni per boicottare le
lezioni all'università da dove erano stati esclusi gli ebrei e gli
antifascisti. Lo hanno fermato la mattina del 3 febbraio 1944 non prima però di
essere riuscito ad avvertire i compagni di un'imminente retata.