Capita che alcuni artisti, a un certo punto della vita, si guardino indietro e si accorgano che tutto quello fatto fino ad allora non li rappresenta più. Decidono così di cambiare direzione rinnegando la propria formazione e produzione. Successe anche all'americano John Baldessari: inorridito davanti ai suoi dipinti giovanili decise di disfarsene in maniera eclatante.
Era il 1970 e lo fece in maniera artistica con una performance «The Cremation Project» destinata a scrivere un nuovo capitolo della storia dell' arte. Andò all' obitorio "Cypress View Mortuary" e fece cremare tutti i quadri in suo possesso. La cenere dei dipinti bruciati venne poi utilizzata come ingrediente per impastare alcune gallette, cotte e riposte in un barattolo, come in una sorta di urna cineraria. Per Baldessari la nuova opera d'arte consisteva nei Corpus Wafers, gli indigesti biscotti di quadro. Poi realizzò una targa metallica con inciso il suo nome e le date del debutto da pittore e dell' abbandono dell' arte tradizionale: «John Anthony Baldessari May 1953 March 1966». Così facendo, da una parte, da buon erede di Marcel Duchamp, Baldessari fece trionfare l'idea sulla forma, dall'altra impiegando i metodi distruttivi di Gustav Metzger e Jean Tinguely (nel suo caso un forno crematorio) mise in relazione la performance all'idea della morte e alla rinascita. «The Cremation Project» fu esposto al MoMA di New York nella mostra "Information".
Dal decesso e dalle fiamme prese il via un nuovo inizio: la seconda e più prolifica parte della carriera di John Baldessari. Che si è conclusa ieri con la sua morte, nella casa di Los Angeles, all'età di 88 anni. E il mondo della cultura piange «il gigante gentile» considerato il più importante e influente maestro dell' arte contettuale americana per la sua capacità di combinare immagini e parole tentando sempre di creare arte che fosse al tempo stesso complessa ma anche immediatamente comprensibile. Si paragonava a uno scrittore di gialli che usa un linguaggio semplice per costruire un percorso misterioso. Baldessari utilizzava la fotografia e il testo o i media audio-visivi, attingendo dalla cultura di massa, per indagare il significato e la simbologia dei segni culturali presenti nella quotidianità. Il risultato è un insieme di linguaggi differenti che nel loro montaggio propongono associazioni narrative e offrono una molteplicità di significati.
L'arte di Baldessari, accompagnata da una una grande ironia, ha dato vita ad un codice visuale che è diventato un parametro della cultura artistica di fine XX secolo. Ha reso, ad esempio, le immagini di Hollywood la materia prima del suo lavoro, esplorando il cinema e i mass media come un inconscio collettivo che si trascina fino al punto dell'assurdità. Nel 2009 la Tate di Londra gli ha dedicato una retrospettiva e lo stesso anno è stato premiato con il Leone d'oro alla carriera della Biennale di Venezia. Figlio di un robivecchi italiano emigrato in California e di una infermiera olandese, Baldessari ha partecipato a più di 200 mostre e le sue opere sono esposte in maniera permanente nei più importanti musei del mondo. Ma come ricorda Francesco Bonami Baldessari è stato prima un grande insegnante di arte che un grande artista. Dalle sue classi alla mitica università di CalArts a Los Angeles sono usciti tantissimi artisti poi diventati famosi, da David Salle a Mike Kelly a Matt Mullican solo per citarne alcuni. Più che un insegnante però si considerava un medico della mutua per l' arte. Gli studenti gli portavano il loro lavoro malato e lui provava a capire cosa c' era che non funzionava e dava consigli su come guarirlo. Il grande gallerista Leo Castelli disse che gli artisti si dividono in due categorie, quelli che dicono sempre no e quelli che dicono sempre si. Baldessari apparteneva a questi ultimi non tirandosi mai indietro davanti alle offerte di progetti e di mostre. La generosità faceva parte della sua natura. Alla domanda che cosa è l' arte non sapeva rispondere. Sapeva però bene che l' arte non si può mai veramente insegnare. Un bravo insegnante, diceva, può solo creare le condizioni dove, se c' è, un artista possa sbocciare.
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