L’esercito degli storici dell’arte, degli archeologi e degli
archivisti, dei restauratori o delle guide turistiche di professione continua
ad ingrossare le sue fila per la gioia di amministratori senza scrupoli che
hanno un solo obiettivo: sfruttare. Del resto studiosi iper-formati, precari e
senza tutele, se vogliono lavorare nel loro campo, devono rispondere ai bandi
ministeriali che cercano volontari o stagisti con rimborso da 433 euro al mese.
E poi? La ruota gira e si ricomincia a correre. Gratis, alla ricerca del
prossimo bando. Come quello che ha pubblicato il Comune di Senigallia che cerca
addirittura un ruolo di primo piano e di alto profilo come quello il direttore
del Musinf, il museo d’Arte Moderna e dell’Informazione e della Fotografia.
«L’incarico avrà la
durata di tre anni e sarà svolto a titolo completamente gratuito e senza alcun
onere economico a carico del Comune di Senigallia. Il termine entro il quale
potranno essere presentate le candidature è il 10 luglio», si legge nell’avviso
pubblico diramato dall’amministrazione della città marchigiana. Ovviamente il
candidato deve essere laureato, competente, garantire compiti di fundraiser, di
monitoraggio dei servizi e delle presenze.
Tanto è bastato per riaccendere le polemiche sullo
“sfruttamento” dei lavoratori della cultura. «Riteniamo inconcepibile la
diffusione di simili bandi che offrono lavoro gratuito, sviliscono e ledono la
dignità dei professionisti dei beni culturali. Inoltre, risulta profondamente
immorale che tale richiesta parta da un’amministrazione pubblica. Per tali
motivi ne chiediamo l’immediato ritiro, ha ribattuto il collettivo “Mi
Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali” nato alla fine del 2015
dalla volontà di un gruppo di professionisti e aspiranti tali del mondo dei
beni culturali (studenti e laureati, lavoratori e in cerca di occupazione) che
oltre a denunciare gli abusi tentano di cambiare la realtà lavorativa del
settore. Sulla loro pagina Facebook denunciano l’uso di forza-lavoro non pagata
nell’esercizio di competenze specifiche, in sostituzione del personale
insufficiente.
Da parte sua il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi
non intende arretrare di un millimetro. «Non ci si può scandalizzare per una
cosa del genere», risponde dal sito Viveresenigallia.it. «Nel nostro ente
esistono tanti altri ruoli apicali legati alla cultura che prestano la propria
opera in modo totalmente gratuito. Penso al direttore del Museo della Mezzadria
o a quello della Luas, la libera università della terza età». «Il direttore del
Musinf non ha mai percepito un solo euro», ci tiene a sottolineare. «Per 22
anni è stato guidato dal prof. Carlo Bugatti, che ha sempre operato a titolo
gratuito. Purtroppo il professor Bugatti è recentemente e improvvisamente
scomparso. Questa grande perdita non ci ha dato la possibilità di organizzarci.
Il bilancio in questo momento non può essere toccato e il Comune non può
procedere con assunzioni. Di qui la scelta di continuare con una direzione del
Musinf a titolo gratuito, situazione che per altro sarà transitoria e non
definitiva». Il primo cittadino si dice “sorpreso” per il clamore suscitato dal
bando emesso: «Mi preoccuperei se venissi accusato di sperperare i soldi
pubblici, non di fare risparmiare denaro alla collettività francamente ritengo
davvero sterile la polemica legata alla gratuità della prestazione».
Del resto non è né il primo né l’ultimo a fare questo genere
di proposte. Lo scorso febbraio il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha
pubblicato un bando della terza direzione del dipartimento del Tesoro che era
alla ricerca di consulenti esperti in materia di diritto bancario, societario e
dei mercati finanziari. Ovviamente «a titolo gratuito». E ancora prima era
stata la volta del Viminale. A marzo 2016 il ministero dell’Interno cercava
giornalisti professionisti per curare i rapporti con la stampa nazionale e
internazionale sul tema dell'immigrazione. Era richiesta una esperienza nella
comunicazione istituzionale di almeno 3 anni e la disponibilità a lavoraresenza
compenso. Pagare per lavorare gratis, in nome dell’arte, è invece la richiesta,
nel 2016, del Ministero dei Beni Culturali in occasione dell’iniziativa, #VenerdìalMuseo,
la versione estiva delle Notti dei Musei. In tanti hanno scaricato l’apposito
avviso pubblico pronti a candidarsi. Ma hanno scoperto che la loro attività
sarebbe stata «a titolo gratuito in favore del ministero», e che dovevano
dotarsi di una «polizza assicurativa di responsabilità civile per danni», oltre
all’accollo di tutte le onerose spese Siae. E, sì, perchè lavorare in Italia
nella cultura costa.
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