mercoledì 26 giugno 2019

Gli ecomostri: così l'incompiuto diventa stile architettonico della nostra era

Villetta Comunale Calatabiano
Non ha niente a che vedere con Michelangelo, che fa del non-finito il vero e proprio tema delle sue opere più suggestive e moderne. E neppure con Antonio Gaudí che all’inizio del’900 costruisce la Sagrada Familia e la lascia intenzionalmente incompiuta per una precisa scelta architettonica di “opera aperta”, tappa di un processo artistico e psicologico in continuo divenire, e perciò eternamente incompleta. Eppure l’incompiuto è lo stile architettonico più importante dal secondo dopoguerra a oggi. Così sostiene e dimostra Alterazioni Video, un collettivo artistico fondato a Milano nel 2004 da Paololuca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Matteo Erenbourg, Andrea Masu e Giacomo Porfiri, che da oltre dieci anni conduce una ricerca sul fenomeno delle opere pubbliche incompiute in Italia. Viadotti, ospedali, carceri, edilizia residenziale, teatri, chiese, piscine, biblioteche sono state iniziate e poi abbandonate a se stesse e per questo non hanno nessuna funzione se non quella di essere monumenti di qualcosa che non è mai esistito.
planetario Lucca

Queste strutture - mappate e classificate analiticamente dal collettivo milanese che ha rilevato anche il livello di incompiutezza, l’anno di inizio della costruzione, le coordinate, le dimensioni - hanno di fatto completamente ridefinito l’aspetto del paesaggio italiano dal secondo dopoguerra. Per Alterazioni Video, queste opere - ne hanno censite oltre 750 - assurgono a rovine del contemporaneo, perfetto paradigma interpretativo per comprendere la storia recente del nostro paese.
Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia (dove se ne contano ben 156) non si tratta di edifici lacerati, distrutti dai combattimenti o da qualche calamità naturale, ma di edifici mai terminati, divenuti rovina ancor prima di essere abitati e quindi, secondo gli artisti, «monumenti aperti all’immaginazione».
Come spiegare altrimenti l’enorme guscio in cemento che sorge nelle campagne di Acri, in provincia Cosenza che ha l’aspetto e la forma di un palazzetto dello sport, ma che nessuno l’ha mai utilizzato come tale? O l’aviopista di Teggiano (Sa) da dove nessun aereo è mai decollato, o il teatro di Rosarno dove nessuno spettacolo si è mai svolto o la chiesa di Belvedere Marittimo dove non una messa è stata celebrata?

viadotto Barche Bomba Chieti
Case popolari Reggio Calabria
Sono opere autonome, indipendenti dalle volontà dei progettisti, dotate di «un’etica e un’estetica proprie». Come il Planetario di Lucca, costruito tra il 2005 e il 2006, che sarebbe dovuto diventare un centro scientifico per ospitare un osservatorio di astronomica, conferenze ed eventi, o anche le costruzioni solo abbozzate come quella dei sei pilastri in mezzo a Valle San Lorenzo che avrebbero dovuto diventare un viadotto, e di tutti quegli scheletri in cemento armato di cui è impossibile intuire il disegno originario.  Il progetto nel corso degli anni si è sviluppato attraverso stampe, video, installazioni, definendo uno stile interdisciplinare che comprende anche la moda: Virgil Abloh, direttore artistico di Louis Vuitton e Fondatore del Label Off White si è ispirato all’incompiuto per la collezione uomo Off-WhiteTM 2019 e ha collaborato con Alterazioni Video nel creare la scenografia per la sfilata al Louvre e una campagna pubblicitaria.
E ora il progetto diventa anche una mostra che apre il 29 giugno negli spazi di Kunst Meran Merano Arte. Curata dalla direttrice artistica, Christiane Rekade, racconta l’incompiuto e il suo affermarsi come vero e proprio stile e le differenti diramazioni che ha assunto, spaziando dai primi lavori legati a questo progetto, come il grande collage "Astronave madre" (2008), realizzato a partire da sezioni e prospetti di opere incompiute a Giarre (Ct) o il video "Intervallo" (2009), ironicamente costruito rifacendosi al modello dell’omonima trasmissione RAI in cui venivano usati scorci paesaggistici e monumenti italiani come “riempitivo” nei momenti vuoti del palinsesto, fino a opere recenti tra cui sculture in cemento armato, il video "Invitation for a dream" (2018), che vede dialogare sull’incompiuto il filosofo francese Marc Augé e il curatore americano Robert Storr, fotografie del Lookbook di Off White, oltre a lavori inediti appositamente realizzate per questa occasione.
Nell’ambito della mostra che si chiama Incompiuto: la nascita di uno stile sarà organizzata anche una proiezione del "TurboFilm" (termine scelto dallo stesso collettivo per indicare un nuovo genere di film che ha origini nell’arte, nel cinema sperimentale e nelle manipolazioni dei video generati dagli utenti della rete), dal titolo "Per troppo amore", una soap-opera psichedelica ambientata nel Parco Archeologico dell'Incompiuto Siciliano in cui Marc Augé, interpreta un’entità aliena.
Si raccomanda di leggere le didascalie delle opere, oltre che a ammirarle: il rapporto tra immagine e didascalia propone stranianti giochi concettuali: del Centro Turistico di Faeto vediamo solo lampioni disseminati su una collina, del Carcere Mandamentale di Penne solo quattro mura sbrecciate, sprovviste persino di tetto, nel cuore della riserva naturale.
Si può visitare fino al 22 settembre.

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