Per questa nuova puntata di ART’è, ho visitato la grande mostra che la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dedica interamente all’interesse dei surrealisti per la magia, l’alchimia e l’occulto. Surrealismo e magia. La modernità incantata documenta visivamente le scelte di un gruppo di artisti che si trovarono ad affrontare un periodo storico molto simile a quello che stiamo vivendo oggi. Come spiega la curatrice Gražina Subelytė, i surrealisti segnati dagli orrori della prima e seconda guerra mondiale, rifiutano la razionalità, scegliendo di perseguire strade alternative: i sogni, l’irrazionale, l’inconscio, ma anche la magia, la mitologia, l’alchimia e l'occulto.
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Tutto questo assolve al compito di una rivoluzione totale, che sia non solo materiale ma anche di trasformazione personale. In questo contesto le artiste - Leonora Carrington, autrice anche del libro di favole “Il latte dei sogni” che dà il titolo alla 59esima Biennale di Venezia curata da Cecilia Alemani; Remedios Varo, Leonor Fini, Dorothea Tanning - sono alchimiste, maghe, veggenti, dee, streghe in grado di evocare mondi immaginari e provocare rivoluzioni. André Breton, era il 1945, celebrava l’autorità matriarcale trionfante. Insieme ad altri artisti riteneva che l’emancipazione femminile abbatterà i confini tra i sessi, annullerà la visione dominante e dualistica del mondo e porterà alla rivoluzione utopica per una società migliore, da un punto di vista tanto estetico quanto politico.
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